Eva, un trasgressivo Thriller psicologico con Isabelle Huppert
Bertrand è un giovane e promettente scrittore, ma il suo successo nasconde un terribile segreto. Quando incontra Eva, prostituta d’alto bordo con un passato altrettanto misterioso, decide di sedurla a ogni costo e usare la sua storia come ispirazione letteraria, anche mettendo a rischio il fidanzamento con l’ingenua Caroline. Ma Eva non si lascia manipolare facilmente e trascina presto Bertrand in una spirale di menzogne, violenza e tradimento.
Dopo il successo di Elle, Isabelle Huppert torna a vestire i panni di un’icona di trasgressione in questo thriller psicologico di grande impatto firmato da Benoît Jacquot, alla sua sesta collaborazione con l’attrice.
Eva, il romanzo originale di James Hadley Chase che ha ispirato il film di Benoît Jacquot
Tratto dal romanzo di James Hadley Chase, che già aveva ispirato il film di Joseph Losey del 1962 con Jeanne Moreau, Eva è stato presentato in concorso all’ultimo Festival di Berlino. Eva, il romanzo di James Hadley Chase, è stato pubblicato in Francia da Gallimard nel 1946, all’interno della celeberrima Série Noire. “Ho letto il libro quando avevo 13 o 14 anni”, ricorda il regista Benoît Jacquot. “Mio padre era un lettore appassionato dei romanzi della Série Noire e questo lo teneva nascosto dietro agli altri, così ne sono stato attratto immediatamente! Anche il film di Losey del 1962 mi colpì molto all’epoca e non è la prima volta che mi capita di avere come punto di partenza per un film un libro già adattato per il grande schermo. È stato il caso di Journal d’une femme de chambre (2015), per esempio, ma il mio approccio in queste occasioni è sempre quello di dimenticarmi dei film precedenti. Non l’avrei detto in questi termini a 14 anni, ma con Eva quello che mi ha interessato fin dall’inizio è che i due protagonisti non sembrano definiti una volta per tutte, sono mobili ed entrambi doppi: tutti e due hanno un segreto, forse un’altra vita, una vita nascosta”.
Isabelle Huppert e Benoît Jacquot, una lunga collaborazione
“Ricordo la prima volta che ho filmato Isabelle come se fosse ieri”, afferma Jacquot. “Era il 1980 e non vedo differenze con la Isabelle di oggi: come attrice, sa portare con sé qualcosa di unico, qualcosa che appartiene a lei e a lei sola. E ha sempre avuto questa qualità”. “Quello che non è cambiato”, gli fa eco Isabelle Huppert, “è quello che provo quando Benoît mi filma: fiducia, tranquillità, piacere, mistero, complicità, ambiguità, malinconia… È un cocktail irresistibile che ha spinto entrambi a continuare a lavorare insieme per tanti anni”. “Isabelle recita qualsiasi cosa come se l’avesse scoperta in quel momento. Gli altri attori devono adeguarsi rapidamente e lo fanno volentieri perché capiscono che è la strada giusta”. “Lavorare con Isabelle può inevitabilmente intimidire” aggiunge Gaspard Ulliel, che ha già interpretato con lei dieci anni fa Una diga sul pacifico di Rithy Panh. “Quando ammiri molto un attore o un’attrice e ti ritrovi a dividerci il set, devi affrontare una sfida stimolante ma che può anche spaventare. È proprio questa paura, però, che può trasformarsi in una spinta a migliorarsi. Isabelle ha la rara maestria di combinare una grande precisione con la capacità di lasciarsi andare, riuscendo sempre a sorprenderti”. Chi è Eva? “Eva è un enigma” dice Huppert. “È una persona reale o una fantasia? È forse una proiezione dell’immaginazione di Bertrand?”. “Nessuno può rispondere alla domanda su chi sia Eva”, conferma Ulliel, “ed è questo che rende il suo personaggio così intrigante. È oscura, duplice, velenosa. In parte è simile allo stesso Bertrand: sono due impostori che si raccontano a vicenda delle storie immaginarie sulle proprie vite”. “Una cosa su cui io e Isabelle siamo sempre andati d’accordo”, continua Jacquot, “è il fatto di non credere nella psicologia nel senso più convenzionale del termine. Entrambi crediamo che un personaggio troppo definito, fisso, monolitico, semplicemente non esista, né possa interessare il pubblico. Un personaggio degno di questo nome dev’essere diviso, molteplice, fin dalla sua apparizione. Deve avere una parte inconscia e nascosta. Eva non è una femme fatale tradizionale, piuttosto è come se lo fosse suo malgrado e a renderla tale sia piuttosto lo stesso Bertrand”.
Annecy, una location suggestiva e sorprendente per Eva di Benoît Jacquot
Il film è ambientato ad Annecy, città apparentemente idilliaca, ma con molte caratteristiche perfette per un noir: un lago profondo le cui acque troppo calme evocano un senso di mistero; un casinò dove il destino di ognuno può essere giocato come alla roulette; delle strade tortuose che richiamano uno spazio mentale intricato; la neve notturna che compromette la capacità di visione. “Quello che ho trovato interessante nell’adattamento di Losey del romanzo”, afferma Ulliel, “è l’ambientazione della storia a Venezia, città ricca di mistero. Temevo che questa dimensione andasse perduta nella nostra versione, ma appena arrivato ad Annecy ho capito quanto questa location fosse altrettanto forte. Quel
paesaggio così drammatico, con un lago incastonato tra le montagne torreggianti e la neve invernale, sembra una specie di prigione per i personaggi, che amplifica gli aspetti più inquietanti della vicenda”.
Le regole dell’attrazione in Eva di Benoît Jacquot
Cosa spinge Bertrand a mettere a repentaglio la sua relazione e la sua vita per Eva? Questa domanda, che rimane senza risposta, crea quella situazione “improbabile” che suscita l’interesse di Jacquot. “A prima vista”, sottolinea il
regista, “il personaggio di Bertrand sembra avere una bella vita, malgrado sia basata sulla menzogna. Egli si lega a Eva perché, sbagliando, vede in lei la sua ultima speranza per uscire dalla trappola fatale in cui si è gettato da solo. È stato questo tipo di situazione ad attrarmi, insieme al divertimento di capovolgere alcune convenzioni come la classica coppia formata da un uomo più maturo e una giovane donna: qui il gioco è inverso e mi piace molto”. “C’è un rispecchiamento tra i due protagonisti che causa l’attrazione”, sottolinea Huppert. “È come se fossero gemelli e questa eco provocasse una specie di riconoscimento reciproco. Per Bertrand, Eva rappresenta qualcosa di inevitabile, la persona verso cui deve
spingersi per riuscire a salvarsi”.