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I Gatti del Louvre di Taiyo Matsumoto: la recensione dei due volumi J-Pop Manga

Tra le iniziative finanziate per promuovere il grande patrimonio storico-artistico del Louvre ci sono anche i fumetti. Grazie alla collaborazione tra l’importante museo  e l’editore Futuropolis, sono stati pubblicati una serie di volumi, per lo più francesi, commissionati a noti autori del settore per lo sviluppo di una serie di narrazioni originali, create a partire dallo storico edificio ubicato sulla rive droite parigina, nel I arrondissement.

Tra gli autori non francofoni coinvolti nel vasto progetto anche il celebrato e premiato mangaka Taiyo Matsumoto, autore di Tekkonkinkreet, GoGo Monster e Sunny. Non deve stupire quindi la modalità più occidentale del tratto e per certi versi di tutta la cornice narrativa scelta dal fumettista giapponese, considerato il contesto e il progetto più complessivo. 

J-Pop Manga, label per Edizioni BD, pubblica in esclusiva per l’Italia “I Gatti del Louvre” in due curatissimi volumi rilegati in copertina rigida cartonata, per consentirci di avvicinare questa affascinante opera che affronta temi di un certo peso, come la mortalità, la percezione e l’importanza dell’arte nella vita quotidiana e la relazione tra visibile e invisibile; tutti aspetti già presenti nell’opera di Taiyo Matsumoto, in forma e intensità diverse.

Senza svelare troppo di una storia le cui sorprese sono più allusive che determinate dalle torsioni improvvise del plot, è chiara sin dall’inizio la centralità del Louvre come edificio “vivente”. Organismo che racchiude la stratificazione di molteplici storie, dall’atto creativo compreso nelle opere d’arte esposte, fino alla posizione del fruitore. Fuori dall’ufficialità delle visite guidate, il museo si anima in modo impercettibile e comincia a respirare. 

Questa sottile critica al turismo di massa, condotta con rispetto e senza alcuna intenzione polemica, sembra una necessità vitale per tutti i protagonisti de “I Gatti del Louvre”. Dalla giovane guida  Cecile Garnier, insoddisfatta del proprio lavoro e alla ricerca di un contatto più intimo con la tela, fino al principe dei restauratori, l’anziano Monsieur De Mont-Valon, perfezionista attento al dettaglio e nemico della calca, l’esperienza museale descritta è un contenitore di segreti che può essere parzialmente aperto a patto si entri in contatto con una dimensione “altra”, rispetto a quella della fruizione didascalica, distratta e massificata. 

Una colonia di gatti occupa la soffitta del museo. Solo i guardiani dell’edificio, a partire dal vecchio Marcel, sono a conoscenza della loro presenza. Li nutrono e li accudiscono, mentre la doppia vita dei felini viene descritta dal mangaka attraverso le visite notturne degli animali, lungo le stanze del Louvre illuminate dai raggi lunari.

Matsumoto li disegna nel passaggio tra mondo animale e realtà cosciente, antropomorfizzando il tratto e fornendo ad ognuno di loro un carattere personale. Uno stato di passaggio che non trova spiegazioni e che rimane a metà tra una trasformazione eminentemente formativa e una di qualità iniziatica.

Il Gatto, percepisce vibrazioni nascoste, entra in contatto con l’invisibile e come davanti ad uno specchio, cerca la prosecuzione dello spazio dipinto quando si trova davanti ad un quadro. 

Il segreto della loro presenza nel grande complesso del Louvre, serve a Matsumoto per offrire un’immagine inedita del museo, sfruttando una serie di topoi della letteratura fantastica, tra cui quello delle persone scomparse dentro i dipinti che arriva a citare la rilettura fatta da Roald Dahl di alcune storie per l’infanzia.

Se ne distacca presto l’autore giapponese, mostrando un mondo senza incantesimi e una realtà extramondana che promana dalla coscienza. 

Non c’è una magia evidente o il dibattersi di energie paranormali nell’esplorazione della quinta dimensione, ma una riflessione più sottile sul corso del tempo, come  capacità di connettersi tra un mondo e l’altro, scardinando ogni certezza fisica.

Chi sono lo svagato e sognatore Fiocco di Neve, il cinico Saracco,  il longilineo e saggio Pertica? Chi è la piccola Arietta, scomparsa da bambina senza lasciare alcuna traccia e come l’Erica di Roeg/Dahl in The Witches destinata a vivere dentro un dipinto? Cosa sono le diverse generazioni di guide e guardiani che ancora occupano il Louvre con le loro storie personali e l’esperienza individuale di tutti gli spazi e le sale condivise? 

Il passaggio dalla vita alla morte riflesso nell’opera d’arte, esclusa e completamente dentro il divenire temporale, soggetta alla corruzione e agli agenti del tempo eppure finestra sull’immutabilità atemporale delle forme, si manifesta attraverso la scomposizione che Matsumoto compie su “Les funérailles de l’amour“, il grande dipinto attribuito a Henri Lerambert, allegoria della scuola di Fontainebleau che raffigura una sepoltura come evento festante. Un cupido che ci guarda scherzosamente dal quadro, i compagni in processione senza alcuna afflizione, l’amore defunto sulla bara, condotto fino al tempio di Diana, mentre i sette poeti de La Pléiade seguono con tono grave. Dall’alto, Venere, veglia e accompagna tutta la processione su un carro trainato da colombe. Un’assemblea giocosa che serve al mangaka per introdurre il passaggio senza traumi con il tramite della luce, in un rispecchiamento che è anche piccola grande lezione sullo sguardo.

Mentre Cecile apre la porta dove il dipinto è custodito, la fessura illumina una porzione della tela. Sarà da quello spicchio di luce che Fiocco di Neve potrà effettuare il suo salto dall’ombra alla luce, dentro questa sospensione pittorica del tempo descritta come una condizione onirica.

Matsumoto frattura il quadro con la tecnica della graphic novel e lo separa in una serie di segmenti narrativi, scomponendo i luoghi e il “vedere attraverso” della narrazione prospettica.

Il Gatto diventa allora custode di questa relazione indicibile tra luce e ombra, visibile e invisibile, umano-non umano: un viaggiatore del tempo che improvvisamente dimentica, ma anche un traghettatore per quelle voci che dai dipinti trasmettono segnali di vita agli spettatori sensibili. 

Nell’idea di restauro che Cecile esprime davanti alla gioconda insieme a Monsieur De Mont-Valon viene espresso lo stesso avvitamento temporale che la consegna dell’orologio genera nell’elaborazione della memoria tra Marcel e la sorella scomparsa: eliminare le tracce dei precedenti restauri, tornare all’origine della visione primaria, quella di Da Vinci, per rielaborare un restauro che parta da quello sguardo.

Vedere attraverso.

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