Non è questa la sede per ricostruire il clima di trasformazione intorno ai diritti LGBTIQ nel brasile della seconda metà degli anni novanta grazie all’attivismo del gruppo di Bahia, ma è ovvio che l’ambientazione di Sem Coração nel nordest del paese durante il 1996, amplifica quella commistione tra natura, fluidità sessuale e improvvise recrudescenze machiste che attraversano il racconto di formazione scritto da Nara Normande insieme a Tião.
Un’immersione sensoriale che evita del tutto certo didascalismo sociopolitico, mostrandoci la fusione tra corpi ed elementi naturali nel loro fluire al di là della morale e del diritto.
Il gruppo di adolescenti che si riunisce intorno a Tamara per l’ultimo periodo delle vacanze estive ha già le caratteristiche del Brasile multiculturale e transgenerazionale, dove le differenze di classe si percepiscono nel contrasto tra insediamento turistico temporaneo e la vita radicata alle risorse del territorio. Tamara non percepisce stacco, se non in termini esperienziali. Apprende continuamente dal luogo, dal gioco costante di chi riesce a dialogare con la terra e l’acqua, senza frapporre alcun pregiudizio e accogliendo con stupore ogni mutazione.
Sem Coração, una ragazza che vive con il padre commerciando i frutti del mare, deve il suo nome ad un’operazione al cuore che ha assunto tratti leggendari nel resoconto dei residenti. Attraversa le lunghe strade bianche e la riva su una bicicletta, per servire tutta la zona con i suoi prodotti.
Il fascino che esercita su Tamara è irresistibile e rappresenta la sostanza di un mistero. Rispetto al sottile bullismo dei suoi compagni di giochi, l’attraversamento solitario di quella creatura è per la ragazza educata ai ritmi della vita urbana, un vettore chiamato desiderio.
Normande e Tião scelgono la via dei sensi, lavorando in parte sulla consistenza materiale dei suoni, spesso inconoscibili o non sempre codificabili, mentre da un’altra prospettiva, inseriscono elementi di realismo magico che assolvono un esplicito valore simbolico. Quest’ultimo aspetto è a nostro avviso il più debole e spinge il film verso quella zona addomesticata dove le differenze sottili tra fenomeno e segno, vengono spezzate per favorire la presenza significativa del secondo.
L’incontro di Sem Coração con le creature marine può rimanere in alcuni casi sulla linea dell’esperienza, tanto da lasciar libera l’immagine da un’interpretazione indirizzata, oppure come nel caso del cetaceo spiaggiato dove le due ragazze penetrano letteralmente la carcassa per assolvere un vero e proprio rito di passaggio, si gusta il sapore dolciastro e stucchevole di una simbologia che taglia corto con il Cinema.
Opera prima incerta come molte opere prime, vive di luce propria quando la relazione tra la magia dell’infanzia e l’orrore dell’adolescenza, trascolora il sogno ad occhi aperti di una natura ricca di colori ed epifanie in quello rosso della violenza. La straordinaria fluidità di alcuni momenti, dove la sessualità supera i confini di genere, esplode come una pioggia improvvisa e si arresta per la crudeltà contigua a certe nature interiori.
C’è un’indicazione chiara quando la madre di Tamara fornisce un’educazione all’ascolto dell’esistente, mettendo sul piatto un vinile di Maria Bethânia e soffermandosi sulla versione di Iansã interpretata nel 1973. Inno alla dea pagana del fulmine e alla relazione tra interno ed esterno, è una dichiarazione aperta di radicamento ai frutti del cielo e della terra, con la capacità di riconoscerne i contrasti, il bel tempo e quello cattivo, nel cielo diviso della propria interiorità.
Il film segue questa indicazione poetica, accordandosi musicalmente alla forza del clima e alla promiscuità vitale delle feste notturne sulla spiaggia. Ne coglie gli elementi vitali e scorge al margine quel crinale pericoloso tra passione e odio, intensità e violenza.
Parlavamo dei suoni, tra questi un tonfo sordo che indica la presenza fuori campo di un elemento, naturale o animale, del tutto inconoscibile, mentre si ripete con cadenza irregolare. Scopriremo in seguito la sua natura, legata ad un rituale di conoscenza carnale che qualifica la forza vitale di Sem Coração dentro una piscina vuota e abbandonata in mezzo alla selva. I vecchi edifici diroccati, gli insediamenti mangiati dalla natura sono parte del paesaggio che Normande e Tião hanno scelto, il cui fascino atemporale rappresenta l’esplorazione più potente del film.
Tracce e rovine coloniali che spaccate in due si aprono alla ribollente natura tropicale e alla miscela delle culture afrobrasiliane.
Possibilità sfruttata solo in parte, forse a causa di uno sguardo che deve ancora formarsi pienamente e che sceglie in alcuni momenti la non necessaria scorciatoia della rivelazione simbolica.
Sem Coração di Nara Normande, Tião (Brasile, Francia, Italia 2023 – 91 min)
interpreti: Maya de Vicq, Eduarda Samara, Alaysson Emanuel, Maeve Jinkings, Eules Assis, Kaique Brito, Erom Cordeiro, Ian Boechat, Lucas Da Silva, Elany Santos
Sceneggiatura: Nara Normande, Tião
Fotografia: Evgenia Alexandrova
Montaggio: Juliana Munhoz, Eduardo Serrano, Isabelle Manquillet