La pandemia di Covid-19 ha costretto numerosi eventi a fare i conti con le restrizioni in corso, la cui estensione è tutt’ora molto difficile da prevedere. La realtà globale dei festival ha subito durissime ripercussioni, le stesse che hanno colpito l’intero sistema della produzione e della distribuzione cinematografica. Chi ha sperimentato conseguenze immediate, all’apice dell’emergenza epidemiologica, ha dovuto annullare del tutto l’edizione 2020 nell’impossibilità di attivare un’alternativa digitale in tempi utili.
É il caso di SXSW, il noto festival di Austin previsto ogni marzo da 34 anni e che per l’edizione corrente si è visto costretto ad annullare la manifestazione. “La prima volta nella storia del festival – ha dichiarato la direzione con un comunicato – ma in un contesto in rapida evoluzione, abbiamo deciso di seguire le indicazioni del governo della città, proteggendo il nostro staff e i cittadini di Austin“. Consapevoli che l’evento non possa svolgersi entro il 2020 nella forma desiderata, lo staff di SXSW sta pensando ad un’edizione ridotta e completamente virtuale, che sia in grado di garantire visibilità e rispetto per tutti i creativi coinvolti.
Tra i festival che hanno attivato un’edizione digitale online ci sono quelli di Vilnius, CPH:DOX, il festival danese dedicato al cinema documentario, l’Ann Arbor Film Festival, che ha spostato tutta la programmazione su web in livestreaming, lo storico Visions du Réel, uno dei più antichi tra quelli che propongono documentari e che si svolgerà integralmente su web ad accesso gratuito, a partire dal prossimo 17 aprile.
Diversa l’iniziativa di My Darling Quarantine, festival online di cortometraggi alla prima edizione. Organizzato dalla rivista Talking Shorts, nella speranza che sia la prima e l’ultima volta, proporrà ogni settimana sette cortometraggi diversi a tema “distopia” suggeriti da numerosi selezionatori internazionali, già parte dello staff di Cannes, Berlino, Leiden, Princeton. Venezia, Locarno, coordinati da Laurence Boyce di Tallinn Black Nights. Giunto alla quinta settimana di attività, è fruibile attraverso questa pagina, da dove si può accedere ai corti selezionati e ad un sistema di votazioni online. “Al di là del gioco – raccontano i fondatori – il festival è un veicolo per sensibilizzare alcune campagne di sostegno alle iniziative di Medici Senza Frontiere e a quelle che supportano i lavoratori autonomi dello spettacolo“.
La 19/ma edizione del Tribeca Film Festival viene rimandata, inaugurando parte della programmazione online. Le sezioni sono N.O.W. (New Online Work), Creators Market, Jury and Art Awards, Industry Extranet Resource Hub, quest’ultima risorsa per il settore industry e per la stampa.
N.O.W. e altre iniziative virtuali, in collaborazione con Oculus, renderanno fruibili da casa opere VR a 360 gradi per Oculus TV, Oculus Go e Oculus Quest.
Mentre i festival di Zurigo e di San Sebastian stanno pensando di adottare misure simili, soprattutto per garantire al settore industry e alla stampa un accesso sicuro e una serie di panels “immersivi” in modalità virtuale, si pone il problema del pubblico che frequenta usualmente i festival, dagli studenti agli appassionati.
Al di là della possibilità di allargare gli orizzonti di un festival con l’integrazione di servizi online, aspetto già presente se si pensa al contributo tecnico e logistico di piattaforme come Festival Scope nell’allestimento di sale web per la fruizione livestreaming di alcuni eventi cinematografici in seno ai festival internazionali più importanti, la rimozione della parte viva delle kermesse cinematografiche, costituita dall’interazione tra pubblico ed evento, rappresenta un trauma che deve essere considerato per forza temporaneo.
Trasferire un festival completamente online è un gesto coraggioso se lo si intende nella sua dinamica emergenziale ed è qualcosa di comunque più vivo rispetto alla narrazione paralizzante che ha sostituito qualsiasi contenuto con la porno-cronaca minuto per minuto oppure con le proiezioni sulle pareti del condominio antistante in forma flash-mob. Allo stesso tempo, l’implementazione forzata di strumenti online per sostenere stampa e buyers può avere un senso anche per il futuro e per agevolare l’accesso a festival altrimenti irraggiungibili, a patto che serva a rafforzare quel dialogo con la sala in termini non conflittuali, per preservarne la dimensione rituale rispetto ad altre forme di consumo privato.
Anche il Toronto International Film Festival ha annunciato il trasferimento online di una parte del programma. Nell’attuale pianificazione del festival previsto per il prossimo settembre è difficile prevedere se sarà possibile o meno organizzare un evento di massa che prevede altissimi livelli di affluenza e a quali condizioni; proprio per questo motivo i co-responsabili Joana Vicente e Cameron Bailey stanno valutando una serie di innovazioni da attivare localmente e online, in modo da offrire sicurezza al proprio pubblico e supporto a registi e partner coinvolti. La collaborazione con Crave TV ha già garantito in questi mesi di emergenza un dialogo costante tra fruitori canadesi, addetti ai lavori e distributori, anche grazie ad una serie di iniziative curate dallo stesso Bailey, tra cui una serie di Q&A. Su queste basi e con i lavoratori del festival già impiegati in forma smart working, l’idea è quella di creare un ambiente digitale in continua evoluzione e pronto per l’evento di settembre. Per supportare altri festival la cui programmazione è stata cancellata a causa dell’emergenza Covid-19, Joana Vincente, in questo video diffuso su Youtube, ha parlato di una piattaforma comune come obiettivo per condividere e promuoverne la programmazione.
Il Festival di Cannes è stato il primo evento di grande rilievo a posticipare le date. La stessa domanda che ci ponevamo a Marzo, ce la poniamo anche adesso: al di là degli effetti del marketing positivo a cui non chiediamo di arrestarsi, ma di rivalutare alcune strategie di pensiero, sono sufficienti due mesi di differenza per attuare, tecnicamente, norme di sicurezza adeguate e conformi ad una situazione complessa che coinvolge in maggior misura le manifestazioni di massa o che prevedono affluenze importanti? Oltre al prolungamento delle misure di contenimento, dovremo fare i conti per un po’ di tempo con nuovi metodi e comportamenti di convivenza sociale.
La reazione di Thierry Fremaux alla decisione del Festival di Annecy di spostare la propria kermesse interamente online a partire dal prossimo 15 giugno, è stata piuttosto brusca. Non c’è alcuna possibilità che Cannes diventi una manifestazione virtuale, ha dichiarato Fremaux a Variety: “La storia, l’anima, l’efficienza di Cannes è quella di un modello che non potrebbe funzionare online. