Grazie a Lucky Red e Mustang Entertainment esce in DVD l’acclamato film di Eleonora Danco.
N-CAPACE: Anima in pena si aggira tra Roma e Terracina paese della sua adolescenza. Vaga senza pace in pigiama. Comunica solo con adolescenti e anziani, compreso suo padre, vuole tirare fuori la loro verità su alcuni passaggi chiave dell’esperienza umana, un clima metafisico alla ricerca di un impatto fisico ed emotivo, trasformando gli incontri in performance esilaranti e struggenti. (dalle note stampa)
L’edizione in DVD contiene 40 minuti di Extra assolutamente imperdibili, divertenti, intensi e che ci consentono di scoprire il talento di un’ottima autrice di teatro per la prima volta dietro la macchina da presa. Gli Extra non sono scene tagliate, è bene precisarlo, ma inediti scelti dalla stessa Danco in collaborazione con Marco Tecce, un’operazione che consente di aggiungere personaggi e anime ad un film già brulicante.
N-CAPCE Il libro, la clip in esclusiva su indie-eye
I Bonus di N-CAPACE sono sette
“Alessandrino”, “Mafalda” e “Ciccio, vengono approfonditi tre dei personaggi più anziani del film mentre con “I ragazzi di Roma” e “I ragazzi di Terracina” si offre maggiore risalto e corpo agli adolescenti che la Danco ha incontrato durante le riprese. “Padre” è il dialogo tra la regista e il padre, dove viene fuori complicità emotiva, ironia, aspetti di un rapporto davvero unico.
N-CAPACE, film prodotto da Bibi Film in collaborazione con Rai Cinema, è disponibile in DVD dallo scorso 24 gennaio in tutti i negozi e nei digital stores distribuito da Mustang Entertainment per Lucky Red.
La grammatica di N-CAPACE di Eleonora Danco
(Note di Andrea Schiavone per Indie-eye)
Eleonora Danco si rifà ad una grammatica che rimanda al progetto Cinico TV di Ciprì/Maresco, in questo film ironico, surreale ed estremamente viscerale, in cui trapela e si impone con forza la sua esperienza nel mondo del teatro. Le provocazioni, le esortazioni e il rapporto che instaura con gli attori inconsapevoli, all’oscuro del conclusivo disegno organico autoriale della regista, sembrano una sorta di training teatrale.
Perché queste presenze che si scontrano con l’obiettivo non sono solo “teste parlanti” ma corpi pulsanti, o solo invadenti, poco più che fantocci nelle mani impietose e dissacranti della Danco. Riempiono lo spazio ma non lo sovrastano, sono soprammobili, materia integrata all’ambiente che abitano, componente endogena del degrado suburbano e detriti trascinati dalla corrente implacabile del fiume del cambiamento.
Sono schiavi del loro tempo e dei dogmi sociali. Generazioni a confronto si alternano nel racconto, in una raccolta di testimonianze disparata, discordanti, ma allo stesso tempo così simili, così ferocemente e spietatamente incastrate in un sistema logorante. È un corto circuito tra passato e presente.
Quadro fuori-quadro, campo fuori-campo, passato e presente in N-CAPACE
Un passato e un presente sia dell’Uomo che del singolo individuo. Il passato, che nella Danco affiora e prende corpo dalla dimensione onirica (vaga per gli spazi del suo passato in un lettone candido e in pigiama), si scontra con la realtà del presente, con i cambiamenti, i nuovi ideali e le cose rimaste immutate. In immagini fisse, quadri surreali, presenta i suoi personaggi e li spoglia (idealmente) davanti al suo occhio curioso, indagatore.
La porzione di realtà in quadro e la presenza/assenza fuori quadro si scontrano, mettendo a nudo il processo di ricerca, la composizione e la disposizione dei corpi al fine di una costruzione finzionale di senso, di una geografia dei corpi e degli spazi. Vecchie donne giunoniche radicate alla terra, seppellite da terra e foglie secche, collidono con il corpo giovane e sensuale della Danco seppellita in una vasca da bagno da un mare di biscotti. Immagini speculari che mostrano le due facce di una stessa umanità. Generazioni che finiranno sol somigliarsi, inevitabilmente.
Dio è morto, i Santi sono morti, niente esiste
“Tu lo sai che diventerai come tuo padre?!” dice la voce fuori quadro della regista, mentre il volto del giovane ragazzo resta impassibile, dallo sguardo vacuo tra l’ebetismo e il nichilismo. Un nichilismo che prorompe dalla voce profetica di un contadino che afferma “Dio è morto, i Santi sono morti, niente esiste”. Epicizzazione di quel corpo cosciente che afferma le sue verità con la risolutezza di un profeta, ma che allo stesso tempo si alterna all’immagine e alla voce tenera ed elegiaca di una saggia e candida vecchietta che sembra avere tutte le risposte. E dove sono queste risposte? Cosa resta della ricerca febbrile della Danco tra i meandri della sua coscienza e la realtà di cui fa parte? Forse la risposta è più pessimistica di quanto sembra, i perché restano sospesi e non trovano risposta per l’eccessivo e difforme materiale raccolto, ma la nota ironica e il peso della ricerca si impongono e restano allo spettatore. Perché forse il senso sta proprio nella ricerca, e non hanno importanza le risposte.