Generation è la sezione della Berlinale da sempre dedicata al modo di guardare e percepire la realtà da parte delle nuove generazioni. Bacino per molti festival che replicano questa formula con successo in tutta Europa, ha spesso riservato sorprese notevoli, basta pensare a titoli come Une Colonie, Kissing Candice, The Wolves, Death of Nintendo, il bellissimo Blue My Mind, capaci di riferirsi a certi riti di passaggio dell’adolescenza e dell’infanzia, con quella necessaria meraviglia nell’affrontare nuove ibridazioni del linguaggio.
A dicembre 2021 la Berlinale aveva annunciato i primi film dei segmenti Generation Kplus e Generation 14, oltre a quelli delle altre sezioni collaterali al concorso ufficiale. Vengono aggiunti altri titoli che completano i due contenitori.
I nuovi film di Generation Kplus
Bimileui eondeok (The Hill of Secrets) film sudcoreano diretto da Lee Ji-eun, opera prima presentata in prima mondiale sulla dodicenne Myung-eun, alle prese con una collocazione personale e identitaria nel contesto famigliare. La realtà è troppo stretta per lei e il film racconta la complessità dell’animo umano con un occhio rivolto al tormento dei personaggi creati da Dostoevsky.
Juunt Pastaza entsari (Waters of Pastaza) film della portoghese Inês T. Alves, anche questa opera prima in anteprima mondiale. Documentario sulla vita dei bambini Achuar, lungo il fiume Pastaza tra Ecuador e Peru. La loro vita fatta di pesca e caccia, giochi a contatto con la natura e i video esperiti dagli smartphone. Uno sguardo immersivo su una comunità che vive ancora in connessione con la natura.
Moja Vesna è una co-produzione Slovenia / Australia. Film d’esordio per Sara Kern in prima mondiale alla Berlinale. Moja, dieci anni e il suo tentativo di mettere insieme i pezzi lasciati dalla morte della madre, vera e propria voragine nella vita famigliare. Il percorso del lutto da parte di una bambina, capace di vedere la luce tra le rovine.
My Small Land è il film della giapponese Emma Kawawada, opera prima in anteprima mondiale. La vita di Sarya, emigrata dalla Turchia al Giappone, con una famiglia che cerca di tenere insieme le tradizioni Curde. Ma il Giappone è una casa per Sarya, trasferitasi sin dall’età di cinque anni. Quando la famiglia perde i diritti consentiti ai rifugiati, Sarya assiste al difficile equilibrio di stare al mondo in una realtà che può diventare ostile da un momento all’altro.
El reino de dios (The Realm of God) anteprima mondiale per il nuovo film della messicana Claudia Sante-Luce, dove Neimar, pronto per la sua prima comunione, chiede alla nonna come sia possibile percepire l’esistenza d Dio. La risposta che il film offre non è semplicistica e passa attraverso la percezione del mondo da parte di un bimbo, tra il monito dei dieci comandamenti e la corsa dei cavalli, dove profano e trascendente possono riconfigurarsi a vicenda.
Rooz-e sib (The Apple Day) è il nuovo film dell’iraniano Mahmud Ghaffari presentato alla Berlinale in prima mondiale. Quando il camion del padre viene rubato insieme al vitale carico di mele, Saeed non potrà portare a scuola il cestino promesso. La vita della città nettamente separata da quella delle compagne, ci mostra il bambino alla ricerca di una soluzione, mentre vaga per la Teheran suburbana, attraverso una tipologia di racconto a cui il cinema iraniano meno recente ci ha abituati numerose volte.
