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Hive di Blerta Basholli: recensione

Una cittadina del Kosovo nei primi 2000 e il peso schiacciante del patriarcato sulle speranze, i desideri e la memoria di una vedova. Hive, la recensione del film di Blerta Basholli, visto alla Festa del Cinema di Roma

La morte aleggia intorno a loro, in sacchi bianchi accatastati su un camion, l’immagine culturale che Blerta Basholli ci restituisce nei primi minuti di Hive è quella di eroi sfortunati, catturati dai nemici, della natura sacrificabile a cui questo intero piccolo paese è andata incontro.

Siamo in una cittadina del Kosovo nei primi anni 2000, la guerra è finita ma molti uomini sono scomparsi lasciando mogli vedove che ancora attendono il loro ritorno. Fahrije è una di queste donne, pur non avendo esaurito le lacrime è pronta a prendere in mano non solo la sua vita, ma quella dell’intera famiglia. Muoversi però mette in discussione il legame stabile che, secondo la cultura egemone, una donna deve avere con la sua casa e la domesticità, non c’è nessuno pronto a renderle le cose semplici.

Uomini e donne si rivoltano contro di lei e chiunque la aiuti, spingendosi in reazioni di una violenza incomprensibile. Lei lo ha tradito, lo ha lasciato andare, assumersi il peso della verità e rifiutare la logica stessa dell’imprigionamento diventa un gesto di infedeltà inconcepibile. Vivere nella continua attesa di un ritorno, sopravvivendo con misere elemosine, rifiutando qualsiasi lavoro o impresa che possa nutrire la propria dignità è nell’ordine naturale di una società gretta e patriarcale.

Hive racconta una storia semplice, fin dal principio è facile indovinare dove sia diretto il film, l’unica incognita è quanto sarà complicato per la protagonista raggiungere l’obiettivo.

Basholli ha uno stile minimale, nessun fronzolo, nessun sentimentalismo, Yllka Gashi con la sua performance e il suo volto granitico prende in ogni momento la nostra attenzione, lasciando intravedere a tratti la sua vulnerabilità dietro alla determinazione d’acciaio che è spinta sempre a mostrare.

Solo per un attimo si abbandona alla memoria, scopriamo qualcosa di suo marito, un uomo gentile, che ha costruito i suoi alveari con grande passione, parole che ci forniscono un dettaglio in più, un tassello da aggiungere alla tragedia vissuta da questo popolo, Fahrije e le donne che le stanno attorno non hanno perso solo qualcuno che amavano ma anche una generazione di maschi che forse sarebbero stati in grado di far progredire la società stessa, promuovendo un’evoluzione della mentalità difforme rispetto a quella di padri e nonni.

Hive di Blerta Basholli (Kosovo, Svizzera, Albania, Macedonia 2021 – 84 min)
Interpreti: Yllka Gashi, Cun Lajci, Aurita Agushi, Kumrije Hoxha, Adriana Matoshi

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
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Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine
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