domenica, Dicembre 22, 2024

Oggi insieme domani anche di Antonietta De Lillo – Torino Film Festival 33: la recensione

Selezionato per Festa mobile al TFF 2015, Oggi insieme domani anche di Antonietta De Lillo arriva al pubblico preceduto da prevedibile curiosità, quella che circonda i progetti che scommettono sulla possibilità di tracciare strade nuove là dove tutto sembra essere stato già detto.
Si tratta, infatti, di “film partecipato”, formula di inedito conio linguistico che dal 2009, anno di fondazione della Marechiarofilm, usa uno spazio dal nome evocativo, Fuori dal pollaio, per raccogliere contributi dal basso e dall’alto, utenti web e video maker, addetti ai lavori e passanti curiosi, per poi coordinarli e assemblarli per mano di professionisti convergendo su un tema.

Il pranzo di Natale del 2012 aveva già dato buona prova di sè, traducendo in atto quelle potenzialità in cui De Lillo rintraccia un rinnovato concetto di originalità, “coerentemente con il rinnovamento portato dal digitale in cui si parla di “file nativo”.
Mutuando dunque dall’informatica il confine semantico di native file format, che definisce “formato nativo” di un programma quello che viene supportato direttamente rispetto agli altri ottenuti per conversione, De Lillo trasferisce all’ambito cinematografico l’immediatezza cristallina fornita da un processo creativo nuovo, prismatico, che libera energie nuove, interseca linguaggi e forme, e della complessità del reale escogita pratiche di costruzione libere dall’uso manipolatorio a cui sempre più raramente la percezione oggi si sottrae.
Privo di steccati e interventi autoriali, non immaginario artificiale dai caratteri realistici ma realtà che si fa cinema andando oltre il semplice documento e intercettando nel profondo lo spirito del tempo, “il film partecipato si affida alla rete per istituire spazi collettivi in cui generare nuove idee e collaborazioni ”.
Si parla di un web ormai capace di un alto livello di interazione nella condivisione dei materiali e nel coinvolgimento di molteplici ambiti disciplinari, dove l’incontro fra semplici utenti e figure professionali del cinema e del mondo della cultura crea un confronto fra sensibilità diverse, capaci di conciliare esigenze di individualità e autonomia con le dinamiche del lavoro collettivo.

Oggi insieme domani anche è nato così, dal  convergere collettivo su un tema con altri mezzi.
La condivisione di fonti eterogenee, filmini amatoriali e video realizzati da professionisti, animazioni, fotografie, filmati di repertorio, ha aggregato come tessere di un mosaico i contributi (della durata massima di 3 minuti) sul tema che, per l’occasione, è stato l’amore.

Nel bisogno sempre rinnovato di dare una definizione alla più enigmatica e dibattuta fra le cose dell’uomo, il “ dolceamaro tremendo demone “ che, da Saffo in giù, non ha mai cessato di “sciogliere le membra”, l’amore ha subìto nel tempo le sue brave mutazioni antropologiche e lo spaccato che emerge dal film apre sentieri nel profondo molto meglio di dotti trattati di etologia umana.
Oggi siamo molto lontani dal thiasos profumato di rose dell’isola greca o dalla passione distruttiva di Abelardo ed Eloisa, i tempi sono prosaici e forse un tantino imbarbariti, oppure oggi abbiamo capito come parlare delle stesse cose anche rigovernando le stoviglie in cucina.
Del resto, già i “buoni borghesi” di Carver con le loro normali nefandezze avevano provveduto a destrutturare la forma classica del racconto (e dunque di una concezione del mondo) mentre si chiedevano Di cosa parliamo quando parliamo d’amore.
Oggi raccogliamo voci, sguardi, memorie dalla strada e, come Comizi d’amore di Pasolini, ma senza essere poeti, guardiamo lo spaccato del Paese reale preso da una delle angolazioni possibili, la sua visione dell’amore.
Un amalgama di voci diverse, storie e memorie, si è come autoprodotto, innescando un processo creativo che, pur attingendo a situazioni reali, non rinuncia a classificarsi come autentica forma cinematografica.
L’amore, lungi dal banalizzarsi nel lessico quotidiano, spesso gergale o dialettale, degli interlocutori, anzi impregnato di fisicità nuova, rinvigorito dal basso registro linguistico e dalle forti cadenze regionali in cui si esprime, aggrega in sé molto altro da sé, divenendo pretesto per uno sguardo che oltrepassa i confini del privato e diventa il capitolo scritto in corsivo sulle nostre vite quotidiane.
E allora, quando parliamo d’amore, parliamo anche di violenza all’interno della coppia, di famiglie omosessuali, di “piccoli razzismi” che si scatenano contro coppie miste, di omofobia e gay pride, di sessanta anni insieme e di famiglie disgregate sul nascere, di famiglie che non possono nascere perché non c’è lavoro, e “ poi cosa gli dai da mangiare ai figli?”, di spose in bianco e spose in rosso, di giovanissimi con tatuaggi e piercing che predicano la libertà da vincoli esclusivi e mariti che picchiano le mogli dicendo che hanno bisogno di loro.
C’è tutto quello che c’è sempre stato, l’amore è uno, ma cambiano mode e modi di dire, riassumere un Paese e un tempo non è facile, partire da “amor che move il sole e l’altre stelle” forse è la scelta migliore, purchè ben sostenuta. E De Lillo ha mano ferma.
E così, dopo il martellamento a più riprese di un tango che volteggia sotto i portici del centro storico, ultima trovata di scuole di ballo simil-milonga, arriva in finale Vinicio Capossela a chiedersi tra swing, mambo e tango Che coss’è l’amor , e allora i conti tornano.

Ahi, permette signorina
sono il re della cantina
volteggio tutto crocco
sotto i lumi
dell’arco di San Rocco
ma s’appoggi pure volentieri
fino all’alba livida di bruma
che ci asciuga e ci consuma

Paola Di Giuseppe
Paola Di Giuseppe
Paola di Giuseppe ha compiuto studi classici e si occupa di cinema scrivendo per questo e altri siti on line.

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