giovedì, Novembre 21, 2024

Youarehere – As When The Fall Leaves Trees (51Beats, 2012)

Youarehere nasce dall’incontro tra Andrea Di Carlo (French Teen Idol), Patrizio Piastra (edPorth) e Claudio Del Proposto (micro) e si offre da subito come una sintesi del suono portato in dote dagli elementi nei propri rispettivi progetti d’origine. Si dichiarano ispirati da Apparat, M83 e Sigur Rós ma tali coordinate da sole non bastano a descrivere una musica che è più sfuggente, mutevole, di quanto non appaia (o voglia apparire).
Diviso in tre sezioni (The Rise, The Fall e The Leaving), il disco procede per direttive inattese. Aperta da una marea ambientale di field recordings e bave di synth, la quasi omonima You Are Here, imbocca poi territori electro-glitchy che dettano la linea complessiva dell’intero lavoro che, su questa, articola tutto il suo linguaggio. Qualcosa che va dalle architetture degli Autechre di Amber, sino alle sospensioni ariose dei Port Royal (affinità elettive riscontrabili nel remix di Montevideo contenuto, assieme a quelli di micro, e Sun Glitters, nella versione estesa del disco), che gli ectoplasmi vocali di Piastra colorano di profondità siderali.
Se, però, le nebbie artiche di May The Wind Always Be At Your Back And The Sun Upon Your Face, vengono ancora dipanate da improvvise scariche ritmiche, è nella parte centrale (The Fall) che il disco assume dei caratteri ancora più eterei: introdotta dalle immortali parole di Soldati di Ungaretti (Si sta come/d’autunno/sugli alberi/le foglie) lette da Gaetano Lizzio, la “caduta” viene narrata per dilatazioni elettroniche e maree ambientali, dove le partiture ritmiche si fanno da parte, affiorando di rado e senza mai occupare la scena, che è del tutta invasa dalle note elettroniche delle orchestre sintetiche. Così Tape ed Asyndeton, che in As When The Fall Leaves Trees (part II) cedono, invece, a pianismi neoclassici che rimandano, questi si, alle evocazioni ancestrali della band di Jónsi Birgisson.
Al contrario, nella sezione finale (The Leaving) il ritmo torna ad essere baricentro delle strutture compositive; tanto in A Dull City (che è puramente Boards of Canada), quanto in Relative Sweetness, che accelerando i tempi, in una circolarità technoide, rilascia tutte le tensioni trattenute fin qui.
Un lavoro maturo, splendidamente riuscito, di straordinaria malinconica intensità che dà, oltretutto, la misura di una scena elettronica italiana in continua evoluzione.

Alessio Bosco
Alessio Bosco
Alessio Bosco - Suona, studia storia dell'arte, scrive di musica e cinema.

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