Fellini Satyricon. Storia o fantastoria? Il Blu Ray CG Entertainment con 100 minuti di contenuti speciali – il video unboxing
“Fellini Satyricon“, liberissimo adattamento dal romanzo in prosimetro del primo secolo d.c. attribuito a Petronio Arbitro e pervenuto in forma frammentaria è la produzione del regista riminese più stratificata e stimolante tra quelle realizzate alla fine degli anni sessanta. Progetto magniloquente e costosissimo, con una superficie apparentemente pensata per l’esportazione, è uno dei film più sperimentali e possibili di Fellini. Gli anni sessanta, tra mutazione sociale e dissoluzione di tutti i valori conosciuti, sembrano occupare il centro dell’opera, tra decadenza e l’esplosione di un cuore nero che diventerà pervasivo. Rispetto alla tradizione dell’epoea epica e del film in costume, Fellini spoglia totalmente i personaggi da quella psicologizzazione contemporanea per esaminarne i comportamenti a distanza, quasi fossero i codici, i gesti e le abitudini di una società “marziana”, come racconterà lo stesso regista in alcune interviste rilasciate durante la promozione del film. Ecco che il set, la scenografia, i costumi e anche il rapporto tra corpi e formato panoramico, diventano occhio fantascientifico, al quale si aggiunge un sentimento pagano e pansessuale, completamente privato dal senso di colpa della cultura cristiana.
Il film mette al centro le avventure di Encolpius (Martin Potter) e Ascyltus (Hiram Keller), a partire da un litigio per lo schiavo Giton (Max Born), che Encolpius ama e che Ascyltus ha appena venduto all’attore Vernacchio (Fanfulla). La natura episodica del film si adatta ovviamente a quella frammentaria del testo originale, dove l’unico collante ad imporsi dallo sfondo è il collasso di una società proiettata verso il caos. Edifici imponenti che crollano per i capricci della natura, le orge di un banchetto, il suicidio di una coppia patrizia interpretata da Joseph Wheeler e Lucia Bose, che preferisce morire piuttosto che donarsi al potere di un nuovo imperatore; l’impotenza di Encolpio dopo l’incontro con un Minotauro.
Tra crudeltà e libertà, bellezza estatica e improvvisa esplosione di violenza, il “reale” di Satyricon è il tentativo di tener vivo il fuoco della passione in un mondo che ha ridotto ogni forma dell’esistenza ad una transazione commerciale. La spinta verso la follia allora ha il compito di riempire il vuoto.
Un vuoto che anche in termini volumetrici, esalta la deformazione prospettica di oggetti, corpi e costumi, nella straordinaria collaborazione di Fellini con il costumista Danilo Donati e il direttore della fotografia Giuseppe Rotunno, che riesce a dar peso gravitazionale alle fantasmagorie del regista riminese. Felliniane sono certamente le creature bizzarre e sul bordo che popolano il film. Fa da contrappeso a questa società senza orizzonte, la relazione poetica tra Eumolpo, il vate interpretato da Salvo Randone, e lo stesso Encolpius. Lo sguardo poetico è l’unico possibile estremo vaticinio, mentre la putrescenza della carne occupa gli ultimi atti inconsulti di un’umanità cannibale.
Fellini Satyricon, il Blu Ray CG. Più di 100 minuti di contenuti speciali
Il disco CG Entertainment è ottenuto da uno splendido trasferimento 4K desunto dai negativi originali. Questo esalta magnificamente i colori di Rotunno e la qualità materica dei costumi ideati da Donati. La colonna sonora è quella originale mono trasposta in un Master 2.0 HD DTS che riesce a dare brillantezza alla distanza dei dialoghi che furono aggiunti in post-sincronizzazione, una distanza irreale che esalta la qualità “fantascientifica” del film.
Ottimi i contenuti speciali, più di 100 minuti occupati integralmente da due documentari realizzati da Gideon Bachmann durante la lavorazione e la promozione del film.
Il più lungo è il documentario intitolato “Ciao, Federico!” che alterna preziose testimonianze felliniane al girato sul set durante la lavorazione del film. Il caos Felliniano appare in queste immagini come un vero e proprio miracolo della creatività, proprio per l’assenza del suono sincronizzato, che offre una visione del set tra caos e distanza “aliena”.
“Fellinikon“, che dura un po’ meno del precedente contenuto, è un lavoro più autoriale, dove la firma di Bachmann è maggiormente presente. Progetto di montaggio, più che vero e proprio documentario, è caratterizzato da un rimario nervoso, visionario, eccentrico. Come nel precedente si combinano sequenze girate sul set con alcune testimonianze preziose e l’opportunità di vedere Fellini al lavoro. Davvero un “must have”.