Uscito nel 1978, il primo, leggendario Halloween è un film capitale. Non come ogni tanto si legge per essere il primo slasher movie, anche perché non è il primo, ma per avere canonizzato il genere. Non solo, però. Il film di John Carpenter (N.d.r. l’intervista a Carpenter su Indie-eye) è uno dei film che meglio hanno saputo rappresentare la fisiologia perbenista della provincia statunitense. Michael Myers incarna il male puro. Un male nato dal nulla in una famiglia qualsiasi e che si accanisce sui giovani. Il cliché più abusato negli slasher è proprio quello dell’assassino che uccide brutalmente le coppiette mentre fanno sesso, tanto che in quei film la final girl, la protagonista femminile ultima superstite della strage è di solito la vergine del gruppo, mentre il sesso equivale a una condanna a morte.
Questo filone horror, composto da formule fisse, si è sviluppato assumendo esso stesso uno sguardo moralistico nella condanna della sessualità, quando per Carpenter gli omicidi seriali erano proprio la rappresentazione della repressione della libertà giovanile.
Nonostante possa sembrare aperta, la conclusione di Halloween è simbolica e avrebbe già potuto chiudere per sempre la storia di Michael. Creduto morto dopo essere precipitato da una finestra, il corpo del killer sparisce. Qui Carpenter termina il proprio film con uno dei finali più belli mai realizzati: inquadra le porte di alcune case di Haddonfield, la cittadina immaginaria dove si svolge la storia, mentre noi sentiamo il pesante respiro di Michael. È lui che è ancora vivo e pronto a uccidere, o forse il male che rappresenta è ormai un’emanazione della città?
Il botteghino non tiene conto di queste sottigliezze, e visto l’enorme successo del film sono stati prodotti un’enormità di sequel, reboot e spin-off. Prima sette seguiti sui quali Carpenter ha avuto poco o nessun controllo, e infatti sono horror piuttosto convenzionali, privi della valenza sociale del primo capitolo (n.d.r. La Halloween Film Collection li raccoglie tutti).
Chi ha cercato di riportare la saga a una maggiore profondità è stato Rob Zombie con Halloween The Beginning e Halloween II. Zombie però si è concentrato sulla psicologia di Michael, creandogli delle motivazioni e una psiche in contrasto con l’idea alla base del film, cioè la totale anonimità del personaggio. A questo punto entra in gioco il regista David Gordon Green.
Nel 2018 viene deciso, con l’approvazione e l’appoggio di Carpenter, di girare Halloween, seguito diretto del suo primo film, cancellando così più di vent’anni di sequel. Gordon Green fino a quel momento aveva avuto una carriera piuttosto diseguale, tra drammi, film demenziali, film sentimentali e fantasy. Con Halloween ha dimostrato di avere le capacità anche per l’horror. Sebbene il suo film non possa reggere il confronto con l’originale, il regista era riuscito a unire in una bella miscela lo splatter e l’eleganza stilistica, oltre a divertirsi a ribaltare completamente il film di Carpenter.
Il progetto era nato come nuova trilogia, e a Venezia è stato presentato il capitolo intermedio Halloween Kills. Che riprende da dove il film precedente finiva e va esattamente come ci si aspetta: Michael non è morto e torna ad Haddonfield per continuare a uccidere. Il sangue c’è, c’è anche l’eleganza cui Gordon Green ci ha abituati. Ed è anche il primo film a riprendere lo stesso discorso fatto nel 1978 da Carpenter. Gli abitanti di Haddonfield si uniscono per dare la caccia a Michael, ma il loro odio degenera in una furia irrazionale. Apprezzabile questo ritorno alle origini ideologiche della saga, ma è un tentativo poco riuscito.
Per parlare della violenza intrinseca delle società umane a Carpenter bastava inquadrare delle porte, una sottigliezza del tutto assente in Halloween Kills, dove la vittoria del male rappresentato da Michael viene sancita dalla voce fuori campo di Laurie Strode, sempre interpretata da Jamie Lee Curtis.
Halloween Kills parla anche del presente e ciò è apprezzabile, ma è goffo nel farlo. Questa rozzezza era assente nell’Halloween del 2018, perché i suoi sottotesti erano soprattutto cinematografici: Laurie, vittima prototipo delle vittime negli horror, ribalta gli stereotipi formalizzati dal suo stesso personaggio nel 1978 diventando cacciatrice del cacciatore, cui succede ciò che a lei era successo quarant’anni prima.
Se come slasher movie questo nuovo sequel rimane valido, la banalizzazione di un tema fondamentale e attualissimo lo appesantisce. Ha i suoi momenti e ogni volta che partono le poche, inquietanti note del tema un brivido scende lungo la schiena. Piacerà agli appassionati della saga e degli horror, e assieme al precedente è un seguito degno dell’originale. Ciò non toglie che in quel respiro finale c’era già tutto quello che Halloween doveva dire.
Halloween Kills di David Gordon Green (USA 2021 – 105 min)
Interpeti: Jamie Lee Curtis, Judy Greer, Andi Matichak, Will Patton, Thomas Mann, Anthony Michael Hall
Sceneggiatura: David Gordon-Green, Danny McBride, Scott Teems
Direttore della fotografia: Michael Simmonds
Montaggio: Tim Alverson
Scenografie: Richard A. Wright
Costumi: Emily Gunshor
Musica: John Carpenter, Cody Carpenter, Daniel Davies