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Adolescentes di Sébastien Lifshitz: recensione

Adolescentes segue il percorso affettivo e famigliare di Emma e Anaïs nel periodo di formazione tra i 13 e i 18 anni. Cinque anni di storia intima e personale che il regista Sébastien Lifshitz fa coincidere con la storia francese recente.

Emma e Anaïs dai 13 ai 18 anni. Sébastien Lifshitz le ha seguite lungo il loro periodo di crescita, allestendo un casting a Brive, sottoprefettura del dipartimento della Corrèze, nella regione Nuova Aquitania; contesto di circa 50.000 abitanti che gli ha consentito di esaminare una realtà urbana, ma allo stesso tempo lontana dalla fisiologia delle grandi metropoli.
Un progetto dalla lunga gestazione che il regista francese ha portato avanti insieme agli altri documentari realizzati dal 2015 sino ad oggi, servendosi di una troupe ridotta all’osso per creare inizialmente una distanza necessaria tra il dispositivo e le due ragazze. Diaframma presto spezzato, per la fiducia consensuale raggiunta durante i cinque anni di lavorazione, che hanno permesso di trasformare la neutralità in un vero e proprio dialogo intimo.

Adolescentes è allora un duplice e asimmetrico racconto di formazione, ma soprattutto un documentario che nega il proprio statuto documentale per diventare drammaturgia possibile, nel gioco costante tra il vedersi visti e la rimessa in scena del vissuto.
La scrittura del quotidiano prende forma dissolvendo quelle marcature che determinano la riconoscibilità del genere, tant’è il film di Lifshitz condivide molto di più con gli ultimi trent’anni di cinema francese, dai Dardenne a Cantet, rispetto a ciò che identifichiamo più esplicitamente come cinema del reale.

Ed è assolutamente un bene, perché ci consente di attivare la stessa libertà e lo stesso pudore che il regista francese esercita avvicinandosi al percorso delle due ragazze.
Due contesti sociali differenti e per certi versi opposti, tracciano la recente storia francese, tanto da scardinare certe stereotipie e individuare il disorientamento delle nuove generazioni nella Francia post-Bataclan, come accadeva nel film più recente di Cantet.

Meno traumatico nella descrizione del confronto intergenerazionale, osserva la difficile legittimazione di due ragazze nel passaggio all’età adulta e nel confronto diretto con la scuola e la famiglia. Entrambe le istituzioni sembrano insufficienti a contenere l’esplosione di due identità alla ricerca del proprio spazio. Anaïs, in lotta con il proprio peso corporeo, ma ingorda di vita e d’amore. Emma incerta sulle spinte vocazionali che la porteranno a confrontarsi con un’altra da se, emersa dall’esperienza teatrale. Diventare attrice sembra l’unica deviazione possibile da un percorso di studi inquadrato e normativo, che per attitudini e capacità la congela nel quadretto della studentessa modello.

Nelle distonie famigliari ed economiche che Lifshitz confronta senza alcun manicheismo, si definisce un dato comune: la collocazione della figura paterna ai margini e lo scontro diretto e doloroso con quella materna. Troppo affetto o troppo poco, coincidono con un’energia delegittimante che frena lo sviluppo, indica strade già battute, cerca di stabilire una narrazione che non appartiene alle ragazze, né mai farà parte dei loro percorsi.

Mentre i media raccontano una Francia politicamente deflagrata, l’immagine ufficiale viene cortocircuitata con le schegge di violenza che dai social media contaminano il broadcasting tradizionale. Il modo in cui il regista francese le utilizza serve a creare un contrappunto emotivo con il percorso intimo delle due ragazze, attrazione e repulsione nei confronti di un paese incerto sulla direzione da prendere. Le immagini delle manifestazioni pacifiste caratterizzate per lo più dalla generazione di Emma e Anaïs, arrivano come un pugno nello stomaco e in qualche modo risuonano della stessa forza post-ideologica. C’è la volontà di uscire con forza dalle ideologie dei padri, invisibili e vili, dall’oppressione delle madri, dalle braccia di uno Stato assente.

Senza alcuna intenzione né risultato didascalico, Lifshitz riesce a creare un canto dolente per la Francia degli ultimi anni, attraversandola dal punto di vista di due adolescenti costrette, come tanti, a sovrapporre il delicato periodo della formazione con un disorientamento generalizzato.

Adolescentes, nella rigorosa e parziale assenza di musica, si serve di una colonna sonora originale composta dai Tindersticks, che in questo caso risultano meno “lunari” e astratti rispetto alle frequenti collaborazioni con Claire Denis, regalandoci un sound maggiormente legato a quelle radici che attraversavano il loro esordio discografico.
Cornice minimalista che chiude sulla splendida immagine dell’abbandono di Emma, contro il presente.


Adolescentes fa parte del programma di My French Film Festival, la cui edizione 2021 è adesso in linea. Fino al 15 febbraio sarà possibile vedere tutti i film del pacchetto per sole 7.99 euro. Ogni film può essere visionato per sole 1,99 EURO. I film sono proposti in lingua originale con sottotitoli opzionabili, ed è presente anche la lingua italiana. Per vedere Adolescentes, questa è la pagina dedicata al film.

Adolescentes – Francia 2019
Interpreti: Emma (se stessa) Anaïs (se stessa)
Sceneggiatura: Sébastien Lifshitz
Fotografia: Antoine Parouty, Paul Guilhaume
Montaggio: Tina Baz
Musica: Tindersticks

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
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Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.
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