Jordan Crane si porta dietro Keeping Two da vent’anni. Dopo i primi disegni realizzati intorno al 2000, l’ipotesi di svilupparne la storia si arena e come ha avuto modo di raccontare in alcune interviste, riemerge tutte le volte che il senso di vuoto di fronte ad un possibile nuovo progetto lo costringe davanti alla pagina bianca. Un interstizio doloroso che in qualche modo promana direttamente dal limite sondato, tematico e formale.
Pubblicato con un volume dagli angoli stondati, anche nella bella edizione italiana proposta da Oblomov, non presenta alcuna numerazione sulle pagine ed è un bianconero virato al verde. Due scelte estetiche fortemente volute da Crane, la prima per restituire l’andamento senza marcature del flusso di coscienza, la seconda per immergere personaggi e narrazione in una tonalità dai molteplici significati, ma che in termini percettivi frappone un diaframma notturno e sospeso alla realtà rappresentata.
Quale realtà inquadri lo storytelling di Crane è impossibile da definire con certezza, perché memoria, desiderio, paranoia e immaginazione si intersecano su più piani, nonostante la dicotomia di partenza, quella di una coppia che si immerge nella lettura di un libro, dove la tragedia della perdita colpisce un secondo nucleo famigliare, apparentemente confinato nella cornice finzionale.
Crane scinde i due livelli con alcuni accorgimenti grafici che solo apparentemente assolvono la funzione classica di un mascherino cinematografico, nella separazione tra immagine del reale ed elaborazione mnestica. Apparentemente, perché Il luogo del racconto fittizio si trasforma a contatto con il menage di Will e Connie, diventando un territorio permeabile.
Se il plot del romanzo sembra procedere autonomamente, le marcature con il presente della coppia diventano progressivamente più labili, tanto da assumere la qualità di un’immagine rifratta. Quel libro letto ad alta voce sembra un salto nel tempo e si sedimenta perfettamente tra gli scarti e i silenzi della coppia, come se le due scansioni del racconto fossero una soggettiva palindroma e reversibile: l’una il passato e il futuro dell’altra.
Nella straordinaria architettura certosina degli orditi, Crane non cede alla tentazione del puzzle, ma sottrae quei segni utili a separare in modo binario i due stati di realtà. Questo gli permette di ampliare l’eco reciproca tra le due linee, mentre altre vengono aggiunte nella seconda parte, dove l’immaginazione di Will e Connie comincia a investire entrambi con la forza distruttiva e predittiva della paranoia.
Se il riflesso delle proprie mancanze nella lettura comune, crea uno spazio virtuale che trasforma la storia di finzione in qualcosa di diverso, sospeso a metà tra memoria e fantasia, l’attivazione delle fobie quotidiane, proietta nel tempo dell’attesa il senso di un imminente disastro.
La perdita di un figlio confinata nella dimensione letteraria e la crudeltà del caso a far da collante tra l’inerzia e ciò che potrebbe improvvisamente accadere nella vita presente della coppia, cominciano a dialogare, scambiandosi posizione, sovrapponendo tutti i livelli e consentendo al lettore di ricostruire altre tracce non previste, affinché possa muoversi liberamente tra gli snodi.
La parola, ridotta all’osso attraverso frasi taglienti e il rumore delle cose, agevola la forza del tratto, minimale e preciso nel descrivere la relazione tra corpi e ambienti, ma sottoposto a improvvise dilatazioni visionarie che minano dall’interno l’ordine di realtà rappresentato.
Eppure, nonostante l’intrico, Keeping Two non è aggrovigliato su se stesso e restituisce con rarissima potenza quel senso di vuoto, paura e lutto che attraversa il percorso di una coppia. Mangiati dal terrore di viversi, Will e Connie possono sprofondare nello spazio circoscritto di una cucina o nell’abitacolo di una macchina.
Crane ne indaga gli abissi e la possibilità di risalirli attraverso quel crocevia tra memoria, sogno e visione, che alternativamente potrebbe promanare da una riflessione spirituale, dalla modificazione di una realtà subatomica attraverso i processi mentali, dalla capacità di creare uno spazio d’amore con l’abbandono di qualsiasi apocalisse.
Keeping Two è apparentemente una storia sulla perdita, ma anche un viaggio lungo il quale si trova qualcosa che era sembrato irredimibile fino a quel momento.
Una giovane coppia è bloccata nel traffico, legge un libro ad alta voce per far passare il tempo. La relazione è già tesa, ma tra la rabbia del sentirsi intrappolati nell’abitacolo, il frastuono dei clacson e un romanzo che tocca corde troppo intime, la tensione sale alle stelle. Quando, raggiunto l’appartamento, uno di loro esce per comprare la cena e noleggiare un film per la serata, ognuno dei due giovani innamorati è costretto a confrontarsi, in assenza dell’altro, con il vuoto e l’insicurezza in modi inattesi e scioccanti.
AUTORE: JORDAN CRANE
EDITORE: OBLOMOV EDIZIONI
TRADUZIONE: ELENA FATTORETTO
COLLANA: CRUMB
PAGINE: 316 / BICROMIA
FORMATO: 14×21 cm
RILEGATURA: BROSSURA
ISBN: 9788831459556
PREZZO: € 20,00 SCONTO 5% = € 19,00 sul portale Oblomov
Jordan Crane (1973) è una personalità poliedrica che lavora dal 1996 su più fronti, tra design editoriale, grafica, serigrafia e fumetto. I suoi libri includono The last lonely Saturday, Col-Dee, The clouds above, Keep our secrets, We are all me, e la serie a fumetti Uptight, pluripremiata agli Ignatz Award. Keeping Two è il progetto sul quale ha lavorato negli ultimi vent’anni. Vive a Los Angeles con la sua famiglia.