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1BR – Benvenuti nell’incubo di David Marmor: recensione

L'incubo in pieno sole di David Marmor è un'immagine chiara del nuovo capitalismo residenziale. La recensione di 1BR

Il taglio visuale di Los Angeles che David Marmor sceglie insieme alla fotografia accecante di David Bolen è quello della suburbia residenziale, con i complessi abitativi che si estendono tutti uguali nella visione più asettica possibile della città. Immerso quasi sempre nella luce irreale del giorno, 1BR definisce sin dall’inizio le forme del capitalismo hi-tech, dove l’organizzazione razionale dello spazio plasma e circoscrive le relazioni.
Nel nuovo condominio in cui la giovane Sarah si è trasferita per dar forma ai suoi sogni professionali, tutto fa pensare ad una comunità solidale che ha eliminato alcuni estremismi della proprietà privata, per condividere aree dell’edificio e momenti di vita, in un continuo scambio di affettività tra gli affittuari.
Ma superfici così levigate possono nascondere alternativamente incubi polanskiani oppure apocalissi ballardiane, per limitarsi ad alcune delle suggestioni che attraversano l’opera prima del regista americano.
Ciò che sembra il volto di una vacanza perenne, come accadrà con altri mezzi e intenzioni nel secondo lungometraggio di Brandon Cronenberg, si trasformerà presto in una spirale senza uscita, quella architettata da una setta organizzata intorno ai principi filosofici del Dr. Charles D. Ellerby, psicoterapeuta morto trent’anni prima, la cui influenza continua a germinare dai resti di un segnale catodico registrato.

Minaccioso come Brian O’Blivion e incline alle forme del monacesimo laico di L. Ron Hubbard, costruisce l’idea di appartenenza a partire dal terrore e dalla tortura, collanti necessari per deprogrammare la coscienza da false credenze e rimettere al centro le qualità migliori necessarie a cementare la collaborazione tra individui: altruismo, apertura, accettazione e sicurezza.

La stessa sostanza politica del martirio per come l’ha elaborata Pascal Laugier in Martyrs, viene riletta da Marmor come fondamento di una nuova società che annichilisce tutte le spinte individuali.
In questi termini, 1BR si sbarazza di ogni elemento magico, misterico e cultuale, per descrivere le caratteristiche claustrali di una setta a partire dai principi di un società sviluppata sulla sostenibilità di un progetto indirizzato verso il benessere.

Persino l’eutanasia diventa una decisione collettiva, in un rovesciamento estremo dei principi liberali legati all’esercizio della scelta, che sembra rivelarne il volto nascosto. Il tenore di vita del capitalismo contemporaneo può essere quindi mantenuto solo a patto di rinunciare all’incorporazione di qualsiasi corpo parassitario estraneo e paradossalmente alla soppressione dell’iniziativa personale, volto non così distante dall’etica aziendalista che determina il funzionamento delle comunità centrate sul primato del lavoro.

Il fatto che Sarah fugga dall’invadenza di un padre ingombrante per trovare nella sua ricerca di autonomia assoluta, una comunità che affonda le proprie radici nella lettura estrema e funzionale del patriarcato, determina in modo scoperto e chiaro l’obiettivo politico di Marmor, disponendo tutti i mezzi di un torture porn deterritorializzato nella morfologia del quotidiano.

Accecamenti, mutilazioni, crocifissioni, descrivono un annichilimento progressivo della coscienza con la stessa forza esercitata dal governo endogeno dei nuclei sociali urbani.
1BR è certamente un piccolo film per le modalità con cui sfrutta iconologie conosciute, ma non privo di interesse per il modo in cui le riattiva nel contesto delle città svuotate da ogni principio sacro e immerse nella dimensione laica della sopravvivenza.

Nell’aridità di un set disadorno, costituito da appartamenti ancora da arredare oppure sistemati in modo minimale, Marmor descrive il volto clinico delle strutture urbane contemporanee, organizzate secondo principi di residenza tutti uguali.
Eccede quindi i confini circoscritti della struttura settaria, senza concedere alcuna digressione all’impianto fideistico o peggio ancora “folk” di molto cinema horror prodotto in questi anni.
Al contrario è il rapporto tra dentro e fuori ad essere completamente compromesso, perché l’estensione dei principi costitutivi della società che analizza, sembra aver assunto la consistenza di un condizionamento globale, riducendo le sopravvivenze aliene ad un inceppo causale dell’intelligenza artificiale che le ha allineate tutte quante, lungo una strada provinciale senza fine apparente.

1BR – Benvenuti nell’incubo di David Marmor (1BR – USA 2019 – 90 min)
Interpreti: Nicole Brydon Bloom, Naomi Grossman, Alan Blumenfeld, Giles Matthey, Taylor Nichols, Andrea Gabriel, Curtis Webster, Susan Davis, Jerry Ying, Earnestine Phillips
Fotografia: David Bolen

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
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Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.
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