Con Belfast di Kenneth Branagh, è una strana coincidenza che in ventiquattr’ore mi ritrovi a veder due film in bianco e nero i cui protagonisti sono due ragazzini e per motivi molto diversi ognuno di loro richiami alla mente Il Mago di Oz.
La fotografia monocromatica di C’mon C’mon è adorabile, ogni scena sembra uscita da un libro di Gianni Berengo Gardin. Robbie Ryan riesce a catturare con grande semplicità l’intimità grezza e la connessione tra i due protagonisti lasciando che le inquadrature di grattacieli, autostrade e spiagge contribuiscano non solo all’atmosfera del film ma a tracciare uno spazio quasi etereo per i personaggi che vagano intorno ad esso.
Il Mago di Oz invece fa il suo ingresso nel lungometraggio di Mike Mills in modo diretto, è la favola letta al giovane Jesse (interpretato splendidamente da Woody Norman) un ragazzino molto perspicace di nove anni che agisce come perfetto contrappeso a suo zio Johnny, un Joaquin Phoenix amabilmente sgangherato.
Per riassumere la storia con i personaggi di L. Frank Baum potremmo dire che Johnny è l’uomo di latta, corre il rischio di arrugginirsi e restare immobilizzato, cristallizzato per sempre dietro quella corazza di uomo triste, abbandonato, incapace di riaversi dai colpi che la vita gli ha inferto. La Strega Buona è sua sorella Viv che per cercare di tenere in piedi la sua famiglia affida Dorothy, cioè Jesse, al fratello, dandogli il benvenuto nella sua fottuta vita e concedendogli il tempo di un’avventura che sarà capace non solo di liberarlo ma di oliare tutti quei meccanismi ormai un po’ ossidati.
C’mon C’mon è un racconto ibrido, segue principalmente il rapporto che si sviluppa tra Johnny e Jesse ma interseca alla finzione elementi documentaristici, inseriti grazie al progetto che sta conducendo il personaggio interpretato da Phoenix, un conduttore radiofonico impegnato a costruire un affresco sulle aspettative e le speranze dei giovani adolescenti americani. È con il suo microfono, la sera quando riavvolge il nastro per ascoltare le interviste fatte, che Johnny si concede a sessioni improvvisate libero dalle sue stesse costrizioni, ricordando Woody Allen quando sdraiato sul divano dettava il suo romanzo sulle note di Rhapsody in Blue di Gershwin.
Mike Mills ci racconta ancora una volta una storia personale, Beginners era stato ispirato dal padre, 20th Century Women invece era un‘ode alla madre e all’ambiente matriarcale nel quale l’aveva cresciuto, e ora è suo figlio in una vasca da bagno, come ha raccontato lo stesso regista, a spingere il padre a documentare la forza e l’eccentricità dei bambini, con il loro miscuglio di domande ed energie che sia i genitori che chi ne fa le veci come Johnny devono imparare a gestire e capire.
C’mon C‘mon di Mike Mills (USA 2021, 108 min)
Interpreti: Joaquin Phoenix, Gaby Hoffmann, Scoot McNairy, Molly Webster, Jaboukie Young-White, Woody Norman
Sceneggiatura: Mike Mills
Fotografia: Robbie Ryan
Montaggio: Jennifer Vecchiarello