Cinema della memoria e memorie del Cinema. The Fablemans, l’ultimo film di Steven Spielberg appena presentato al festival di Toronto si basa sui ricordi famigliari dello stesso regista, concentrandosi sulla vita nel New Jersey, l’educazione ebraica e soprattutto il momento decisivo per il giovanissimo Sammy Fabelman (Mateo Zoryan Francis DeFord), che abbacinato da The Greatest Show on Earth di DeMille, film del 1952, cerca di rimetterne in scena una sequenza rubando la cinepresa del padre e mettendosi a bordo di un treno per Hannukkah ogni santo giorno. L’inizio di una relazione febbrile con la macchina da presa che continuerà negli anni dell’adolescenza. Sammy è adesso a Phoenix con la famiglia, il suo volto è quello dell’attore Gabriel LaBelle ed è ossessionato dal cinema di John Ford, dopo la visione di The Man Who Shot Liberty Valance del 1962. Gli anni dell’adolescenza sono difficili per il ragazzo, i genitori vivono una profonda crisi e il divorzio lo costringerà a vivere con il padre a Los Angeles, trasformando le sue aspirazioni cinematografiche in una lotta difficile tra realtà, trasfigurazione, mito e desiderio. Tra le sequenze più amate dalla stampa americana che ha pubblicato in queste ore le prime recensioni, quella in cui il giovane Sam incontra il leggendario John Ford, dispensatore di consigli e passione, in The Fablemans con il volto del grande David Lynch.