mercoledì, Dicembre 18, 2024

Blue Jasmine di Woody Allen: Cate Blanchett come Blanche DuBois

Cate Blanchett è Jasmine, donna benestante dell’upper class Newyorchese precipitata in un incubo finanziario che cambierà radicalmente la sua vita; il marito, un ricco uomo d’affari (Alec Baldwin) viene accusato di aver imbastito traffici di denaro poco chiari, condotto in prigione si suiciderà. Jasmine, nel pieno di un esaurimento nervoso e di una situazione economica molto critica, partirà per San Francisco per andare a vivere con la sorella adottata Ginger (Sally Hawkins), nel tentativo di ricostruire la propria vita. Ginger, commessa in un supermercato, vive con il marito, Chili (Bobby Cannavale) un rozzo meccanico che non riesce a relazionarsi al meglio con Jasmine. Nel frattempo, durante un Party, incontra Dwight (Peter Sarsgaard), un diplomatico in carriera che comincia a corteggiarla. Chiaramente ispirato a “Un Tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams il nuovo film di Woody Allen, secondo le prime impressioni che abbiamo letto, sembra ripercorrere quella forma più intimamente interiore di alcuni suoi vecchi film (Crimini e Misfatti, lo stesso Interiors) ma senza l’ossessione di costruirci intorno un’inespugnabile corazza Bergmaniana. Nella forma del motto di spirito, dramma e commedia vengono continuamente cortocircuitate consentendo alla Blanchett un autentico pezzo di bravura tra tradizione e improvvisazione. Già dal trailer diffuso qualche mese fa in rete, è chiaro quanto Allen abbia puntato più di altre volte ad una vicinanza assoluta con il suo nuovo alter ego grazie ad uno stile che mette Jasmine costantemente al centro, osservata con numerosi primi piani e lasciata libera di scrivere e interpretare la propria performance, indipendentemente, tanto da far scrivere ad alcuni critici che il vero autore del film, sarebbe in fondo la stessa Blanchett e questo nonostante l’attrice di origini Australiane abbia detto, durante una recente intervista al Time Entertainment, che l’idea di dirigere un film, sebbene possa essere assolutamente eccitante, potrebbe essere considerata come un atto di presunzione, dopo aver lavorato con autori come Malick, Scorsese, Anderson e appunto, lo stesso Allen. Quelle che abbiamo rilevato, sono comunque indicazioni interessanti, che potrebbero fare di Blue Jasmine il film più riuscito di Allen da molto tempo a questa parte, soprattutto dopo le ultime prove un po’ sottotono di Midnight in Paris e To Rome With Love.  Il  ricorrere all’alcool come fuga dalla realtà per costruirsi un mondo di pura fantasia, tra un attacco di panico e le conseguenze di un esaurimento nervoso, sembra davvero avvicinare molto Jasmine alla Blanche DuBois di Tennesee Williams, con la differenza che Blue Jasmine dovrebbe puntare maggiormente sullo studio del personaggio e sulla straordinaria abilità performativa della Blanchett, lasciata assolutamente libera di costruire volta volta il mood del film. Accompagnato da una colonna sonora Jazzy scritta da Christopher Lennertz il film è costruito facendo un ampio ricorso a flashback che mettono a confronto la vita di Jasmine insieme al marito, durante i giorni del successo, con quella più problematica insieme alla famiglia della sorella, un metodo non nuovo per Allen, recentemente adottato anche in un film come Melinda e Melinda, dove in realtà la presentazione di punti di vista diversi separava nettamente la commedia dal dramma in un gioco pretestuoso e tutto teorico sul testo drammaturgico che in Blue Jasmine sembra del tutto assente. Allen qui sembra preferire la malinconia di alcuni suoi personaggi femminili (viene in mente, leggendo alcune recensioni, la s-connessione con più piani di realtà della Mia Farrow di Alice) lasciati liberi di vivere a metà tra due mondi, e più che separare confonde commedia con dramma in un continuo slittamenteo di senso e atmosfera affidato all’umore istintivo di Cate Blanchett.

Redazione IE Cinema
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