Poche ore prima di celebrare il suo matrimonio nella tenuta del padre, Laura si concede una passeggiata in solitudine ritrovandosi a una festa insolita. La musica e l’atmosfera la distraggono per un attimo dai suoi pensieri fino a quando un evento inaspettato cambia drasticamente il corso della serata, coinvolgendo il padre e il suo futuro sposo.
A volte anche le migliori intenzioni non bastano. Non c’è niente che mi aiuti a stemperare la delusione di una storia non riuscita. Ogni singolo fotogramma de La festa silenziosa, contribuisce con l’aiuto di una colonna sonora saldamente drammatica, a darti la costante percezione di una minaccia incombente ma quando questa si realizza il film si paralizza. La suspense, la tensione, l’inquietudine restano cristallizzate in una trama che si svolge ma non ti tocca.
I sentimenti dei personaggi non emergono mai, si muovono, collidono ma restano per noi sconosciuti. Laura, interpretata da Jasmine Stuart, è nervosa, disinteressata, sta per sposarsi ma sembra non cercare l’attenzione né del futuro marito né del padre, risponde laconicamente a ogni interrogativo e sembra che ogni cosa le scivoli addosso.
Il fidanzato, Esteban Bigliardi, è un uomo ordinario, banale, inoffensivo, a differenza del personaggio impersonato da Gerardo Romano, una sorta di super io, inarrestabile quando si tratta di mantenere intatto il suo orizzonte etico.
Quando qualcosa sopraggiunge a turbare un’ossessiva intimazione di felicità è lui l’unico a cui è permesso combattere, è il padrone dei sentimenti della figlia. Ciò che Diego Fried vuole fare è chiaro, la sua protagonista non solo è vittima di un abuso violento ma oppressa da una prospettiva morale, quella del padre soprattutto, che si impossessa della sua ingiustizia, della sua voce, della sua necessità di vendetta.
Fried però lascia scivolare il film troppo velocemente in un thriller, perdendo la dolorosa intensità poetica che Jasmine Stuart avrebbe potuto dimostrare, sminuendo la tempesta emotiva che la investe.
L’unico luogo moralmente scomodo in cui il regista ci inserisce è laddove non ci permette alcun tipo di reazione empatica, di resistere dall’approfondire quelle dinamiche che ne stabiliscono l’atmosfera narrativa.
Se avesse osato immergersi un po’ più a fondo, forse anche quel vortice di violenza che si scatena avrebbe avuto più senso e soprattutto ci avrebbe permesso una partecipazione più autentica e più viscerale.
Qualcuno aveva trasformato questo strato di prostrazione in uno stato di grazia, l’aveva chiamata “la beatitudine del perdente”. Sarebbe stato bello fosse stato così anche ne La festa silenziosa, se fosse riuscito a metterci spalle al muro, davanti a noi stessi, in una specie di nudità della mente e del corpo.
La Festa Silenziosa di Diego Fried (La fiesta silenciosa – Argentina, Brasile 2019 – 87 min)
Interpreti: Jazmín Stuart, Esteban Bigliardi, Gerardo Romano, Lautaro Bettoni, Gastón Cocchiarale
Sceneggiatura: Diego Fried, Nicolas Gueilburt, Luz Orlando Brennan
Fotografia: Manuel Rebella
Montaggio: Mariana Quiroga
Musica: Pedro Onetto