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Ecstasy (Êxtase) di Moara Passoni: risignificare il mondo. Il corpo anoressico. La recensione

L'esordio alla regia per la Passoni è un esempio di scrittura sul corpo e del corpo che parte dall'esfoliazione indecidibile dell'anoressia

Moara Passoni e Petra Costa lavorano insieme da alcuni anni e si sono scambiate i ruoli nello sviluppo di progetti comuni. La Passoni ha prodotto il documentario della Costa “The Edge of Democracy“, originale netflix presentato al Sundance nel 2019 e candidato successivamente agli Academy Awards di quest’anno. Contemporaneamente, la gestazione di “Êxtase” ha accolto la Costa a bordo come produttrice.  Lo sconfinamento vitale tra documentario e finzione, avvicina i lavori delle due autrici brasiliane ai film-saggio di Godard, ma con una particolare attenzione alle qualità di un cinema sensoriale, stratificatissimo e allo stesso tempo libero di risignificare la ricca trama di associazioni semiotiche che mette in gioco.

L’esordio alla regia per la Passoni è un esempio di scrittura sul corpo e del corpo che parte dall’esfoliazione indecidibile dell’anoressia, esperienza che ha attraversato la vita della stessa regista nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Discorso autobiografico, ma che si confronta traumaticamente con un milieu politico, sociale e urbano molto più complesso. La verità empirica diventa allora un tentativo di sradicare il linguaggio del pregiudizio famigliare, medico e psicoanalitico per rifondarne uno nuovo attraverso quello del corpo anoressico.

L’abiezione esce dal solco patologico per interrogare direttamente quell’eccedenza che l’occhio terapeutico e quello compassionevole rimuovono come scandalo che ferisce prima di tutto l’occhio. Per Passoni l’unica via è quella di ribaltare la consuetudine che osserva l’anoressia in termini rappresentativi e scopici, cercando una via che trascenda, letteralmente, la codificazione stessa del mondo.

La malattia allora è nascosta tra le pieghe della società, nel sistema di relazioni, nell’ordine simbolico che si instaura tra famiglia e stato, nell’incubatore scolastico, mentre il corpo anoressico diventa, con la sua lotta contro la materia, cura contro malattia, dolore e abbandono che ne precedono la genesi.

Una via coraggiosa ed estrema quella affrontata dalla Passoni, attraverso un flusso di coscienza che si libera finalmente da qualsiasi vittimizzazione, per definire l’anoressia a partire dall’interiorizzazione del processo cognitivo che ne formula confini e attitudini, come profonda scissione dal corpo.

La relazione con il corpo isterico viene evocata più volte dalle riflessioni di Clara Rossetti, protagonista del film e alter-ego con cui la Passoni opera un distanziamento non solo biografico, ma anche auto-rappresentativo. Fondazione di una nuova lingua rivoluzionaria dove dal sintomo nevrotico che rendeva visibile gli effetti dell’oppressione patriarcale sul corpo femminile, Clara può percepire il grido del suo.

Clara viene raccontata attraverso due rispecchiamenti che provengono dalla stessa psiche. Una bimba e un’adolescente, la stessa persona da due curvature possibili del tempo, tanto da fornire una prospettiva dinamica dello stesso racconto di formazione. La piccola danzatrice che guarda l’adolescente collassare sull’asfalto dopo una corsa ai limiti delle sue possibilità entra in contatto con un altro da se attraverso lo strappo violento da un habitat all’altro, verso la ricerca dell’estasi e la progressiva liberazione dal peso del corpo.

Ciò che precede l’infanzia è un accumulo di energie potenziali che Clara cerca di ricostruire attraverso l’esperienza indicibile del pre-formale.
Ancora nel grembo, mentre la madre manifesta silente e incinta insieme al Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra, viene investita dall’adrenalina prodotta dalla donna, liquido dal gusto amaro che riesce ad evitare con la torsione del cordone ombelicale, primo rifiuto al nutrimento come lotta per la sopravvivenza. Fuori dal ventre materno, sono due i mondi che la accolgono: i complessi congressuali dove la madre impegnata in politica parla con i militanti e la scuola cattolica. Luoghi che la collocano da subito ai margini dello spazio vitale.

I primi anticipano un’esplorazione più approfondita delle caratteristiche razionali su cui si fonda tutta l’architettura di Brasilia, la seconda trattiene e orienta la scoperta del desiderio entro la narrazione del controllo, della colpa e della negazione.

