giovedì, Novembre 21, 2024

The Water Diviner di Russel Crowe: la recensione

"il fardello dell'uomo bianco" di Kiplinghiana memoria, viene disinnescato dal film di Russel Crowe, con una divinazione operata attraverso la presenza tattile degli elementi della natura; fisico, potente e in continuo movimento come un film d'avventura della RKO, il sorprendente esordio di Russel Crowe alla regia è un film di corpi, tra terra, acqua, sangue e la luce delle "sciocchezze contadine"

La Gallipoli di Russel Crowe, rispetto all’astrattismo magico di Peter Weir, ha caratteristiche molto più concretamente sensoriali; The Water Diviner non ha solo la forza di un cinema di corpi, tra terra, acqua e sangue ma anche il continuo movimento dell’azione avventurosa che connette Storia e racconto fantastico, come in tutto quel cinema che alla fine degli anni trenta trasponeva le pagine di Rudyard Kipling, direttamente o semplicemente ricostruendo quel sentimento tra idealismo e arroganza descritto con chiarezza ne “il fardello dell’uomo bianco”.

Ma Water Diviner non è semplicemente un omaggio ad un cinema che non si fa più oppure alle reinvenzioni di Spielberg/Lucas dell’immaginario RKO, perché si porta dietro una brutale fisicità che in qualche modo tiene insieme tutto il percorso di Crowe fino a questo momento, dialogando con i suoi personaggi tra umanità e forza. Ne risulta un’opera forse sbilanciata, a tratti sopra le righe, ma proprio per questo di incredibile vitalità e sorprendente senso della visione.

La fusione tra war movie, fiaba e racconto d’avventure apre ad una ricca possibilità di innesti culturali che raccontano in modo efficace la complessa posizione identitaria del popolo Australiano, attraverso uno sguardo che non è mai conciliante, anche quando ricorre alla rappresentazione di una Costantinopoli mutuata dai modelli di cui si parlava, ma anche dal sole della provenza di “A Good Year” di Ridley Scott o dall’Irlanda Fordiana di The Quiet Man; uno scambio di segni che trova il punto di contatto nella divinazione come relazione diretta e fisica con gli elementi, non solo il rabdomante Joshua Connor (Russell Crowe) che trova polle d’acqua e riesce con le stesse facoltà a mettersi sulle tracce dei figli dispersi durante il conflitto, ma i fondi di caffè, ovvero le “sciocchezze contadine” (quindi, sempre e comunque legate alla terra) di Ayshe (Olga Kurylenko), il figlio di Connor che ha probabilmente ereditato i suoi poteri, perso tra le rotazioni dei Dervisci.

La rappresentazione dell’elemento magico e divinatorio passa per Crowe attraverso quella degli elementi della natura, come quando protegge i suoi figli da una tempesta di sabbia nell’outback Australiano, raccontando loro una fiaba, in una sequenza potente, fisica e allo stesso tempo legata ad un diverso immaginario; una presenza sensoriale e tattile che apre il film, durante lo scavo di un pozzo, con Connor che si fa quasi sommergere dall’acqua, e che assumerà una forza negativa nelle brutali sequenze di battaglia, dove i tre figli sono rappresentati come carnefici e vittime nello spazio di una sola azione.

Lo stesso scambio tra cultura Turca e identità Australiana, sembra collocarsi al di qua dell’assorbimento coloniale, proprio attraverso quella semplificazione dei segni che qualcuno potrebbe stigmatizzare, affrettatamente, come oleografici; dalle lezioni di Cricket sul vagone ferroviario fino alle differenze culinarie, dove Connor preferisce un uovo sodo alla colazione Turca, sembra che Crowe utilizzi la limpidezza del racconto di avventure e del gioco romantico per mettere in abisso l’arroganza del  “fardello”  bianco; come Eastwood in fondo, il gladiatore del cinema si serve di un’immagine chiara, ma laicamente possibile e aperta.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

ARTICOLI SIMILI

Voto

IN SINTESI

"il fardello dell'uomo bianco" di Kiplinghiana memoria, viene disinnescato dal film di Russel Crowe, con una divinazione operata attraverso la presenza tattile degli elementi della natura; fisico, potente e in continuo movimento come un film d'avventura della RKO, il sorprendente esordio di Russel Crowe alla regia è un film di corpi, tra terra, acqua, sangue e la luce delle "sciocchezze contadine"

CINEMA UCRAINO

Cinema Ucrainospot_img

INDIE-EYE SU YOUTUBE

Indie-eye Su Youtubespot_img

FESTIVAL

ECONTENT AWARD 2015

spot_img
"il fardello dell'uomo bianco" di Kiplinghiana memoria, viene disinnescato dal film di Russel Crowe, con una divinazione operata attraverso la presenza tattile degli elementi della natura; fisico, potente e in continuo movimento come un film d'avventura della RKO, il sorprendente esordio di Russel Crowe alla regia è un film di corpi, tra terra, acqua, sangue e la luce delle "sciocchezze contadine"The Water Diviner di Russel Crowe: la recensione