martedì, Dicembre 3, 2024

Re-Animator di Stuart Gordon – la resurrezione della carne: la recensione

Re-animator. Il capolavoro di Stuart Gordon, il miglior approfondimento in rete

Stuart Gordon: dal teatro organico alla resurrezione della carne

Quando Stuart Gordon diresse lo splendido Edmond da una piece di David Mamet, ciò che a molti sembrava un’evoluzione minimale e una riduzione “classica” della riflessione sulla violenza e sulla mutazione portata ad estreme conseguenze fino al precedente “King of the ants”, era in realtà anche un ritorno alle origini, quelle dell’Organic Theater Company da lui fondato sul finire degli anni sessanta insieme alla moglie Carolyn Purdy Gordon e successivamente al centro del boom teatrale chicagoano alla fine del decennio successivo. Proprio con Mamet aveva lavorato nel 1974, curando la produzione e la messa in scena di “Sexual Perversity in Chicago“, uno dei primi lavori del drammaturgo americano, riscritto e riadattato per l’occasione.

La lunga esperienza teatrale di Gordon dialogava già con il cinema per invenzione e coraggio combinatorio, spezzando spesso i confini tra generi, alto e basso, cultura pulp, fumetto, tradizione scenica classica e allo stesso tempo, forzatura parodica di quei margini.

Trampolino di lancio dal palco al set per attori come Joe Mantegna, Dennis Franz e Meshach Taylor, lo spazio immaginale creato da Gordon attendeva il momento giusto per trovare altre vie. “Re-Animator” nasce da questa esigenza, in contrasto con una parte dello staff dell’Organic e come scelta deliberata dello stesso Gordon, appassionato lettore  di H.P. Lovecraft.

Re-animator, dalla serie televisiva al film

La storia breve “Herbert West–Reanimator“, pubblicata da Lovecraft in forma episodica sulla rivista Home Brew nel 1922, doveva essere l’origine di una serie televisiva costituita da sei episodi di mezz’ora, proposti alla PBS, già in contatto con Gordon per la messa in onda di “Bleacher Bums“, “pastorale americana” di impostazione corale prodotta dall’Organic e ideata da Joe Mantegna per la messa in scena nel 1977. La piece era incentrata su una stagione di baseball seguita e commentata dagli spettatori in tribuna e spezzava la necessità di un plot lineare, per favorire una sequenza di impressioni e di personaggi che concorrevano alla costruzione di un affresco collettivo. La PBS valutò probabilmente la qualità episodica del lavoro, giudicandola perfetta per la diffusione televisiva, ma non fu altrettanto indulgente con Gordon e la sua idea di serializzare le storie brevi di Lovecraft. Quando l’emittente rifiuta, perché poco interessata al formato, Gordon si metterà al lavoro per realizzarne una versione cinematografica insieme ad uno sceneggiatore dell’Organic, Dennis Paoli, coinvolgendo anche William Norris.

Allunato sul set come un alieno curioso, metterà insieme una crew che lavorerà a lungo con lui, tra cui il direttore della fotografia di origini svedesi Mac Ahlberg che insegnerà moltissimo al regista americano e soprattutto il produttore Brian Yuzna, che proprio con Gordon comincerà a sperimentare una prassi produttiva perfezionata lungo tutti gli anni novanta, basata su budget ridotti, visceralità e ripetibilità, in una forma non dissimile dall’approccio Carpenteriano.

Re-animator: la sublime opacità dei corpi

Rispetto al pragmatismo seriale di Corman, la “factory” Yuzna-Gordon non è meno devota al gioco e all’esasperazione delle superfici, ma punta soprattutto ad un estremismo prostetico che rappresenta il cuore dell’avventuroso duello con la cornice del set e le possibilità dello sguardo. Da Lovecraft, riferimento che diventerà abituale nella fedele infedeltà degli adattamenti, elabora la stessa riduzione ai minimi termini della caratterizzazione psicologica, per puntare al centro dell’occhio vitreo ed esterrefatto degli osservatori, posti davanti al dispiegarsi di eventi fenomenici che rappresentano le enormi possibilità della scrittura visuale.

Esperienza del sublime e dell’orribile quella di Lovecraft, che nel cinema di Gordon diventa contemplazione dell’abisso psichico attraverso l’infinita modificazione delle superfici. Body Horror già esploso altrove anche come reazione al flagello epidemiologico sommerso dell’AIDS, qui affrontato nel suo compimento visuale più estremo. Riferimento nient’affatto peregrino quello del “contagio”, per quanto riguarda il cinema di Gordon, se si osserva da vicino l’estrema sessualizzazione dei suoi film e la definizione di un’energia istintuale esplosiva, capace di mettere in circolo istanze distruttive e creative, tanto da abdicare la supremazia della mente a favore di una lotta furibonda per la sopravvivenza organica.

