She Owl non è il primo lavoro di Jolanda Moletta come ci è capitato di leggere attraverso alcune recensioni distratte pubblicate nella rete italica; la musicista di origini Italiane che si sposta continuamente tra questi luoghi e gli Stati Uniti, ha all’attivo, oltre a numerosi concerti, due album pubblicati a suo nome; di questi Aubade che è il secondo, stampato dall’italiana Broken Toys e dalla tedesca PPZK, le ha consentito di alzare il livello di diffusione dei suoi show, già comunque molto denso, e di consolidare una serie di collaborazioni che tornano in questo nuovo progetto chiamato She Owl, album dal respiro internazionale per influenze, intenzioni e risultati.
Mantenendo un attaccamento importante allo strumento con il quale Jolanda si è formata in tutti i sensi, ovvero il pianoforte, She Owl allarga la prospettiva del suo songwriting, già influenzato da molteplici suggestioni che vanno dal Jazz, al folk passando per certe armonie “modali” riviste attraverso una lente minimalista, tanto che ascoltandola, più volte ci è venuta in mente una Meredith Monk più notturna e confidenziale ma anche il canto pre-formale e libero di Julia Tippet, per la sua estrema duttilità performativa. Su queste basi Jolanda introduce l’utilizzo di una serie di strumenti legati a differenti latitudini della musica popolare, dall’ukulele alla kalimba, fino ad elementi Gamelan curati da Demian Endian, chitarrista e suo collaboratore sin dai primi lavori, e adesso parte integrante di She Owl, progetto che dalle note interne al cd si configura come un duo “al lavoro” sulla scrittura di Jolanda.
Con la collaborazione di altri musicisti, tra cui la cantautrice Calabrese Roberta Cartisano, parte del roster Broken Toys e Dave Mihaly, batterista notevole, già nella Shimmering Leaves Ensemble, Jazzista non convenzionale, musicologo di San Francisco, Jolanda Moletta si muove in modo molto più libero mantenendo centralità di piano e voce, scarnificazione e rigore del suono, e allo stesso tempo attingendo ad una tavolozza ritmica e armonica di sorprendente ricchezza.
Colto e allo stesso tempo immediato come le “storie a veglia”, She Owl è una raccolta di brani che innescano una contaminazione sinestetica con il racconto della natura, non solo quello dei testi di Jolanda o delle illustrazioni di Morena Camilla che sono contenute nel booklet del cd ma attraverso la ricerca di una qualità timbrica e ritmica che risiede tra strumento e vocalità, aprendo così il contenitore della canzone ad un tipo di creatività libera come quella che caratterizza la magia di un evento rituale.
Ed è davvero un culto panteistico la musica di Jolanda Moletta, dall’incedere processionale della title track, racconto di comunione tra lo spirito della natura e le creature animali, alla ritmica ancestrale di Over the bones, molto vicina al folktelling spettrale di Faun Fables, passa un’idea di possessione che trasforma voce e strumenti in mezzi allusivi, elementi di una musique concrète ancora vicina alla pre-forma degli epifenomeni naturali, ma allo stesso tempo parti di un discorso comunicativo, immediato, popolare, come un racconto di fantasmi che si tramanda da secoli tra i vicoli di un piccolo centro ai margini della foresta.
Questo per dire che la Moletta, invece di cedere a quella retorica “creaturale” e leziosa che troppo spesso nella musica indipendente (sopratutto Italiota) descrive “mondi favolosi”, confinati in camera da letto e ispirati ad un iper-realismo alla “Amélie Poulain”, fatto di suoni giocattolo, hipsterismo colorato e altre sciocchezze di bassissimo livello “folk”, sceglie al contrario una strada difficile e poco battuta, incontrando il volto di una natura controversa con i mezzi di un racconto sonoro, letterario, filosofico e performativo situato tra spirito e terra.