Shabu dell’olandese Shamira Raphaëla è il documentario di debutto in premiere internazionale che racconta la storia di un quattordicenne dopo aver distrutto la macchina dell’amata nonna. Invece di godersi le vacanze, sarà costretto a trovare una soluzione per cercare di raccogliere il denaro necessario alle riparazioni. Tenero ritratto della comunità Caraibico-olandese a Rotterdam, tra responsabilità e soldi facili, dove lo scontro culturale è dietro l’angolo
Terykony (Boney Piles) dell’ucraino Taras Tomenko è il documentario in anteprima mondiale che segue il girovagare di Nastia e dei suoi amici in un paese devastato dalla guerra. I luoghi dove i bambini giocano, si attardano o ascoltano semplicemente la musica, sono paesaggi feriti e dilaniati. Il regista Taras Tomenko, già alla Berlinale nel 2011 con The Shooting Gallery, presentato nella sezione Panorama, racconta cosa significa crescere nell’odierna Ucraina, utilizzando immagini dense come pittura, realizzate con sguardo lirico. Al centro, l’ininterrotta resilienza infantile di fronte alle difficoltà della guerra.
Generation 14plus seleziona i seguenti lungometraggi, per completare la proposta complessiva con i titoli già annunciati a dicembre.
Alis, è una co-produzione tra Colombia, Cile e Romania. Diretto da Clare Weiskopf e Nicolas van Hemelryck è un documentario in prima mondiale. Dieci giovani donne risiedono in una casa di accoglienza per ragazze, prelevate direttamente dalle strade di Bogotá. Parlano della loro compagna di stanza, Alis. Alis in qualche modo somma le loro esperienze, desideri e lotte quotidiane. Alis in fondo è un’invenzione collettiva e allo stesso tempo uno spazio protetto che rende possibile l’espressione di verità dolorose in questo struggente documentario.
Bubble è il film di animazione di Tetsurō Araki presentato in prima mondiale al festival. Per Hibiki, il mondo è sottosopra. Bolle che prevalgono sulla gravità, lottare per le scarse risorse, un incontro epocale con una ragazza misteriosa. Nella sua moderna fiaba anime, il regista Tetsurō Araki crea un universo abbagliante, che diventa un terreno di gioco per porsi domande fondamentali sul divenire e sulla decadenza.
Kalle Kosmonaut dei tedeschi Günther Kurth e Tine Kugler è il documentario in prima mondiale dedicato a Kalle, ragazzo proveniente dal progetto di abitazione sociale berlinese, sulla sterminata Allee der Kosmonauten. Un’immagine molto diversa di Berlino, perché da quelle parti, la povertà non è “sexy”, tanto per ribaltare un noto slogan di Klaus Wowereit, sindaco di Berlino fino al 2014. I due registi seguono Kalle e lasciano parlare il ragazzo, combinando i suoi racconti con sequenze animate.
Skhema (Scheme) del Kazako Farkhat Sharipov è il film di finzione in anteprima mondiale che racconta di Masha, teenager che rimane intrappolata in una rete oscura di dipendenza e sfruttamento. Ritratto stratificato di una formazione difficile al centro della città di Almaty, quella dei nuovi ricchi
Stay Awake, è il film di debutto dello statunitense Jamie Sisley, presentato al festival in prima mondiale. Due fratell, Ethan e Derek, portano in un pronto soccorso la madre dipendente dagli oppiacei. Quando Ethan riceve una risposta positiva dall’università, il rapporto di co-dipendenza con la mamma diventerà complicato. James Sisley espande i presupposti di un cortometraggio dallo stesso titolo, presentato proprio a Generation nel 2015, per raccontare il modo in cui gli oppiacei hanno impattato nella vita quotidiana degli individui statunitensi.
Strana Sascha (The Land of Sasha) della russa Julia Trofimova , viene presentato in prima mondiale. Storia di Sasha, ragazzo senza padre, ma con un orecchino, motivo sufficiente di preoccupazione per la madre adolescente. Mentre dipinge la sala d’attesa di un ospedale psichiatrico, incontra il suo futuro amore: Zhenya. Voce profonda, creativa come lui, con molti problemi. Circondati dalla luce estiva di Kaliningrad, due personaggi con molte idiosincrasie esplorano insieme i loro sentimenti, il talento e la paura.