Mr. Long di Sabu, sinossi. Da spietato Killer a cuoco di talento
Mr. Long (Chen Chang) è un killer taiwanese senza scrupoli. Dopo una missione fallita a Tokyo, viene ferito e si ritrova, spaesato e senza conoscere la lingua del luogo, in un piccolo sobborgo alla periferia della città. Lì conosce il piccolo Jun, un bambino di otto anni che lo aiuta a recuperare le forze e per il quale comincia a cucinare delle zuppe. Pur rimanendo ancora nascosta la sua vera identità, la fama del talento di Mr. Long in cucina si sparge velocemente tra la gente del villaggio, che si adopera per trasformare le sue doti culinarie in una piccola attività redditizia. Per Mr. Long è una buona occasione per riuscire a mettere da parte i soldi necessari per poter far ritorno a Taiwan, ma poco prima della partenza… (Sinossi Satine Film)
Mr. Long di Sabu, la recensione
La commistione arditissima ed estrema di registri non é una cosa nuova per Sabu, soprattutto nei suoi ultimi film; il bellissimo Miss Zombie, e il meno riuscito Chasuke’s Journey, presentato proprio come questo alla Berlinale, due anni prima. Come in quel caso, Mr. Long contiene piú di un film dentro l’altro e dalle atmosfere di un cupissimo apologo sulla fuga, diventa una commedia che mette al centro un concetto allargato di famiglia, aspetto frequente nel cinema di Hiroyuki Tanaka.
Il personaggio interpretato da Chen Chang condivide con Miss Zombie l’assenza quasi totale di parola, entrambi sono costretti a compiere gesti ripetuti ed automatici; umilianti lavori di casa per la non morta, la ritualitá della preparazione culinaria per il killer taiwanese. La comprensione del mondo, per Miss Zombie e Mr. Long é traumatica come per qualsiasi maschera comica, assume caratteristiche slapstick nel confronto, spesso tragico, tra azione e realtá, gesto e significato.
Il microcosmo derelitto che il nostro abita, non é dissimile dalla realtá sottoposta alle regole di un demiurgo spietato in Chasuke`s Journey, in entrambi i casi emerge la forza vitale della cultura popolare, un relitto sghembo legato al rapporto con la tradizione, dove gli dei non ascoltano, qui a un certo punto sintetizzato dalle bellissime maschere del teatro No, rappresentate in forma nient’affatto austera, piú vicina ad un freak show di anime inascoltate e alla deriva.
Il luogo dove Mr. Long si trova é un’oasi apparentemente felice circondata dalle macerie, un mondo separato e occupato dalla distruzione, mentre tutt’intorno, le regole del capitalismo globale si legano indissolubilmente alle leggi del crimine.
Non c’é redenzione in Mr. Long, se non nella scelta umanissima di cambiar direzione, in mezzo alla morte che ci circonda, una dimensione che ricorda il Kitano di Brother piú per attitudine che per scelte stilistiche. Ecco che la famiglia improvvisamente sognata da Mr. Long, maschera comica e tragica allo stesso tempo, si infrange contro l’inesorabilitá del sopruso.
In Chasuke’s Journey il capriccio della divinitá produceva un’umanitá derelitta, qui quella stessa umanitá cerca disperatamente di fermare il tempo e il traffico di una megalopoli, frapponendo i tempi della tradizione alla velocitá ipercinetica del mercato. Un confronto disperato che Sabu lascia emergere in un interstizio incerto, tra sogno e realtá, come quel quadretto che ritrae una famiglia possibile, devastata dalla morte.