Andy Goddard dirige “Sei Minuti a Mezzanotte”, film tratto da una storia vera e ambientato a Bexhill-on-Sea durante l’estate del 1939. Thomas Miller, interpretato da Eddie Izzard, decide di ricoprire il ruolo di insegnante d’inglese presso l’Augusta-Victoria College, un collegio femminile frequentato dalle figlie dei generali nazisti di alto rango, che si trova sulla costa meridionale dell’Inghilterra. Un ruolo controverso, perché nonostante la tempesta che sta per imbattersi sull’Europa, le ragazze continuano a seguire le lezioni di portamento e studiare Shakespeare, senza tralasciare la ginnastica e gli insegnamenti essenziali per diventare un valido membro della Lega delle ragazze tedesche di Hitler.
Sotto l’occhio vigile della preside Miss Rocholl (Judi Dench) e della sua assistente Ilse Keller (Carla Juri), le ragazze praticano l’inglese e imparano a rappresentare l’ideale della femminilità tedesca. Con l’imminente scoppio di una nuova guerra mondiale e l’incombenza del risentimento rispetto alla loro presenza, l’estate volge al termine per le giovani studentesse…e non solo.
Quando viene scoperto il cadavere di un ex docente, iniziano a scatenarsi una serie di eventi che fanno scoprire a Miss Roscholl e alle sue allieve un mondo torbido in cui la fedeltà conta più della verità. Thomas deve scappare, fuggendo dalla polizia sotto la minaccia di un’accusa di omicidio che lo condannerebbe all’impiccagione.
Mancano solo sei minuti alla mezzanotte: basteranno a Thomas per scagionarsi in tempo e salvare le menti e i cuori delle sue allieve dalla stretta di Hitler?
Sei Minuti a Mezzanotte, distribuito da Koch Media, on demand da oggi sulle principali piattaforme digitali: il trailer
Sei Minuti a Mezzanotte, la recensione del film
La presenza di Judi Dench in una spy story sembra, per usare una nota locuzione latina, una condicio sine qua non, prima capo indiscusso della più famosa agenzia del mondo poi anziana signora piegata dall’età e dai segreti, ora preside di una scuola in cui gli agenti segreti si susseguono senza tregua.
Ovunque lei sia, un complotto sta prendendo forma.
Siamo nell’estate del 1939 e all’Augusta-Victoria College, una scuola di perfezionamento sulla costa meridionale dell’Inghilterra, la vita scorre tranquilla, una tranquillità che alberga solo in quei magnifici giardini perché fuori un’ansia crescente preoccupa tutti i cittadini presto coinvolti in una guerra che lacererà l’Europa intera. Hitler sta muovendo il proprio esercito, la Polonia è asserragliata, Churchill parla alla Nazione di ultimatum e i servizi segreti cominciano a muovere i fili e i propri burattini.
Miss Rocholl, interpretata da Judi Dench, è la direttrice a cui questo gruppo di ragazze è stato affidato, tutte figlie di gerarchi nazisti, sono in Inghilterra per studiare Shakespeare, fortificare il corpo e migliorare il portamento, queste sono le nuove rappresentanti della femminilità tedesca. Miss Rocholl conosce bene quel senso di risentimento che le circonda e cerca di proteggerle come figlie, lei come le studentesse rifuggono nel mondo della scuola fino a farlo diventare l’unico universo possibile.
L’esibizione di simboli nazisti non comporta affatto un’adesione all’ideologia, è solo un modo estremo e incosciente di esprimere un atteggiamento di vicinanza. Queste donne costruiscono la propria identità su immagini eroiche e vincenti che confluiscono nell’esibizione della forza e dell’audacia che è loro richiesta. Senza accorgersene però diventano pedine sullo scacchiere politico internazionale, l’Inghilterra desidera avere una merce di scambio quando tutto inizierà e la Germania a tutti i costi non vuole che questo accada. Le spie di Andy Goddard non assomigliano in nessun modo a quello stereotipo a cui siamo abituati con James Bond, non ci sono Aston Martin, vestiti su misura o cocktail agitati e non mescolati, le spie di Six Minutes to Midnight sono uomini normali che manifestano in ogni momento la loro caducità, con il loro corpo provato e la malinconia nello sguardo.
«Tutto ciò che tocca si trasforma in eccitazione!» recitava un vecchio poster di Goldfinger, qui non è così, l’eccitazione non cresce mai abbastanza, perché lo spettatore non riesce a empatizzare con nessuna delle parti in causa, manca l’equilibrio tra le diverse componenti in gioco, difficile affezionarsi alle giovani che conosciamo a mala pena.
Non emergono comportamenti nettamente divergenti che rimarchino la distanza da uno specifico gruppo o dalla società degli adulti che le circonda, non esprimono mai un’alterità più profonda e radicale rispetto ai valori egemonici a cui sono state abituate.
Anche il personaggio di Judy Dench che in sé contiene più sfaccettature, resta un mistero, avvolto in un passato che non viene mai a galla.
Andy Goddard fa un viaggio nel passato e ci restituisce ogni dettaglio con il garbo e la capacità già dimostrata in Downton Abbey, ma i suoi personaggi sembrano figurine di maniera rilegate sullo sfondo. Non riesce a mostrarci la vita illuminando le sfumature più invisibili e impreviste.
Six Minutes to Midnight – GB 2020 – 99 min
interpreti: Eddie Izzard, Judi Dench, James D’Arcy, Jim Broadbent
sceneggiatura: Andy Goddard, Celyn Jones, Eddie Izzard
fotografia: Chris Seager
Montaggio: Mike Jones