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Nazavzhdy-Nazavzhdy (Forever-Forever) di Anna Buryachkova: recensione – Venezia 80

Forever-Forever con il filtro dell'età acerba interpreta il difficile periodo di transizione dell'Ucraina durante gli anni novanta, dalla dittatura al doloroso e lungo percorso verso lo stato di diritto. Visto nella sezione Orizzonti Extra di Venezia 80

Acclamata regista di commercial e video musicali, Anna Buryachkova è molto conosciuta in Ucraina per la sua collaborazione con artisti pop di grande notorietà e brand di prestigio. Le sonorità e la musica degli anni novanta fanno da sfondo al suo primo lungometraggio, racconto di formazione, amore e rabbia ambientato nella Kyiv post-sovietica.

Forever-Forever è molto vicino per certi versi ad altri film ucraini degli ultimi anni, come Do You Love Me e Rock Paper Grenade, dove con il filtro dell’età acerba si interpreta il difficile periodo di transizione del paese durante gli anni novanta, dalla dittatura al doloroso e lungo percorso verso lo stato di diritto. Tutti e tre i film citati mettono al centro il disorientamento dei giovani protagonisti, improvvisamente di fronte a responsabilità stimolanti e allo stesso tempo spaventose.
L’analisi e il giudizio politico non assumono mai forma specifica, ma rimangono tra le pieghe dei piccoli eventi quotidiani attraverso la spinta desiderante verso il futuro e un passato che esercita enorme forza centripeta sul presente. La violenza e le peggiori attitudini del vecchio mondo premono sulla nascita di quello nuovo, rivelando un radicamento difficile da risolvere.
Forever-Forever è anche questo.

Tonia passa da una scuola suburbana a quella della capitale, lasciandosi alle spalle un passato affettivo turbolento. Buryachkova imbastisce una storia di energie opposte e urgenti, tenute insieme dall’amore, il possesso e la vitalità della musica popolare di quegli anni.

Figura in cerca di un’identità autonoma, quella interpretata da Alina Cheban è costantemente in fuga, anche quando approda nel nuovo ambiente. L’amore per Zhurik, non le impedisce di riservarne un pezzo anche per Sania, cercando di vivere questo doppio sentimento in modo istintivo.

La superficie pop allora rivela qualcos’altro. La fotografia di Lena Chekhovska e la scrittura di Buryachkova condivisa con Marina Stepanska, il cui “Falling” ha più di un punto di contatto con Forever-Forever, puntano alla notte, ai colori lividi, all’esplosione dell’abuso e della sopraffazione, come codici irrimediabilmente connaturati al sistema sociale a partire dallo spazio formativo.

L’esperienza dell’adolescenza è un trauma e la regista ucraina sottolinea questa dimensione inesorabile, svuotando l’edificio scolastico e designificando la destinazione di quelle aule. Adulti e insegnanti, quasi del tutto assenti, non riescono a comunicare con i giovani, svengono durante una lezione, parlano una lingua indecifrabile e sconnessa dalla realtà, oppure comminano punizioni esemplari.

La scuola si ravviva, nel bene e nel male, di notte, durante gli ingressi clandestini dei ragazzi e i loro rituali di appartenenza. Tra tutte, la sequenza dove la ragazzina più fragile viene ingannata e condotta in un’aula vuota, è un terrificante preludio ad un possibile stupro collettivo che definisce già l’ipotesi di uno spazio relazionale senza regole, dove i lupi hanno la meglio sui sogni e i progetti di condivisione.
Il sottomondo giovanile, costituito da feste, sesso consumato con furia e una clandestinità violenta che sembra opporsi al mondo degli adulti è in realtà un riflesso del più grande sistema tribale che caratterizza una società in cerca di autonomia.

Tonia vive una straordinaria stagione di libertà, ma non può evidentemente emanciparsi da quei codici di possesso violento e tossico che hanno annichilito il suo percorso identitario e che si ripeteranno identici. Il mondo maschile ruota evidentemente su se stesso, ma soprattutto, caratterizza un’idea di dominio mafioso sugli spazi, le relazioni e i corpi.

Quel “per sempre” scagliato contro la ragazza é un nastro di Möbius che avviluppa il tempo e non consente di allontanarsi dalla spinta centripeta che trattiene le migliori speranze per distruggerle.

Nell’opera prima di Buryachkova c’è allora una forte componente politica. Questa racconta la difficile emancipazione dell’Ucraina dai modelli, le attitudini e le pressioni subite da decenni di regime sovietico, attraverso la proliferazione di un codice mafioso che permea le relazioni, contaminando il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

Tonia vive l’unica esperienza completa e libera a contatto con l’elemento informale dell’acqua.
Fuggire dalla minaccia di un eterno passato, inabissandosi nel ventre amniotico di una grande piscina, spazio scolastico che frequenta clandestinamente fuori dalle ore deputate, e che restituisce l’immagine di una realtà derealizzata, sconnessa dalle sue funzioni collettive.

Forever-Forever è un film incerto, soprattutto nella gestione dei diversi registri che lo costituiscono, ma trattiene una forza vitale e dolente, che riesce a manifestarsi nella coesistenza di dolore e stupore, libertà e paura, attraverso il volto e l’interpretazione di una notevole Alina Cheban, vera e propria rivelazione.

Forever-Forever di Anna Buryachkova (Nazavzhdy-Nazavzhdy – Ucraina, Olanda – 2023 – 107 min)
Interpreti: Alina Cheban, Zachary Shadrin, Arthur Aliiev, Yelyzaveta Tsilyk, Daria Zhykharska, Asia Pshenychna, Klim Reva, Yevhenii Bykov, Vladyslav Mykhalchuk, Valeriia Berezovska, Arsenii Markov, Nataliia Korpan, Oleh Drach, Yuriy Vutyanov, Nina Savelieva, Olena Lazovich, and Daria Malakhova
Sceneggiatura: Marina Stepanska, Anna Buryachkova
Fotografia: Lena Chekhovska
Montaggio: Yurii Reznichenko

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Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.
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