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Il collezionista di carte: la colonna sonora di Robert Levon Been

Robert Levon Been firma la bella colonna sonora per l'ultimo film di Paul Schrader, il collezionista di carte. Sospesa tra incubo e ascesi, elettronica e rock delle radici, parte da un'intuizione dello stesso Schrader sviluppandosi verso la formazione vera e propria di una canzone nel corso dello stesso film, un processo generativo che funziona in parallelo a quello delle immagini, nella relazione stretta tra visione e coscienza.

Quando Michael Been fu scritturato da Martin Scorsese nella parte di Giovanni Battista per L’ultima tentazione di Cristo, il figlio Robert Levon era un bambino. Il musicista californiano, membro fondatore dei The Call, incontrò Paul Schrader in quel contesto per poi tornare a collaborare con lo sceneggiatore e regista americano sul set de Lo spacciatore, il film interpretato da Willem Dafoe distribuito nel 1992, per il quale scriverà le musiche. Robert aveva sedici anni e aiutò il padre in studio per una colonna sonora sospesa tra roots rock e synth music crepuscolare.
Michael è scomparso nel 2010 all’età di 60 anni per un attacco di cuore, mentre lavorava come tecnico del suono al Pukkelpop festival, durante il tour dei Black Rebel Motorcycle Club, il combo originariamente fondato dal figlio Robert Levon Been, insieme a Peter Hayes e Nick Jago.

Come abbiamo raccontato, gli elementi estetici e narrativi che legano Lo spacciatore a Il collezionista di carte sono molteplici e anche per questo motivo Paul Schrader si è rivolto a Robert Levon Been per la colonna sonora del suo nuovo film recentemente presentato in concorso alla 78/ma mostra internazionale del cinema di Venezia.

Ho iniziato scrivendo la canzone originale dei titoli di coda e lentamente questa si è evoluta nella colonna sonora dell’intero film – racconta Been – Il mio metodo qui non era convenzionale e si è svolto essenzialmente al contrario, poiché ho composto per prima la canzone che chiude il film. Ero un adolescente quando mio padre ha lavorato con Paul in Lo Spacciatore, componendo i brani nel nostro studio a casa. Registrai di nascosto parti di basso e chitarra quando Paul non c’era, e alla fine fui scoperto. Poter lavorare con lui così tanti anni dopo – legittimamente, questa volta – è abbastanza surreale, ma è stata una sfida unica contribuire ad espandere la visione di Paul e la storia stessa del film, attraverso il paesaggio sonoro e la composizione delle canzoni, per sottolineare i personaggi e la narrativa del film. Finito il film, non mi sembrava giusto abbandonare le canzoni in potenza, ecco perché ho pensato di creare un album che potesse includere anche alcune versioni alternative e complete delle canzoni che si sentono nel film. Un’impresa enorme, ma ciò che non ti uccide ti rende Schrader”.

Sono quattordici i brani in tracklist e includono anche la conclusiva Mercy Of Man, dove Robert Levon è accompagnato impercettibilmente dalla voce della cantautrice folk S.G. Goodman.

Il brano riassume l’atmosfera e le scelte sonore dell’intera colonna sonora, ricordando in parte gli U2 del periodo migliore, quelli tra Unforgettable Fire e The Joshua Tree. Senza quindi rinunciare all’incedere epico e marcatamente narrativo, Levon Been lavora moltissimo sui soundscapes chitarristici, capitalizzando l’esperienza psichedelica dei BRMC, ma conducendola verso risultati più visionari ed eterei. A nostro avviso è un brano straordinario e racconta molto bene la doppia valenza di una colonna sonora che oscilla continuamente tra l’incubo e l’ascesi, l’elettronica e il rock delle radici.

Proprio su Mercy of Man, è Robert Levon Been a raccontare l’interazione con Schrader: “Paul mi aveva contattato chiedendomi se volevo scrivere una canzone originale per una sequenza finale molto intima. Il concetto era molto allettante, ma devo ammettere che quel tipo di composizione rappresenta anche la mia più grande paura: scrivere direttamente sull’immagine con una precisione tale da assumere il controllo della narrazione in modo sostanziale, cosa da cui Paul non si allontana mai. Mi ha reso abbastanza nervoso, perché so quanto sia facile rovinare rapidamente un film con un solo testo nel momento sbagliato. Per fortuna per “Mercy Of Man”, avevo S.G. Goodman lì a New York che cantava con me per aiutarmi a sperimentare come creare una sorta di duetto non convenzionale, il cui scopo è quello di evocare le emozioni dei due personaggi in quella scena finale

Niente affatto ingombrante, il lavoro di Levon Been parte quindi da un’intuizione dello stesso Schrader tanto da diventare una cellula per tutta la colonna sonora, scomposta a ritroso per ricavare i frammenti, le reverie, i riflessi e tutto quell’insieme di suoni al confine con il sound design che caratterizza l’intero lavoro. Il risultato è la formazione vera e propria di una canzone nel corso dello stesso film, un processo generativo che funziona in parallelo a quello delle immagini, nella relazione stretta tra visione e coscienza.

Original Songs from the Card Counter di Robert Levon Been esce per PIAS

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Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.
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