domenica, Dicembre 22, 2024

Lupin the third, la donna chiamata Fujiko Mine: la recensione

Anime Factory pubblica la splendida serie di Sayo Yamamoto dedicata al personaggio di Fujiko Mine. Una rifondazione dei personaggi di Lupin III, con un occhio alla tradizione, al cinema sexploitation e visionario degli anni sessanta. Molto sesso, violenza e delirio. Ma soprattutto, molto di Fujiko Mine. La recensione del doppio Blu Ray.

Cominciamo da questo assunto: Con 228 episodi alle spalle, sei film sulla lunga distanza, 23 speciali tra il 1971 e il 2011, il franchise di Lupin III non ha mai contemplato una regista donna. 

Una regista donna per Fujiko

Nel 2011 cambia qualcosa e Sayo Yamamoto aveva appena ultimato il suo debutto nella regia con Michiko & Hatchin, la serie prodotta dalla Manglobe. L’involucro action del prodotto deve molto a serie come Cowboy Bebop e Samurai Champloo, ovvero quelle nelle quali la stessa Yamamoto aveva lavorato a fianco di Shinichiro Watanabe per lo studio Madhouse. In quel contesto si fa notare e il ceo della Telecom Animation, Yuu Kiyozono, le chiede in buona sostanza di realizzare un prodotto simile per il quarantennale di Lupin III.

La Yamamoto accetta, ma le condizioni sono molto precise: che Fujiko Mine sia la protagonista.  

Un nuovo Lupin III? Che Fujiko sia la protagonista!

La Yamamoto interpreta alla perfezione il desiderio di molti, attratti in modo particolare dalle scene più sexy in cui Lupin interagisce con la bella Fujiko, ed estende il concetto all’intera serie, ma da una prospettiva che complica la visione del personaggio da semplice oggetto sessuale ad identità sfuggente.. 
Se c’è una caratteristica che ha liberato i personaggi di Lupin III verso sviluppi che sostanzialmente dipendevano dallo sceneggiatore, è una cronologia degli eventi nient’affatto vincolante, tanto da consegnarci prospettive molto diverse, con origini ed estensioni non sempre coerenti. Tra tutti i personaggi, quello di Fujiko è stato in un certo senso destinato a minori variazioni. 
Minori sul piano della caratterizzazione ovviamente, perché in termini visuali ed iconici, i tratti del personaggio e il suo aspetto fisico, vengono liberamente interpretati in mille versioni diverse, destinandolo fino a questo momento ad una irriconoscibilità che non tocca agli altri personaggi. 

La prima cosa che fa la Yamamoto è quindi fissare l’ambientazione degli eventi durante la guerra fredda, agganciandosi ai numerosi riferimenti al periodo che erano stati disseminati lungo le vite del franchise. In questo contesto, rifonda le origini dei personaggi, in modo da ritagliare la parte più importante per la stessa Fujiko. Lupin torna ad essere l’amorale guascone tra gioco e crudeltà della primissima serie, Jigen abitare ancora una volta la sua cinica diffidenza, Goemon si impegna a regalare i momenti più divertenti di tutta la serie, mentre è molto interessante la trasformazione di Zenigata, da poliziotto goffo ed inetto, a personaggio corrotto, misogino e senza pietà. 

Lupin The Third; una donna chiamata Fujiko Mine, il Blu Ray Anime Factory – Koch Media. Due dischi con i 13 episodi della serie e un booklet illustrato di 23 pagine

Fujiko, identità e genere

Si diceva che questa rifondazione, serve in qualche modo a cambiare la percezione di Fujiko e a trasformarla in un personaggio potenziale, sfuggente, polisemico. 
Se da una parte si cerca di recuperare la qualità delle primissime serie, sfruttando quindi un procedimento di affezione e familiarità con il contesto, l’identità di Fujiko viene descritta in modo diverso da ciascun uomo che incontra, definendo quindi il personaggio attraverso una continua riconfigurazione del desiderio. Per Lupin Fujiko è una preda sessuale, ma anche una rivale che rispetta e in qualche modo giudica al suo stesso livello; per Jigen è al contrario un’egoista di cui è impossibile fidarsi, come di tutte le donne; per Goemon è santa e puttana, binomio che la inquadrerebbe come seduttrice pericolosa, ma anche donna fragile da difendere. Infine per Zenigata è un oggetto di piacere, un essere totalmente inferiore, un mezzo utile per poter raggiungere Lupin.

Chi è la vera Fujiko Mine?

Chi è la vera Fujiko, sembra suggerirci la Yamamoto? Qual è quella vera? Sfruttando quella precarietà “storica” del personaggio di cui dicevamo all’inizio, la regista giapponese ribalta la questione, rendendo gli altri personaggi come transitori rispetto alla sua identità. Un’inversione della formula che la vedeva affacciarsi di tanto in tanto nella vita dei rispettivi personaggi.

A tutto questo, la Yamamoto aggiunge un tono grafico del tutto adulto, con esplicite scene di sesso, una realtà corrotta che circonda i personaggi e una generale oscurità che non risparmia riferimenti alle droghe, l’abuso di minori e lo stupro. Anche questo, un cambio di registro radicale che muta quasi del tutto i toni scanzonati di Lupin III.

Le caratteristiche grafiche e visuali della nuova Fujiko Mine

In termini visuali, la serie punta moltissimo alla dimensione cinematica dei bozzetti vergati con la matita e quindi a recuperare l’aspetto più incerto e movimentato delle inchiostrazioni per i fumetti, tra linee fortemente accentuate e ombreggiature marcatissime. Una scelta specifica che in qualche modo recupera la provenienza originale dai fumetti di Monkey Punch. Da un altro punto di vista invece, i riferimenti sono esplicitamente legati all’immaginario degli anni 60, in particolare al cinema giapponese di genere, dai primi pinku eiga fino ai film più visionari e psichedelici di Seijun Suzuki.

Lupin the third: una donna chiamata Fujiko Mine, il Blu Ray Anime Factory

L’edizione Anime Factory contiene tutti i 13 episodi della serie in un set di due Blu Ray per 325 minuti di durata, senza la presenza di contenuti speciali. Si tratta dell’unica pecca del prodotto distribuito da Koch Media, presentato con un bel booklet da collezione, che come da consuetudine riporta le schede di tutti gli episodi e i bozzetti preparatori dei personaggi principali lungo 23 pagine a colori.

Rispetto alla stessa serie su Amazon Prim è ovviamente presente la lingua originale, che la piattaforma VOD spesso non inserisce, probabilmente per creare una differenziazione tra i prodotti destinati all’acquisto e l’offerta liquida. L’audio è un semplice 2.0 (giapponese e italiano) ad ottima qualità DTS HD, la risoluzione è Full HD con aspect ratio: 1:77:1 ovvero 16:9.

Fabiola Destrieri
Fabiola Destrieri
Critico cinematografico. Si occupa della relazione tra arte e cinema. Ha collaborato con alcune riviste del territorio milanese e con alcune gallerie d'arte.

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