Dopo averla diretta in Copacabana nel 2010, Marc Fitoussi torna a lavorare con Isabelle Huppert nel suo nuovo La Ritournelle (Paris Follies), racconto di tenera “Infidelité” declinato con i modi leggeri della commedia, senza rinunciare a quel tono crepuscolare di alcune recenti produzioni francesi che mettono al centro una donna non più giovane alla vigilia di un viaggio di riscoperta della propria libertà e dei propri desideri, pensiamo a l’Emanuelle Devos di Arret ou je continue o alla Deneuve di Elle s’en va.
È un contrasto, quello tra malinconia e leggerezza, che Fitoussi evidenzia proprio grazie alle caratteristiche di Isabelle Huppert, lo ha detto chiaramente a Firenze, durante l’anteprima del film, programmato per la sesta edizione di France Odeon, nel contesto della 50 giorni di cinema: “è la seconda volta che lavoro con Isabelle, già da Copacabana le avevo proposto un ruolo non così frequente nella sua carriera, perchè il pubblico aveva dimenticato le sue capacità comiche, aspetto che mi aveva spinto a immaginarmi un personaggio pieno di fantasia. Per “la Ritournelle” ho pensato a lei sin da subito, ovvero quando il film era ancora in una fase di scrittura, e la sfida era quella di utilizzare questa attrice, tipicamente parigina, calandola nella parte della moglie di un allevatore di mucche, in mezzo alla campagna del nord della Francia”
La vita di Brigitte (Isabelle Huppert) è completamente assorbita dai ritmi della campagna e dai doveri coniugali, circondata dalle mucche dell’allevamento, la sua giornata è scandita dal lavoro alla fattoria, dal movimento delle fiere occasionali, dalla nascita di un nuovo vitello e sopratutto dal rapporto con il marito Xavier (Jean-Pierre Darroussin) ormai condotto sul filo della routine senza alcun picco vitale; al clima bucolico e sempre uguale a se stesso ci ha già rinunciato il figlio della coppia, ormai trasferitosi in città per seguire una carriera nel teatro. Sarà l’occasione di una festa organizzata nei pressi della fattoria a ravvivare la curiosità di Brigitte, figura dal fascino retrò, che Fitoussi, grazie anche al lavoro della costumista Marite Coutard, descrive come fuori dal tempo e dal contesto in cui vive, quasi fosse il personaggio di una commedia sofisticata tra il ’30 e il ’40. La corte serrata di Stan (Pio Marmai, già visto in Maestro di Lea Fazer) giovane ospite della festa, stimolerà la curiosità della donna, che accesa da improvvisa vitalità, si trasferirà a Parigi per due giorni in cerca di nuove avventure.
“Ho subito fortemente l’influenza della commedia all’Italiana” ha raccontato Marc Fitoussi in sala “la conoscenza di quel cinema è stata fondamentale per me, perchè quello che mi è sempre piaciuto è il dosaggio sottile tra commedia e dramma. Per “La Ritournelle” ho scelto proprio questi toni, e quando il pubblico esce dalla sala mi dice di non aver ben capito se ha assistito ad una commedia o ad un dramma”
L’umorismo de “La Ritournelle” è in effetti legato a queste qualità di confine, un po’ come le commedie popolari di Claude Pinoteau, rispetto al quale Fitoussi sembra riferirsi con un racconto di ri-educazione ai sentimenti positivamente anti moralista, seguendo le avventure di Brigitte nella capitale con quel tocco scanzonato che gli consente di far emergere dal volto della Huppert il senso del gioco e la scoperta di una seconda giovinezza, ma ricercando tra le pieghe della leggerezza “pop” quella rêverie malinconica che Gaston Bachelard descriveva come crocevia tra consapevolezza del presente e rifugio nelle immagini del passato, sopratutto quelle legate all’infanzia, basta pensare al modo in cui viene raccontata la fugace avventura tra Brigitte e il danese Jesper (interpretato dall’attore svedese Michael Nyqvist) dall’incontro in piscina al giro improvviso sulla ruota panoramica.
Ne “La Ritournelle” il gusto “retrò” non ha quindi i limiti di una scelta esteriormente vintage, ma è caratterizzato da sottili interferenze cognitive legate al ruolo attivo della memoria nel dialogo tra le diverse “età della vita“, il riconoscimento simultaneo del significato racchiuso in un suono, un oggetto, una fotografia, che, per usare una frase di Barthes, si realizza in “una frazione di secondo”.
È l’immagine stessa di Isabelle Huppert che si sovrappone alla nostra memoria di spettatori, qui messa a nudo attraverso un percorso simile al viaggio della Deneuve nel già citato film di Emanuelle Bercot, è la sua scoperta privata e quasi adolescenziale di una Parigi intima e marginale, ed è sopratutto il lavoro di Marc Fitoussi sugli elementi della commedia, che oltre alle influenze di cui abbiamo parlato, viene arricchita dal contributo musicale di Tim Gane e Sean O’Hagan, due dei membri fondatori degli Stereolab e collaboratori ormai fissi del regista Francese, che per “La Ritournelle” hanno elaborato una riuscita fusione tra pop inglese e french touch, con quelle qualità che si ancorano al groove del dancefloor mentre descrivono un paesaggio interiore e malinconico; musica lontanissima dai paesaggi della Normandia ma aderente ai ricordi di un’intera stagione con la levità rivelatoria di un “ritornello”.