La danza degli zombies in Re-animator, con Mac Ahlberg che cerca in tutti i modi di non inquadrare i genitali, riecheggia l’esigenza primaria e orgiastica dei corpi nudi coperti da proiezioni psichedeliche già presenti nel “Peter Pan” messo in scena da Gordon insieme alla moglie alla fine degli anni sessanta, sperimentazione teatrale che gli valse l’arresto per atti osceni. Lovecraft con “Herbert West–Reanimator” rilegge il Frankestein di Mary Shelley con intenzioni parodiche, cercando nella figura dello scienziato il centro di una mutazione psichica diversa da quella creaturale, proiettata verso la relazione moderna tra scienza e superamento del limite in termini maggiormente materialisti.

L’imposizione divina che offre la vita al mostro di Frankenstein viene sostituita dalla possibilità di un’esistenza priva di spirito, ma animata da connessioni di natura nervosa. “Fredda macchina intellettuale”, West persegue la sua ossessione sino in fondo, nell’ambito del contesto universitario e cercando nei processi chimico-organici le ragioni della vita e della morte.

I lacerti di pelle, i frammenti organici e i pezzi di corpo ri-animati singolarmente a partire da un tessuto ricavato da uova di rettile, diventano l’immagine lovecraftiana principale dalla quale Gordon parte per inventarsi una personale resurrezione della carne.

Il prologo del film introduce la figura del Dr. West mentre l’apice dei suoi esperimenti all’Università di Zurigo mostra tutte le devastanti consenguenze sul volto del Dr. Hans Gruber, con i tessuti che non reggono e gli occhi esplosi dalle orbite. Una dichiarazione di intenti, anche metadiscorsiva, che coinvolge la missione di West nel ridare la vita e il lavoro dell’equipe tecnica al seguito di Gordon su tutti gli effetti prostetici, basati su un mix tra studio anatomico e improvvisazione empirica.

Alle certezze di West si contrappongono le illusioni ideali di Dan Cain, lo studente di anatomia alla Miskatonic University il cui impegno iniziale è circoscritto all’estremo tentativo di salvare la vita di una donna con un disperato massaggio cardiaco. L’incapacità di adattarsi alla fallibilità della scienza medica offre la semplice drammatizzazione di un contrasto con la furia visionaria di West, sul quale costruire una dinamica che sarà a breve localizzata in quello spazio impenetrabile e superficiale dove i corpi, pur cessando di esser vivi, continuano a vivere.

Vita oltre la vita che alla dimensione metafisica sostituisce quella organica.

Lo scontro tra le teorie di West e quelle del Dr. Hill, decano della Miskatonic e professore di chirurgia, sono il confronto estremo tra due visioni materialiste, ma ancora di più, la radicalizzazione di un orrore incorporato, la cui estensione risiede nelle ulteriori modificazioni.

Gli Zombie di West, ridotti al prolungamento delle funzioni chimico-biologiche e alla sopravvivenza di un simulacro istintivo, attraverso le lobotomizzazioni di Hill possono diventare corpo senza fine, superficie illimitata votata ad un assoluto incorporamento senza alcuna possibilità di spezzare la catena della seconda vita.
Resurrezione nella morte che Gordon racchiude nel grido di Barbara Crampton dopo la rianimazione, sincrono al nero dell’immagine.

Cosa vedono i rianimati se non la stessa opacità della superficie corporea?

Lo spettacolo della corporeità diventa allora l’unico possibile, anche come attraversamento tra generi, dal grand-guignol allo slapstick, dal gore alla carnalità erotica nella sua espressione funzionale, biologica e abietta, unica certezza empirica che allontana qualsiasi fuga dal reale, troppo umano.

Re-animator. Le due Versioni del Blu Ray 

Midnight Classics pubblica una versione doppio Blu Ray di Re-Animator, limitata a 1.000 copie. Due le versioni del film di Gordon proposte, quella integrale di 105 minuti e la Uncut di 86.

