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Bling Ring, L’incontro con Sofia Coppola: l’irrefrenabile mania di condividere in tempo reale

Sofia Coppola (premio Oscar per la sceneggiatura di Lost in translation e Leone d’oro a Venezia 67 per Somewhere ) aveva sentito parlare del famigerato “Bling Ring”, un gruppo di teenager  che tra il 2008 e il 2009 svaligiava le ville di diverse star hollywoodiane (tra cui Paris Hilton e Orlando Bloom), ma è stato solo dopo aver letto un articolo di Nancy Jo Sales su Vanity Fair intitolato “The suspects wore Louboutins” ( I sospetti indossavano Louboutin) che ha pensato potesse essere materia fertile per la realizzazione di un nuovo film. Dopo aver aperto la sezione “Un certain regard”  al Festival di Cannes,  Bling Ring approda dal 26 settembre in terra nostrana e la regista, durante la conferenza stampa romana, ha risposto ad alcune domande e curiosità.

Come ha trasformato questa storia in una sceneggiatura?

Dopo aver incontrato la Sales ho scoperto che c’erano un sacco di storie interessanti che non avevano trovato posto nell’articolo originale. Inoltre ho letto le trascrizioni dei rapporti dei giornali  e della polizia e ho incontrato alcuni dei ragazzi per cercare di capire quanto più possibile. Ho cercato di essere empatica e non giudicare. Volevo che il pubblico si facesse una sua opinione. Non mi piace stabilire quello che il pubblico dovrebbe pensare. Il film mostra come la cultura dominante riesca ad influenzare ragazzi ai quali le famiglie non hanno trasmesso valori forti in cui credere.

I fatti risalgono a 4-5 anni fa. Pensa che nel frattempo la crisi abbia mutato in qualche modo la fascinazione dei giovani nei confronti del mondo delle  celebrities?

Da quanto ho osservato in questi ultimi anni l’ossessione da parte degli adolescenti per il mondo delle celebrità e il successo dei reality mi sembra addirittura aumentato rispetto all’epoca dei fatti del “Bling Ring”. Dunque non credo che la crisi abbia avuto un impatto su questo fenomeno, che peraltro non mi sembra circoscritto unicamente agli Stati Uniti ma diffuso in tutto il mondo. Mi interessava analizzare questo aspetto della nostra società, l’estremizzazione a cui si è arrivati e l’irrefrenabile mania di condividere in tempo reale (attraverso i social networks) determinati aspetti della propria vita. [continua nella pagina successiva]

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