lunedì, Novembre 18, 2024

Instructions not Included di Eugenio Derbez: la recensione

Il curioso caso di un film messicano che ha sbancato i botteghini in patria, dopo un passaggio – prima in sordina, poi trionfale – in anteprima negli States. Ha indovinato la formula del successo il poliedrico Eugenio Derbez, che con Instructions not included  storia di paternità che sancisce il suo esordio alla regia cinematografica – ha superato tutte le più rosee previsioni. Alle spalle Derbez vanta una lunga e versatile carriera come attore, regista, scrittore e produttore, fra teatro, cinema e televisione. Una popolarità immensa in America Latina e una fama ormai consolidata negli Stati Uniti hanno così fatto da traino, ma a conquistare il pubblico è stato l’azzeccato mix di spunti comici, lacrime, smorfie e buoni sentimenti.

La formula pare arcinota: Valentin, sfaccendato (e un po’ stropicciato) latin lover di Acapulco, si ritrova inaspettatamente padre. Il frugoletto, una bimba vivace che risponde al nome di Maggie, è mollata in quattro e quattr’otto dalla madre Julie, vecchia-fiamma-da-una-giornata-in-spiaggia. Quando la bionda ex, con un trucchetto, gira i tacchi e se ne va, l’esistenza di Valentin cambierà per sempre. Superata la diffidenza iniziale e perse le speranze di ritrovare Julie, il fobico Valentin si trasferirà rocambolescamente a Los Angeles, entrerà per caso nel mondo del cinema come stuntman e scoprirà le gioie della paternità. Sette anni dopo, quando il legame fra i due sarà ormai indissolubile, la madre biologica di Maggie tornerà a bussare alla porta, pronta a dare battaglia per ottenere la custodia esclusiva della figlia.

Sospeso tra Tre uomini e una culla e Kramer contro Kramer, il plot sembra costruito apposta per arruffianarsi le simpatie di un pubblico in cerca di emozioni a buon mercato, eppure il film funziona grazie alla naturalezza con cui si muove da un registro all’altro, passando impercettibilmente (e quasi imprevedibilmente) dalla commedia giocosa al dramma, con inserti tragicomici, citazioni cinematografiche, dialoghi surreali e riflessioni spicce sulla vita. A mettere in moto la pellicola è la chimica che si instaura fra il personaggio di Derbez, che progressivamente si libera dei tratti macchiettistici iniziali, e la dolce, intelligente, furbissima Maggie (Loreto Peralta, bimba messicana che padroneggia impeccabilmente inglese e spagnolo). Accanto a loro, una galleria di personaggi sopra le righe (dal nonno indomito alla procace vicina di casa, dal camionista nerboruto al rumoroso produttore) danno vita a una serie di sketch comici che paiono deviare di continuo dal binario principale. A tempo debito, una sceneggiatura sapiente e calibrata ne riordinerà – salvo qualche pezzo tenuto insieme con lo scotch – le fila. Un immaginario di colori saturi e caldi che guardano a Wes Anderson fa da cornice all’universo di fantasia che Valentin crea per la piccola Maggie, pur di non farle scoprire che la madre l’aveva abbandonata ancora in fasce (qui lo spunto narrativo ricorda La vita è bella).

Mentre la voce fuori campo dello stesso Valentin accompagna lo spettatore, a fare da cesura ideale fra i vari momenti, sancendo il percorso di maturazione del protagonista, sono una serie di tuffi nel vuoto: Valentin diventa grande (almeno nelle intenzioni paterne) quando salta dalla mitica Quebrada, la scogliera di Acapulco dal quale Johnnie Bravo letteralmente lo lancia per “prepararlo alla vita” e scacciarne tutte le paure; diventa metaforicamente padre, quando salta dalla suite dell’albergo losangelino per salvare la piccola Maggie che rischia di affogare nella piscina che si trova molti molti metri sotto di lui; si prepara al momento più difficile quando salta dalla cima del grattacielo cinematografico in fiamme per non tradire Maggie, che vuole fare bella figura davanti alla madre. Alla fine Valentin percorrerà a ritroso la strada che congiunge Messico e Stati Uniti, per tornare nella sua Acapulco. Un ultimo salto, il più importante, chiuderà il cerchio.

Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi
Sofia Bonicalzi è nata a Milano nel 1987. Laureatasi in filosofia nel 2009 è da sempre grande appassionata di cinema e di letteratura. Dal 2010, in seguito alla partecipazione a workshop e seminari, collabora con alcune testate on line.

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