lunedì, Dicembre 23, 2024

Lights Out – Terrore Nel Buio di David F. Sandberg: la recensione

Lights out è la prima produzione di James Wan per il 2016, a cui seguiranno The Nun, spin off da The Conjuring – Il caso Enfield, Mortal Kombat, Annabelle 2, con il quale Wan continuerà a disseminare il suo universo creaturale oltre a consentire a David F. Sandberg di proseguire la sua avventura cinematografica ed infine il quarto capitolo di Insidious seguito da Saw:legacy.
Il primo lungometraggio di Sandberg, scritto insieme a Eric Heisserer (co-sceneggiatore anche di Arrival, l’ultimo Villeneuve) cerca di situarsi in quella dimensione cinematografica “resistente” con un racconto tra luce e ombra che non riesce a diventare esperienza del limite. Alcune intuizioni sono prelevate di peso dal secondo capitolo di Sinister, altre da They di Robert Harmon, una produzione craveniana del 2002. Potremmo continuare all’infinito, giusto per fugare qualsiasi dubbio sull’originalità della sorgente, aspetto che non ci interessa negli anni della velocità digitale (come direbbe Carol Vernallis) e che non interessa certamente al produttore James Wan, “maestro” di un cinema fortemente combinatorio. Versione espansa di un corto diretto dallo stesso Sandberg un paio di anni fa (lo si può vedere, insieme ad altri corti, sul profilo vimeo del regista) si esaurisce appunto in quello stesso formato, moltiplicandone la simmetria e cercando di costruire intorno a quel recinto un ennesimo racconto famigliare, vicino a quelli che abitano tutto il cinema di James Wan.

Il giochino di spegnere e accendere la luce che ci mette in contatto con l’invisibile, proprio attraverso la dimensione interstiziale tra i due stati non è del tutto lontano dalle riflessioni di Wan tra analogico e digitale, inclusa la sua ossessione per i dispositivi del protocinema. Non ci sembra comunque il caso di sprecar tempo in un’analisi teorica su questi aspetti, a cui Sandberg preferisce il tv drama e non certo nei termini di una positiva e selvaggia esuberanza del melodramma. Nessuna sbordatura, tutto rimane nel recinto della quadratura televisiva (l’incipit è in questo senso esemplare, con il cadavere dilaniato al centro di uno spot luminoso) e funziona come un dispositivo elettrico che fa il suo dovere, niente di più.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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