La Passoni non usa semplicemente il metodo del flusso di coscienza, sfruttando le strategie di un cinema sensoriale calato dentro l’origine degli epifenomeni, ma ne preleva i rumori e la consistenza aurale, costruita dal lavoro di rilevazione sonora operato da Cécile Chagnaud, per combinarlo con una decostruzione del patrimonio musicale colto ed elettronico. Si crea spesso una vertigine tra l’estrema geometrizzazione dell’esperienza alimentare e la persistenza del corpo attraverso i rumori.

La danza, luogo di costrizione e di modellazione del corpo in base ad un canone, viene seguita attraverso un suono che quasi precede la formazione visiva di un arco, di una torsione, di una tensione verso l’alto. All’esperienza religiosa, al contrario, Clara chiede corpo e sangue durante l’atto simbolico della comunione, mostrando l’evidenza di una transustanziazione mancata. Senza sangue e senza carne, il corpo di Cristo non esiste. Il flusso ematico, immagine del peccato e di una sessualità da nascondere, diventa la scandalosa assenza su cui si basa il potere allucinatorio della fede cattolica. Se non sanguina, dirà Clara, Dio non esiste.

Non è un caso che la ricerca della ragazza di una luce assoluta senza corpo e senza Dio, assuma le caratteristiche di una mistica personale, negata da da tutte le culture basate sul razionalismo panottico, inclusa la volgarizzazione sociale della religione cattolica nel tentativo autoritario di salvarci tutti. Mentre emergono le parole sovrimpresse scritte da Marguerite Duras su Sorceries nel 1976 e dedicate all’estrema sopravvivenza dei corpi nei campi di concentramento, le immagini che la Passoni mette insieme si svuotano progressivamente di qualsiasi presenza. Cliniche, macchinari, letti vuoti, dispositivi che attendono: la costruzione della cura medicale come punizione della devianza.

A Clara e al cinema della Passoni, rimane la prassi dell’esfoliazione, la scomposizione descrittiva dei cibi attraverso la parola, mentre l’immagine prende corpo come traccia del vuoto. I supermarket, musei la cui merce perde consistenza per favorirne la qualità cromatica, si contrappongono al modo in cui la luce investe Brasilia, riducendone ogni valore colorimetrico al bianco e al nero. Il viaggio soggettivo di Clara entro il funzionalismo e il formalismo della città è la descrizione di un ventre fatto di acciaio e cemento, incapace di accogliere e votato all’inabitabilità. Niente entra e niente esce dal complesso urbano, una linea rigida che frena attacchi esterni e rivolte interiori, come per il corpo di Clara. Quel piacere della forma non può che generare solitudine. Da li, come i pugni sferrati contro un vetro, il desiderio di attraversare lo spazio dell’isolamento imposto dal potere.

Clara cerca di risignificare il mondo con la tensione verso uno stato di levità assoluta, vicino alla formazione dei fenomeni luminosi. Intangibilità che la Passoni ricerca attraverso un’immagine del contrasto che punta alla progressiva riduzione delle qualità aptiche, per favorire una sensorialità aurale già oltre lo sguardo. L’elemento sonoro concorre ad astrarre le immagini dall’esperienza fisica, rendendole capaci di parlare con una vera e propria scissione, attraverso un’operazione squisitamente testuale, per separare il corpo dall’esperienza scopica.

Ecco perché l’improvvisa comparsa, ex abrupto, del corpo di Moara attraverso alcuni scatti fotografici realizzati durante gli anni dell’anoressia, rivelano l’unicità e il carattere “decisivo” dello scatto come presenza flagrante di un’assenza. Il fantasma di un corpo e di un’immagine e la meticolosa selezione di apparenze, riflessi, rifrazioni aurali e visive, con cui viene sviluppato il discorso di “Êxtase”, rivela un volto gioioso e potente, mentre il corpo scompare.

Nel tentativo di salvarsi senza alcun aiuto esterno, Clara non può far altro che opporsi alle nominazioni universali, forgiando se stessa con-tro i corpi della scienza, della religione e del mercato.

[perfectpullquote align=”full” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#cc2b23″ class=”” size=””]Ecstasy di Moara Passoni sarà programmato domani 7 giugno in anteprima per l’Italia al 16/mo Biografilm Festival alle ore 17 in streaming gratuito.  Il film è stato presentato in anteprima mondiale al recente CPH:DOX 2020[/perfectpullquote]

 

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Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.
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