giovedì, Novembre 21, 2024

Ofeliadorme – Bloodroot

Capita, a volte, che alcune delle creature esistenti al mondo siano afflitte dal peso della gravità a tal punto che, schiacciate o piegate o che dir si voglia, soccombono sotto la sua forza. Diversamente da questi esseri umani, troppo umani, Bloodroot, ultimo lavoro per Ofeliadorme, gode di una leggerezza e di una lievità incorporee e non è costretto dalla quadratura degli accordi o dalle rette della partitura. Tutt’altro. Nell’arco delle nove tracce che compongono il lavoro, Ofeliadorme si diletta in uno squisito dream-pop dalle tinte fiabesche e tutte, senza eccezione alcuna, private del melenso lieto fine. Non è gioia quella che che distacca dalle pareti sonore di Bloodroot, quanto un’ipnosi fatale e conturbante. In questo senso Ofeliadorme traspone, sul versante musicale, il significato stesso del nome dell’album. Bloodroot è il nome di un fiore le cui radici, una volta recise, rilasciando un liquido rosso usato dagli Indiani d’America per dipingersi il volto in occasione delle guerra e altresì impiegato come medicinale o elisir d’amore. Proprio come un fiore, schiusasi la bella voce di Francesca Bono, Bloodroot si offre carezzevole e cristallina come in Last Day First Day, impetuosa come in Bloodroot e Stuttering Morning, o essenziale in Ulysses. Venature cupe rigano la melodia di Brussels supportata nei cori dalle voci di Angela Baraldi e Andrea Poloni, alcuni fra gli ospiti del disco. Da qualsiasi angolazione lo si guardi, l’album è un prezioso esempio di equilibrio e sobrietà; pulito, perfetto nei tempi e nei cambi di tensione, Bloodroot ammalia senza essere caricaturale. Con richiami ad una Karen O nella sua veste solista, Ofeliadorme reinterpreta con originalità le forme della musica psichedelica nata negli anni settanta, spogliata dalla sovrapposizione di suoni e resa, proprio per questa essenzialità, molto caratteristica.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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