Monia Chokri e il suo primo lungometraggio approdano al 72/mo Festival di Cannes nella selezione “un Certain Regard”
[perfectpullquote align=”full” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#ed9c23″ class=”” size=””]Sophia è una giovane cittadina di Montréal. Fresca di un brillante dottorato, ma senza un vero impiego, ritorna a seguire le tracce della spensieratezza adolescenziale, nemica della sveglia mattutina e inaffidabile nel nuovo ed insoddisfacente lavoro. Il posto vacante per cui aspirava dopo anni di studi era la cattedra universitaria, assegnata però al figlio di un noto professore. Dopo questa delusione, la giovane donna si chiuderà in un mondo tutto suo, in cui le conoscenze saranno limitate ai suoi genitori – affettuosi ed entusiasti della loro vita – e a suo fratello Karim (Patrick Hivon), confidente e amico. La tenera relazione tra i due verrà messa a dura prova quando un’altra donna entrerà a far parte della vita di Karim, facendogli perdere la testa.[/perfectpullquote]
“La femme de mon frère” vuole sorprendere per ritmo e montaggio frenetico, applicati ad una storia intima e di relazioni in puro stile Nouvelle Vague. Primissimi piani, camera a spalla e movimenti veloci che fanno da controparte a lunghi piani sequenza. Il montaggio, i tagli improvvisi e le transizioni colorate ci impediscono quasi di pensare, lavorando soprattutto su un tipo di estetica diventata irrimediabilmente pop, ed è una strategia narrativa che in qualche modo funziona.
Ad accompagnare le immagini, una colonna sonora che tende al contrasto, alternando musica pop agli intarsi bachiani.
Dialoghi scarni ed essenziali, legati al flusso del linguaggio quotidiano, evidenziano il motto di spirito senza che questo diventi una cifra ingombrante di derivazione alleniana.
Allo stesso tempo “La femme de mon frère” è anche un viaggio nell’interiorità. Viaggio intimo e personale, nel quale la regista indaga fino in fondo le complessità delle relazioni familiari. Di quella fraterna vengono evidenziate le sovrapposizioni più difficili e ambigue, suggerendo aspetti indicibili, senza forzare la mano né svelare dettagli che al contrario avrebbero fatto naufragare il film.
Assomiglia ad un fumetto La femme de mon frère, ma convince nel suo passaggio senza soluzione di continuità tra colori, linguaggio ed emozioni, sono infatti queste a vivere di numerose possibilità, grazie alla forza del non detto.