Con un rovesciamento dello sguardo che si serve del bianco e nero per negare il colore e restituire allo spazio amorfo e sfuggente della vita quotidiana una prospettiva marcatamente politica, il giovane regista palestinese Muayad Alayan gira in un agglomerato urbano di mortale desolazione, nei territori occupati palestinesi, una di quelle storie dall’aria semplice, ma dalla sostanza articolata e complessa, di cui abbondano guerra e pace ad ogni latitudine.
Un doveroso omaggio ad un uomo geniale e generoso, Dalton Trumbo, scrittore e sceneggiatore, buon padre di famiglia e amico leale, mai disposto a scendere a compromessi ma anche capace di capire chi vi fu costretto.
Un modo felice e spensierato, affettuoso e commovente di tenere in vita chi non sembra essere andato via, un grande regista che ha fatto grande il cinema italiano: Ettore Scola.
Presentato a Toronto 2014 e candidato agli Oscar 2016 per la Germania come Miglior Film Straniero, Il labirinto del silenzio è opera degna di attenzione per l’eleganza sobria della messa in scena e l’inesausta attualità nel riproporre una lettura non convenzionale del concetto di “banalità del male”.