venerdì, Novembre 22, 2024

Il giovane favoloso di Mario Martone: la recensione

Di tutto il fermento rivoluzionario che circonda e in qualche modo causa la mancata pubbblicazione dello “Spettatore Fiorentino”, Mario Martone ne “Il Giovane Favoloso” non parla esplicitamente, perchè più che agli eventi che si legano anche alla storia di un malinteso, si dimostra sopratutto interessato alla necessità intima di quel progetto al di là delle vicende che bloccarono la nascita del periodico settimanale di cui Giacomo Leopardi si stava occupando nel 1832: “E crediamo ragionevole che in un secolo in cui tutti i libri, tutti i pezzi di carta stampata, tutti i fogliolini da visita sono utili, venga fuori finalmente un giornale che faccia professione d’essere inutile: perché l’uomo tende a farsi singolare dagli altri, e perché, quando tutto è utile, resta che uno prometta l’inutile per ispeculare.

Delle parole del Preambolo a lo “Spettatore Fiorentino” appena riportate, che risuonano con un altro elogio dell’inutile, quello di Baudelaire ne i frammenti de  “Il mio cuore messo a nudo” dove scrive “essere un uomo utile mi è sempre sembrata una cosa squallida“, Mario Martone ne interpreta in qualche modo il senso; nel film, durante una conversazione con gli amici liberali, Leopardi accenna al progetto fallito aggiungendo di non esser mai stato troppo convinto di quel titolo perchè avrebbe preferito chiamarlo “le Flâneur”, un riferimento che da una parte interpreta tutto l’ultimo Leopardi alla luce di quei concetti, attraverso i quali il poeta recanatese descriveva il letterato come un “perdigiorno” che non deve “giovare al mondo, ma dilettare quei pochi che leggeranno”.

Il secolo credeva il contrario e il Leopardi di Martone è quello che si lascia sorprendere dalle apparizioni e dall’epifania della natura, che cerca le spaccature di un tempo interiore e che come La passante baudeleriana tende a fare dell’esperienza anonima tra la folla uno strumento elettivo di comprensione del reale. Innervato dai versi Leopardiani, “il giovane favoloso” sceglie una via quasi rosselliniana nel farsi sguardo in movimento tra la natura e i resti materiali della storia, in una prospettiva simile per stratificazione, ma rovesciata rispetto alla ricostruzione politica e storica di “noi credevamo” sceglie un linguaggio di tipo poetico-filosofico, lavorando sulla cronologia biografica in modo visionario e legato sopratutto alla percezione soggettiva delle immagini Leopardiane, quasi a tradurre visivamente quell’immaginare il mondo e gli oggetti come “doppi” che il poeta descrive nella “prima domenica dell’Avvento”.

Sono per esempio i due momenti legati a “l’infinito”, il primo sconnesso rispetto ai versi il secondo ripetuto insieme alla forza attrattiva del testo, ma anche la potentissima resa visiva de “La ginestra” con una Napoli che si rivela nella mente più che dall’osservazione diretta, attraverso le immagini di un documentario espressionista che inquadra il Vesuvio come fosse la genesi di un universo. Ed è proprio tutta la parte napoletana del film che assume l’incedere di una visionaria e ininterrotta Flânerie, dove Elio Germano / Leopardi  si intrattiene di notte con la gente del popolo, esplora i bassifondi di un postribolo infernale, scopre i resti di un paesaggio che attraversa il tempo della Storia nonostante il peso del proprio corpo deforme.

Ci è sembrata sorprendente, proprio in questa linea di pensiero, la collaborazione di Sascha Ring (Apparat) per le musiche del film, sappiamo bene come il sound design del musicista tedesco si muova da sempre in un territorio dell’elettronica che privilegia la dispersione del travelogue all’ancoraggio del groove; la sua è una musica che interagisce con il paesaggio in continuo movimento del film di Martone e in qualche modo assolve quella funzione di vertigine temporale che era presente, su un piano diverso, anche nel film precedente del cineasta napoletano, ma ne “il giovane favoloso” in una direzione che punta dritta all’anima delle cose.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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