mercoledì, Dicembre 25, 2024

Lupin III: Il castello di Cagliostro, di Hayao Miyazaki: la recensione

Anime Factory pubblica l'indispensabile "Lupin III: Il Castello di Cagliostro" nei formati DVD, 4K-UHD e Blu Ray. La nostra recensione del film di Hayao Miyazaki e della versione distribuita da Koch Media Italia

Da Cagliostro allo Studio Ghibli; il primo lungometraggio di Hayao Miyazaki

Quella del Castello di Cagliostro rimane la vicenda più nota tra quelle dedicate al personaggio di Lupin III, per via della fama di Hayao Miyazaki, nome di prestigio che ha consentito nel tempo la distribuzione internazionale del film, capitalizzato nuovi spettatori per la saga, ma al momento della sua uscita contribuito in modo effettivo a convincere potenziali e futuri investitori a porre maggiore attenzione verso l’avventura a venire dello Studio Ghibli.

Oltre a questo, e lo dimostra l’influenza e il recupero di stile e personaggi effettuato da Takashi Yamazaki per il suo recente Lupin III – The First, il lavoro di Miyazaki ha definito le caratteristiche del personaggio per i decenni successivi. Ed è puro Miyazaki, a partire dall’attenzione al paesaggio, il tratteggio che caratterizza i personaggi, il senso geografico e architettonico che attraversa ogni momento del film.

Adattato dal manga di Monkey Punch e dalla popolare serie Lupin III dove il regista giapponese era già stato pienamente coinvolto, il film segue le vicende del noto ladro, che attraversa il paese immaginario di Cagliostro, per capire da dove abbia origine il conio di denaro contraffatto che sta inquinando il mercato globale. Affiancato da Jigen e dal fido samurai Goemon, si mette sulle tracce di un complotto ordito dal crudele conte di Cagliostro, pronto a obbligare la dolce Lady Clarissa ad un matrimonio forzato che gli garantirebbe l’accesso al misterioso tesoro.

La versione Blu Ray + HDR de Il Castello di Cagliostro edita da Anime Factory

Azione e movimento. Lo stile Miyazaki in Cagliostro

Attraversato da una forza cinematica potentissima e concitata, il film sarà di ispirazione anche per lo Spielberg/Lucas della saga Indiana Jones. Leggendaria o meno la considerazione, non è difficile immaginarne i motivi. La scrittura di Hayura Yamazaki assegna a Lupin e ai suoi compari una serie di avventure impossibili, dove le uniche possibilità di salvezza sono identificate dal massivo impiego di gadget, trovate visive, dispositivi di una tecnologia basata su una furibonda fantasia, la stessa che in qualche modo informerà la particolare lettura dell’estetica sci-fi da parte di Miyazaki.

Miyazaki piega anche il personaggio verso un idealismo umanista che gli è più consono, staccandolo dal cinismo dell’originale pensato da Monkey Punch e da quello della prima serie TV, dove si identificava in uno spirito maggiormente inaffidabile e imbroglione. Sostituisce anche la sua macchina, non più la Mercedes Benz, auto “favorita da Hitler”, ma una Fiat 500, memorabile per la sequenza di inseguimento che apre il film. Fujiko stessa perde le caratteristiche di seduttrice individualista e guadagna lo status di una collaboratrice attenta e utile alla missione.

Sicuramente meno introspettivo rispetto ad altre opere di Miyazaki, è comunque perfettamente in linea con lo stile visuale del regista giapponese, come dicevamo all’inizio.
Questo gli è possibile per due motivi. Il primo è legato al consolidamento del franchise, ormai già noto da otto anni grazie alla serie televisiva e ad un primo lungometraggio uscito nel 1978, un anno prima rispetto a “Il castello di Cagliostro”. Miyazaki, che aveva diretto un buon numero di episodi televisivi, si sente perfettamente a casa con i personaggi, già delineati in modo specifico. Può quindi elaborare delle variazioni e metterci la propria firma, per un debutto nella forma lunga che gli servirà a definire i confini di uno stile ben preciso. Sceglie quindi caratteristiche più universali, smussa le asperità meschine del personaggio principale, cercando di rivolgersi ad un pubblico transgenerazionale.

Il simbolismo della storia, che trova il suo apice nel climax allestito all’interno della torre dell’orologio situata nel castello, contrappone luce ed oscurità attraverso una figura intermedia come quella di Lupin, che pur lavorando per il bene, non sceglie in modo definitivo quella strada. Ci sono alcune similitudini con “Porco Rosso”, non solo per lo sfondo dal sapore europeo che attraversa entrambi i film, ma per il modo in cui alcuni archetipi classici della letteratura d’avventura vengono riconfigurati per presentarci figure travagliate, capaci di muoversi entro la dialettica manichea tra bene e male. Se quindi Miyazaki rende Lupin più simpatico e meno canagliesco, lo fa con un intento ben preciso, che per certi versi è agli antipodi del più recente lavoro fatto da Sayo Yamamoto per il suo bizzarro reboot, a partire dal personaggio di Fujiko.
Alcuni temi dell’universo politico ed etico cari a Miyazaki sono ovviamente assenti, mentre altri sono presenti in forma di abbozzo; tra i suoi lavori è quello che certamente privilegia l’avventura e il meccanismo di costruzione cinematica della stessa. Pura animazione allora, nel senso più funzionale del termine e nel tentativo di costruire una complessa architettura del movimento.

Lupin III: Il Castello di Cagliostro di Hayao Miyazaki. Il Blu Ray Anime Factory

Tecnicamente, il film fu stampato su pellicola 35 mm, con rapporto 1.85:1. Dopo una serie di pubblicazioni home video che attraversano qualche decennio, molte delle quali assolutamente imprecise, arriva la scansione 4k dai negativi originali operata nel 2019. Quella proposta da Yamato Video e Koch Media attraverso la label Anime Facory è appunto la versione 4k UHD realizzata per il cinquantesimo anniversario della serie televisiva, a cui viene accompagnata una versione Blu Ray in Full HD (quella in nostro possesso) con l’audio 5.1 DTS-HD che ne esalta la tridimensionalità aurale. In termini visuali, l’edizione fa giustizia di formati errati diffusi in passato e di una chiarezza colorimetrica che esalta il fulgore della pellicola originale.
Il comparto extra presenta la sequenza di coda senza crediti, il trailer originale del film e una galleria di disegni preparatori molto bella, che ci aiuta a comprendere da vicino il lavoro di Miyazaki. In regalo, con l’edizione in oggetto, una maxi-card che riproduce l’artwork originale giapponese del manifesto utilizzato nel 1979 per promuovere il film.

Per guardare da vicino l’edizione Anime Factory, guarda la nostra gallery fotografica su Instagram.

Fabiola Destrieri
Fabiola Destrieri
Critico cinematografico. Si occupa della relazione tra arte e cinema. Ha collaborato con alcune riviste del territorio milanese e con alcune gallerie d'arte.

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