eccedance – Gli ultimi giorni dell’umanità: “On ne saurait penser à rien”. Cinque minuti dal (non) film di Enrico Ghezzi e Malastrada Film – la raccolta fondi continua da questa parte: https://ecce.dance/denari/
Trent’anni di immagini. Trent’anni con i formati di registrazione che cambiano da un set televisivo all’altro, da una piazza al festival a cui “fare la festa”, da un luogo prima e dopo il Cinema, attraverso altri percorsi che raccontano il confine tra la vita e la morte delle immagini e quello stesso margine, nelle immagini.
Nell’alternarsi di spazi e “palinsesti”, Enrico Ghezzi richiama un essente-altro, un “pensare altrimenti” vicino a quello “spossessamento assoluto” che per Blanchot era punto di incontro nella poesia, tra la materialità primigenia e una smisurata distanza.
Videoregistrare in modo maniacale tutte le interferenze di Enrico Ghezzi nei salotti altrui, dai primi anni ottanta fino a quando l’assenza del corpo è diventata un “punctum” flagrante insieme alla presenza costante di una voce lontana, era, a diciassette anni, il tentativo paradossale come l’adolescenza, di cercare e assegnare un’aura a quei pomeriggi tutti uguali. Ghezzi a Fluff, Va Pensiero, nel Fuori Orario prima di “Fuori Orario”, oppure ospite nelle “case” televisive di Luciano Rispoli ed Elisabetta Gardini, insieme ad una pallina di gomma e ad una videocamera, puntata casualmente, distrattamente, con cosciente indolenza oltre il contenitore stesso.
Cosa hanno visto quelle macchine portabili? Quali tracce in quelle MiniDV? Qualcosa di eccedente rispetto ai segni, ai concetti organizzati e “documentati” in quelle sedi, riconcatenamenti di una discontinuità soggettiva, fatta di incontri, innesti, gesti d’amore e di prossimità o lampeggiamenti nell’improvvisa incertezza di un occhio vitreo, collocato davanti allo sgretolamento della Storia, anche quella del Cinema.
Questo deambulare nomadico sui territori instabili tra vita e Cinema è negli oltre 500 nastri registrati da Enrico Ghezzi, un patrimonio magmatico mai visto, che immaginiamo sfuggire completamente dalla “centralità” statica della testimonianza, verso la formazione di quella differenza che si verifica solo nell’attraversamento.
Organizzarlo è operazione difficile e delicata, perché non può che procedere dalla capacità di camminare su frammenti di vetro, senza che questi diventino predittivi e opachi, ma radici disseminate nel solco delle possibilità.
Alessandro Gagliardo di Malastradafilm ha presentato il progetto durante #Venezia76, poi a Perugia, più recentemente a Napoli. Nato da un’idea dello stesso Gagliardo insieme a Zomia e H12, ECCEDANCE è prima ancora di un (non) film possibile, un dispositivo, una “Macchina che cattura l’eccedenza“, il cui funzionamento è stato immaginato e tecnicamente concretizzato sul modello di base di uno studio televisivo. Nessuna telecamera, come fonte di segnale per le immagini, ma al loro posto una serie di postazioni per il montaggio che ri-producono l’immaginario di quei 500 nastri, decentrando il più possibile la fissità dello sguardo autoriale onnisciènte. Da una parte il complesso funzionamento tecnico, spiegato in dettaglio sul sito ufficiale del progetto, nella sezione documenti di Eccedance, alla voce “La macchina che cattura l’eccedenza“; dall’altra la qualità di una connessione umana e collettiva che sottopone a continue riterritorializzazioni la conoscenza e il desiderio, rispetto al materiale di partenza.
Gli ultimi giorni dell’umanità, un (non) film di Enrico Ghezzi e Malastrada Film: Sinossi
[perfectpullquote align=”full” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#f29b05″ class=”” size=””] In un arco di tempo lungo quarant’anni, a partire dalla fine del 1970 ai primi 2000, accadono un numero considerevole di cose.
Ad esempio cambiano i formati di registrazione dell’immagine elettronica analogica e un uomo può spostarsi tra innumerevoli, anche se finiti, luoghi e attraversare migliaia di situazioni, incontrare centinaia e centinaia e centinaia di volti, condurre le più svariate conversazioni nei momenti più insoliti della giornata o della notte. Può ritrovarsi a cena, o a pranzo, o colazione, tra le rive del Gange o nel bar freddo di una Berlino formicolante di registi, critici e occhi curiosi. Crescono i figli, cambiano gli amori e i governi, escono una quantità spropositata di nuovi film che si possono vedere solitamente negli stessi festival, come a Cannes, o a Venezia, o nelle sale, della provincia o del centro. Capita pure che muoiano gli amici, che se ne perdano altri, che se ne trovino di nuovi.
Avviene la vita, insomma, che a raccontarsi è, quasi, la vita di tutti.
Per l’uomo con la macchina da presa però è diverso poiché dopo questo incedere senza sosta del tempo ha dalla sua parte una enorme quantità di registrazioni pronte a riavvolgersi per dire di nuovo qualcosa di nuovo. Quell’uomo di questo film è Enrico Ghezzi, il più geniale e influente autore della televisione italiana, il più pittore e paroliere dei critici cinematografici, l’uomo che in un pomeriggio di una Roma quieta insorse. Si chiamerà Gli ultimi giorni dell’umanità, questo film. [/perfectpullquote]
Eccedance, sostieni il (non) film di Enrico Ghezzi e Malastradafilm
100,000 euro per fare in modo che “La macchina che cattura l’eccedenza”, possa continuare a raccontare “qualcosa di nuovo”; questo l’obiettivo che Malastrada film ha fissato per la campagna di Crowdfunding del film. attiva su questa pagina del sito ecce.dance. Partecipare è semplice, con donazioni che partono da 5 euro in poi. Un gesto che Enrico Ghezzi ha fatto per decenni, supportando e sostenendo anche materialmente la difficile avventura di alcuni cineasti, come ha raccontato Béla Tarr a Locarno 2019, lo scorso agosto, durante la consegna del premio Utopia al pensatore apolide toscano. Si può contribuire con: Bonifico Bancario, Carta di Credito, Paypal, Assegno, Bitcoin, Ethereum, Monero, Bitcoin Cash, Dodge, Lightcoin.
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