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Real di Kiyoshi Kurosawa a Locarno 66: realtà aumentate

Il nuovo film di Kiyoshi Kurosawa in concorso a Locarno 66, Real è un esperimento tra cultura pop e le forme aumentate della realtà

Il nuovo film di Kiyoshi Kurosawa in concorso a Locarno 66 e già presentato a Cannes solo per gli spettatori del “mercato” è tratto da un romanzo di Rokuro Inui pubblicato in Giappone dalla Takarajimasha inc. nel 2011 e intitolato A Perfect Day for Plesiosaur,  vincitore della nona edizione del premio letterario giapponese noto come “Kono Mystery ga Sugoi!“, che la stampa internazionale riporta in tutte le comunicazioni con la traduzione più o meno letterale di “The Mistery is Excellent“. Il regista giapponese, esattamente come nel caso di Penance, ispirato ai personaggi creati da Minato Kanai, lascia intatto l’involucro generale e approfondisce in modo obliquo alcuni elementi della narrazione, al punto di lasciare, secondo quello che ha dichiarato alla stampa, circa il trenta per cento dell’invenzione originale di Rokuro Inui.

“Roomi” è un manga a forti tinte dedicato agli omicidi creativi di un serial killer, l’autrice, Atsumi Kazu (Haruka Ayase), nonostante il successo subirà un blocco creativo generato dall’ansia di raggiungere risultati sempre più alti. Dopo aver tentato il suicidio, Atsumi piomberà in un coma profondo. Il findanzato Koichi (Takeru Sato) attraverso il supporto della dottoressa Eiko Aihara (Miki Nakatani) si affiderà ad un centro di ricerche per tentare il risveglio della ragazza; la tecnica sperimentale che verrà applicata è quella del “sensing”, uno speciale sistema di telepatia che consentirà a Koichi di connettersi con il subconscio di Atsumi, invenzione che da un punto di vista letterario sembra avere più di un riferimento con il Cyberpunk neorologico e cognitivo di Pat Cadigan  (MindPlayers, Synners – sintetizzatori umani)

Kurosawa visualizza l’inconscio di Atsumi come un appartamento co abitato da Koichi, ma questo avrà comunque conseguenze terribili nella vita dell’uomo, sotto forma di apparizioni collaterali, effetti della tecnologia “sensing”.

Come in altri film del regista giapponese, più livelli di realtà si fondono l’uno nell’altro e l’universo di Real appare molto più sfaccettato dei due mondi descritti in modo esplicito, è attraverso i segni anche grafici che Kurosawa apre numerose porte interpretative che non si limitano al percorso lineare di entrata e uscita da una realtà parallela; tornano ovviamente elementi riconoscibili nel suo cinema, come quello degli spazi urbani derealizzati, della città come rebus frattale, dell’immagine che si riduce a pulviscolo, del rapporto tra colore e sfondo, tanto che in alcuni momenti c’è molto della desaturazione di Retribution mentre in altri si punta ad andare oltre, verso una radicale sperimentazione sull’immagine digitale, con inserti CGI che sembrano mutuati dai multiplayer contemporanei. Quello che sembra aver scontentato una certa critica alla ricerca di una coerenza pentecostale che non ci interessa affatto, è la confezione apparentemente più smagliante, più attenta alla superficie, in una parola più “pop”, come se fosse un tipo di cultura estranea a Kurosawa, basterebbe rivedere da questa angolatura Kairo, Bright Future e anche una parte di Penance per ricredersi; rimane infatti la sensazione che Kurosawa abbia voluto lavorare su elementi di maggiore spettacolarità, lavorando con il consueto rigore cognitivo sulla formazione di più linguaggi popolari (disegno, manga, videogioco, letteratura, promo video, realtà aumentata) per delineare un complesso rebus visivo sulla mutazione del concetto di realtà.

 

 

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Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.
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