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Preparations to be together for an unknown period of time di Lili Horvát: recensione

Risonanze e riflessi della coscienza nell'anti noir di Lili Horvát sull'elaborazione del vuoto.

Márta, neurochirurgo di 40 anni, si innamora. Lascia alle spalle la sua brillante carriera negli Stati Uniti per tornare a Budapest e iniziare una nuova vita con l’uomo che ama. Lo aspetta invano al Ponte della Libertà: lui non si presenterà all’appuntamento. Márta inizia a cercarlo disperatamente, ma quando finalmente lo trova, l’amore della sua vita le dice che non si sono mai visti né incontrati prima di quel momento. Márta sviene.

Una mostra viennese dedicata alla fotografia di Saul Letier convince Lili Horvát e il suo direttore della fotografia Robert Maly, a girare il suo nuovo film in 35mm. Uno degli aspetti più rilevanti nell’arte fotografica di Letier è l’impermanenza della memoria. Lo sguardo soggettivo nei suoi scatti diventa quasi sempre punto di vista che cancella, attraverso una serie di elaborazioni materiali che includono l’utilizzo di pellicole scadute e alcune intuizioni desunte dall’espressionismo astratto. Il filtro ottico, quasi sempre ostacolo contingente, per esempio la presenza di una finestra che si frappone tra obiettivo e soggetto, sfrutta elementi naturali come la formazione di condensa per fluidificare la relazione tra rappresentazione realistica e successiva elaborazione della coscienza.

Un cineasta che ha indagato in modo anche sin troppo filologico queste possibilità legate all’arte del fotografo newyorchese, è Todd Haynes. Queste suggestioni influenzano “Preparations to be together for an unknown period of time“, secondo prospettive maggiormente legate alla scansione temporale del racconto, senza indugiare su esplicite connessioni visuali. Il confine tra osservazione e distorsione mnestica diventa allora indagine impossibile, condotta sul crinale tra verità e falsificazione. La Horvát, dopo una prima prova intensa ma non del tutto convincente, affida ad una notevole Natasa Stork il peso di un’interpretazione potente, capace di esprimere con il volto e il corpo lo stato intermedio e transitorio vissuto dal suo personaggio, tanto da sospendere il film in quella miracolosa via di mezzo tra empirismo e scrittura.

Márta è sicura dei sentimenti travolgenti che la conducono verso uno stato di obnubilazione della coscienza. Il suo stato, causa oppure conseguenza di un’esperienza relazionale, definisce il racconto mediante la spinta entropica della perdita. Qualsiasi evento o situazione che conduca Marta ad elaborarne il peso indica una possibile direzione alla definizione del senso.

Lutto, separazione, oppure un vuoto emotivo riempito con i pericoli del fantasticare. Nel difficile dialogo con Janos, figura sfuggente come un fantasma e improvvisa come un ricordo, si ha la sensazione che la gerarchia tra sognatore e sogno non sia così teleologica, tanto da generare una vera e propria vertigine: e se l’uno/a fosse il risultato dei desideri dell’altro/a?
La Horvát muove i suoi personaggi nell’ambito delle neuroscienze e della neurochirurgia, territorio che le consente probabilmente di riferirsi in modo del tutto libero alla non locabilità della memoria e dei sentimenti.

La forza di “Preparations to be together for an unknown period of time” è quella di non costruire alcun labirinto né lasciarsi tentare dall’architettura di un puzzle cognitivo; alla giovane regista ungherese interessa il riconoscimento di un’identità possibile nel solco creato tra realtà e immaginazione.

Tra le influenze apertamente dichiarate, Kleist e i personaggi femminili nel cinema di Kieslowski; riferimenti che diventano assimilazione di un metodo, come i piccoli gesti capaci di cambiare improvvisamente la percezione della realtà e il modo in cui viene sfruttato il talento di Robert Maly per lavorare con le luci e i riflessi. Basta pensare alla relazione non scritta ma solo allusa, tra lo svenimento di Marta, improvvisamente all’interno di una dimensione tra il sonno e la veglia e le luci che filtrano dalle finestre semichiuse nel suo appartamento. Una connessione che sembra evidenziare un lungo stato di sonnambulismo dal quale emergono tutte le possibilità della narrazione.

Ecco perché la posizione di Marta come vittima di una rimozione affettiva si rovescia nel suo opposto, con Janos gradualmente al centro di uno stalking, dove le regole di potere e i ruoli vittima/carnefice vengono costantemente riscritti.
Segni, gesti minimi, oggetti e dettagli, la posizione reversibile dello sguardo, elementi che sembrano provenire dalla tradizione visuale e narrativa del Cinema Noir, ma all’interno di un dispositivo che nega tutte le ipotesi di investigazione. Codici narrativi deterritorializzati e ripotenziati secondo altre logiche, che trovano conciliazione solo nello spazio sospeso della musica, concreta come una cassa acustica, inafferrabile come il dialogo riflesso nella pratica reciproca dell’ascolto, motore di risonanze affettive.

Preparations to be together for an unknown period of time (FELKÉSZÜLÉS MEGHATÁROZATLAN IDEIG TARTÓ EGYÜTTLÉTRE, Ungheria 2020, 95 min)
Regia: Lili Horvát
Sceneggiatura: Lili Horvát
Fotografia: Róbert Maly
Montaggio: Károly Szalai
Interpreti: Natasa Stork, Viktor Bodó, Benett Vilmányi

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
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Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.
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