The Angelic Conversation è un ritorno di Derek Jarman ai formati a passo ridotto, in particolare un Super-8 altamente saturo. Film realizzato a bassissimo budget che determina l’assenza di suono sincronizzato puntando invece ad una combinazione di musica, costituita principalmente da brani dei Coil e di Benjamin Britten, altri effetti sonori occasionali e una lettura di Judi Dench mentre legge alcuni sonetti di Shakespeare. Letture in realtà rivelatrici, per il modo in cui gioca contro le convenzioni della metrica e per le modalità con cui l’intarsio della rima viene lasciato libero, senza seppellire il senso. Ecco perché si è parlato anche di equilibrio tra dimensione colloquiale e lettura. Descritto da Jarman come viaggio in un mondo magico, rituale, è costituito da immagini omoerotiche e da paesaggi “lontani” e “irriconoscibili” dove il desiderio dei corpi può aver luogo.
Senza la struttura di un plot, confonde illusione di realtà e sogno, oltre a mostrare una dimensione temporale antigerarchica. Per fare questo Jarman si serve della sua personale semiotica, costituita da immagini rallentate, improvvisi fermo-immagine, tanto da creare quel senso allucinatorio che si avvicina alla determinazione di un tempo sospeso. Lo stesso colore viene filtrato, saturato, estremizzato, mentre al contrario la palette è limitata a pochissimi elementi. Ha molto in comune con altri film di Jarman dal punto di vista dei riferimenti, ma è tra quelli del regista inglese a trattenere una sostanza eminentemente pittorica.
L’edizione Ripley’s Home video è un DVD ad ottima qualità, ricavato dalla versione restaurata dal BFI. Non include contenuti speciali, ma contiene un bel booklet di approfondimento