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One second di Zhang Yimou: recensione

One Second di Zhang Yimou, sentito omaggio all'era perduta e tattile del Cinema. . Presentato alla Festa Del Cinema di Roma. La recensione

In un luogo remoto circondato dal più grande oceano di dune mai visto se non su Arrakis, emerge un uomo, sullo sfondo dell’inquadratura, sale lentamente, Zhang Yimou ci immerge fin dall’inizio nel suo regno, in una favola struggente su uno sciocco sognatore che si è allontanato dalla realtà per inseguire un trucco, un’illusione, il cinema stesso.

One second narra la storia di tre improbabili e strampalati personaggi che senza lealtà, dedizione alla causa e un acquistato senso della cortesia non possono valere un granché. Al centro della loro ricerca spasmodica e ossessiva c’è una pellicola, Heroic Sons and Daughters, ma per ognuno la ragione è differente. La giovane e pragmatica Liu vuole la celluloide, la materia prima da cui ricavare qualcos’altro, ottenerla consentirebbe a lei e al fratello di vivere una vita tranquilla, senza doversi guardare alle spalle ogni momento.

Mr Movie, l’unico proiezionista nella piccola città, vuole il film nella sua interezza per conservarne la sua orgogliosa gloria propagandistica, mantenendo così il suo ruolo e il rispetto acquisito. E poi c’è il fuggitivo, quello stesso uomo che avevamo visto tra le dune, lui è quello con la ragione più romantica, all’inseguimento della bobina perché lì, in uno di quei rulli, potrebbe esserci un frammento su cui è filmata sua figlia che ormai non vede più da molti anni. Liu e il fuggitivo restano cristallizzati in un conflitto permanente fatto di inseguimenti, i loro movimenti, le loro pause, sono degne di Buster Keaton, meravigliosamente buffi, sviluppano un rapporto alla Piper Moon.

La fissazione individuale di un solo uomo diventa la scintilla per accendere l’entusiasmo nell’intera comunità, uno sforzo condiviso per il salvataggio di quella lunga striscia in 35 mm, districata, lavata e appesa come pasta fresca dietro al telo di proiezione, mentre le persone si muovono e la luce si rifrange meravigliosamente su di loro in un rituale necessario per suggellare la vittoria.

La processione dei cittadini nella sala, il lenzuolo sollevato per diventare lo schermo, il meticoloso restauro, tutto questo nelle mani di Zhang Yimou e del suo direttore di fotografia Zhao Xiaoding si trasforma in un’illusione per noi spettatori ma anche in una realtà mai vissuta fatta di plastica, di sostanze tossiche e meccanismi che hanno bisogno di un atto di fede collettiva per funzionare ed essere vissute. Impossibile, almeno per un attimo, non pensare al capolavoro di Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso.

La nostalgia di Zhang Yimou per un’era ormai perduta, più tattile, tiene insieme il film e lo rende commovente. Il suo tributo a un cinema che fu e al modo in cui veniva percepito si lega indissolubilmente al personaggio interpretato da Zhang Yi, un uomo aggrappato a una vita che gli è stata rubata.

One Second di Zhang Yimou (Cina 2021 – 104 min)
Interpreti: Zhang Yi, Fan Wei, Liu Haocun
Direttore della fotografia: Zhao Xiaoding
Sceneggiatura: Zhang Yimou

https://youtu.be/Ej7FSmzijNE
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Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine
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