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Osamu Tezuka . I.L. La Ragazza dai Mille Volti – J-Pop Manga: recensione

I.L. è il volume unico che inaugura la collana Osamushi pubblicata da J-Pop Manga per Edizioni BD all'opera omnia del grande Osamu Tezuka. Opera di transizione tra il lavoro più serializzato del "dio del manga" e quello di opere più complesse, I.L. è uno stimolante racconto metalinguistico che più di una volta si riferisce al mondo palindromo dell'immaginazione cinematografica. La nostra recensione

Osamushi collection è la collana dedicata al “Dio del MangaOsamu Tezuka, pubblicata dalla label J-Pop Manga per Edizioni BD .

I.L.” , prima uscita dell’annunciata e vastissima opera omnia dedicata al grande autore giapponese, è un volume unico che raccoglie tutte le storie dedicate a questo personaggio, pubblicate originariamente a puntate su Biggu Komikku dall’agosto del 1969 al marzo del 1970.

Opera di transizione tra il periodo “serializzato” dell’autore e quello di opere più complesse dal punto di vista dell’elaborazione strutturale, è comunque un lavoro importante che si situa tra “Il mondo in una bottiglia” e il successivo “Kirihito“. Temi di natura più marcatamente sociale si intrecciano con una visione estrema della cultura, dell’arte e della politica, mettendo al centro uno degli aspetti ricorrenti nelle narrazioni tezukiane: la mutazione come assunzione di un punto di vista altro, capace di mettere in discussione tutte le convenzioni che regolano le dinamiche di genere e quelle identitarie.

La morte dell’illusione e del “fantastico” è la scintilla da cui Tezuka parte. Le creature della letteratura gotica, quelle del cinema horror e tutti i poteri straordinari affidati ai personaggi dei fumetti non hanno più alcuna incisività in un mondo dilaniato da angosce profonde, dove la frizione tra potere istituzionale e controculture è al massimo dell’ebollizione.

Inizia in medias res la prima storia di “I.L.”, con il surreale amplesso tra un uomo e una donna che ricrea le atmosfere di un Jidaigeiki a sfondo erotico. Il dialogo spezza tutte le convenzioni e si stacca totalmente dalle immagini, deragliando completamente nel nonsense. Si accendono le luci in una sala allestita per gli addetti ai lavori. Le prime tavole altro non erano che la “sneak preview” dell’ultimo film del regista Daisaku, aspetto che introduce il livello metalinguistico di tutte le storie del volume.

Nel tentativo di adattarsi ad una cinematografia in fervente mutamento, Daisaku, più a suo agio con il cinema di genere, sembra parodiare l’evoluzione della Nūberu bāgu, che ormai ha raggiunto la piena maturità. Il suo tentativo fallisce e viene violentemente rigettato dalla produzione, costringendolo a mollare la lavorazione del film e forse anche la regia. Disperato e senza un soldo vagherà per le strade della città, posseduto da un flusso di coscienza che passerà in rassegna l’esplosione della contemporaneità e la fine del mito.

Eppure tra una vignetta che riproduce lo sbarco sulla luna e un oracolo di cartone, emerge una villa isolata e spettrale desunta dall’immaginario gotico. Nella dimora del conte Alucard, il cui nome riflesso in uno specchio non è altro che quello di un noto vampiro con i natali in transilvania, Daisaku incontra una serie di creature tra la realtà e l’immaginazione che gli consentono di stabilire nuovamente quel contatto necessario con la prima. Tornare a realizzare opere dove la fantasia possa ancora aver ragione rispetto alle conseguenze del razionalismo e delle conquiste della scienza è la missione che viene affidata allo scassato regista. Non avrà bisogno di filmare alcunché, sarà un nuovo tipo di attore, totalmente polimorfo, a interpretare le aporie della realtà, mentre la regia, si limiterà ad un coordinamento delle vicende. La creatura mutante è “I.L.”, entità “vergine” senza ancora una vita, ma che può assumere tutte le forme semplicemente giacendo in una bara, sorta di crisalide dove avranno luogo tutte le mutazioni necessarie.

La forma provvisoria assunta da I.L. è quella dell’ex moglie di Daisaku, ossessione che ritornerà nel corso degli episodi, mentre tutte le storie del volume cominciano più o meno nello stesso modo: un cliente contatta I.L. e Daisuke per risolvere un caso difficile, accettata la commissione, il mutaforma si prodigherà nella riproduzione di una serie di doppelgänger per affrontare le vicende più intricate. Questo consente a Tezuka di muoversi tra irresistibile comicità slapstick, ma anche melodramma, horror, dramma sociale, con una forma meno serializzata rispetto al passato e più interessata a costruire dispositivi narrativi complessi, più allusivi e talvolta sfuggenti.

I.L. si trasforma in una donna falena per curare le ossessioni entomologiche di un coniuge distratto, oppure assume il sembiante di un manichino, quella della moglie di un dittatore, di una ricca industriale e persino del generale Douglas MacArthur, in una delle parodie più feroci sulla guerra del Vietnam e sulle violenze perpetrate dall’esercito americano ai danni della popolazione civile. La violenza contro le donne è un tema trasversale nelle storie dedicate a “I.L.” e viene affrontato dal punto di vista collettivo, sino ad analizzare le dinamiche affettive nella dimensione privata. “I.L.” instaura un dialogo con lo stesso Daisuke che nell’occupare un limite reversibile nel rapporto tra i generi, anticipa quello tra Black Jack e Pinoko, il “cyborg” organico che di volta in volta sembra assumere il ruolo di figlia-moglie-sorella-coscienza e che al contempo assolve le funzioni del perfetto “Buddy” per il personaggio principale. La priorità rispetto a Black Jack è invertita e il centro generativo della narrazione è ovviamente “I.L.” con la sua capacità di cambiare repentinamente punto di vista. 

Strutturate come brevi raccontini morali, le storie di “I.L.” non chiudono in un guscio la prospettiva del lettore, lasciando aperto uno spiraglio per rileggere la storia da un’angolatura sempre differente. 

L’origine del nome del resto nasce da un errore tipografico che nella già errata contrazione di “I Will” aveva equivocato un apostrofo per un punto, determinando una lettura possibile e multiforme nel rapporto tra segno e significato.

 

 

RASSEGNA PANORAMICA
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Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.
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