CoreAcore è un esperimento musicale molto interessante. Il suo ambizioso tentativo è quello di ridare una veste sonora moderna alla tradizione musicale romana. I CoreAcore più che come una band tradizionale sono stati descritti come un collettivo di artisti, poeti e musicisti. Lottoventisette è il loro primo album. Dieci canzoni. Cinque inedite e cinque cover di brani della tradizione romana.
La scelta dei brani classici riarrangiati per l’occasione delinea un’immagine abbastanza chiara del gusto e della sensibilità del gruppo. Nina si voi dormite è una canzone d’amore che ha più di cento anni. È stata scritta da Romolo Leonardi e Amerigo Marino. Forse molti ricorderanno la versione acustica di Gabriella Ferri, o quella più possente di Claudio Villa. È il canto di un uomo che si rivolge all’amata Nina, dandole del “voi”, e le dice che se sta dormendo deve sognare che lui la baci, e intanto il suo canto le addolcirà il sogno. I CoreAcore la ripropongono in uno stile folk moderno preservando l’antica melodia del brano.
Lella è una celebre canzone del cantautore romano Edoardo de Angelis. È la storia di un uomo di borgata che uccide la ricca amante, la moglie di uno strozzino. L’ultimo dell’anno lei decide di lasciarlo e lui la uccide. La canzone dà voce in prima persona all’assassino che a distanza di quattro anni racconta l’accaduto a un amico, e gli confessa di non provare alcun pentimento. L’incipit è affidato alla voce di Francesco Di Giacomo (ex cantante del Banco del Mutuo Soccorso), l’ultima sua incisione prima di morire. La sua interpretazione è commovente. Il duetto con la cantante dei CoreAcore, Claudia Delli Ficorelli, è uno dei momenti più emozionanti dell’album. Il finale rock con le due voci che si sovrappongono è coinvolgente, e sembra il giusto sbocco dell’attacco melodico, perché accompagna il crescendo del dramma della confessione.
Vola pensiero mio è un brano di Gabriella Ferri, interpretato ovviamente in uno stile molto “romano” dalla band. La “r” vince la sua battaglia contro tutte le “l”. Roma nuda è una famosa canzone di Franco Califano, ed è forse l’esperimento sonoro più ardito nella rivisitazione della tradizione romana proposta dai CoreAcore. Il pezzo di uno dei cantanti simbolo della Capitale assume sonorità quasi new-wave. Il risultato è sorprendente. Di Califano è anche l’ultima delle cinque cover, Io nun piango, canzone della solitudine, attraversata da una profonda malinconia.
I brani originali dei CoreAcore si fondono bene con le cover dei brani della tradizione. I testi sono interessanti. Raccontano di una Roma diversa da quella che viene spesso raffigurata dai media e dalla cinematografia contemporanea. Musica popolare tra rock e pop, con diversi spunti poetici. Un’interpretazione vocale particolarmente intensa, al punto da risultare quasi inattuale. Un’artra vita è un brano scritto da Califano per Gabriella Ferri ma mai pubblicato.
Se sottoponeste l’album all’ascolto di qualcuno, magari non di Roma, che non conosce le canzoni antiche probabilmente non riuscirebbe a stabilire quali sono le originali e quali sono le cover. Se anche gli chiedeste semplicemente di distinguere, sulla base del semplice ascolto, il brano scritto nel 1901 (Nina si voi dormite) dai cinque composti nel 2014, il vostro “tester” forse fallirebbe. Questa è la prova che l’esperimento musicale dei CoreAcore è perfettamente riuscito.