La seconda è l’edizione non censurata del film, uscita originariamente nelle sale e preferita da Gordon per ragioni di ritmo e fluidità. Per l’uscita in home video su supporto Laser Disc fu approntata una versione censurata di durata simile, raramente vista e che sostituiva le scene più gore con alcuni subplot narrativi orientati ad una maggiore caratterizzazione dei personaggi. La versione definita “integrale” è un re-cut successivo che integra l’edizione Uncut con le scene aggiuntive che erano state montate per la distribuzione Laser Disc. L’integrazione più rilevante riguarda la figura del Dr. Carl Hill interpretata dal compianto David Gale.

Nella versione Integrale, Hill emerge come abile manipolatore delle coscienze, capace di orientare le scelte altrui con la forza dell’ipnotismo. Variante che contestualizza l’ossessione erotica per Meg (Barbara Crampton), fino all’incredibile scena della testa mozzata intenta nel noto cunnilingus. Viene motivata  in modo più chiaro anche la decisione di cacciare Dan Cain dalla scuola da parte del preside Dean Alan Halsey, evidentemente sotto l’influsso ipnotico di Hill.

Tra le sequenze ampliate, quella dove Jeffrey Combs si fa un’endovenosa del liquido rianimatore per continuare a tenere il cervello attivo; il dialogo è più approfondito e sottolinea la dipendenza ossessiva del Dr. West da una dimensione totalmente chimico-organica della vita.

Re-Animator. I Contenuti speciali del Blu Ray 

Più di 4 ore di contenuti speciali per la versione limited di Re-Animator.

Oltre al commento audio sottotitolato con Stuart Gordon insieme Jesse Merlin e Graham Skipper, gli attori del musical ispirato al film andato in scena nel 2011 e prodotto dallo stesso Gordon, è presente una lunga intervista a Stuart Gordon intitolata “La catastrofe del successo“, che contiene molti dettagli e foto di repertorio sugli esordi del regista americano con l’Organic Theatre, incluse le fasi di realizzazione di “Warp”, piece sci-fi messa in scena nel 1973 e ispirata all’universo Marvel che influenzò una generazione di autori, tra cui il George Lucas di “Star Wars”.

Mark Nutter, musicista, è invece protagonista dell’intervista contenuta in “Teatro di Sangue“, dove si approfondisce la partitura del musical di Re-animator, occasione per raccontare numerosi aspetti legati a quella produzione, tra cui la dimensione assolutamente fisica della prostetica adattata al palco.

L’esempio più noto, che Nutter recupera con dovizia di particolari, è quello della “Splash Zone” approntata su due file della platea davanti agli spettatori, dove un cumulo intestinale spruzzava quantità enormi di sangue ricavato da una soluzione a base di sapone.

Guida al Cinema Lovecraftiano” è un compendio critico su tutti i film statunitensi ispirati alle opere del grande scrittore, mentre l’inserto “Scene eliminate” contiene alcuni minuti di scene non incluse nelle versioni presentate sui due Blu Ray.

Re-animator Resurrectus” è il contenuto più ricco; lungo making of del film, con interviste a tutto il cast e allo stesso Gordon che approfondiscono gli aspetti di realizzazione del film.

Intervista al regista Stuart Gordon e al produttore Brian Yuzna” include un dialogo serrato registrato in tempi più recenti tra la coppia gore per eccellenza. Si tratta di un documento interessante che racconta una prassi produttiva ormai definitivamente scomparsa.

Il Compositore Richard Band parla della colonna sonora” è un’intervista al compositore di Re-Animator che chiarisce alcuni aspetti fondamentali sullo spirito parodico del film. A partire dal tema. Ispirato a quello di Psycho composto da Bernard Hermann, ma in una direzione che ne esalta qualità quasi disco-jazz, introduce una prassi che sarà adottata per tutta la colonna sonora, tra invenzioni formidabili e plagiarismo consapevole. “The Cat Experiment: Searching for the Body in the Morgue” per esempio, inverte il tema di “Freud” scritto da Jerry Goldsmith e lo contamina con elementi orchestrali, elettronici e satirici, fino a sfruttare la tensione di un violino per ricreare il miagolio zombificato del povero Rufus, il gatto di Dan Cain.

Chiude la dotazione extra la carrellata di trailer cinematografici e spot televisivi e un confronto tra alcune sequenze del film e lo storyboard disegnato da Stuart Gordon

Re-animator limited edition Midnight Classics, il video unboxing

Puoi guardare da vicino l’edizione limitata di Re-animator recuperando il nuovo numero di “Toccalo”, il video unboxing dedicato alla release 

Guarda il video unboxing di Re-animator, limited edition (1.000 copie)

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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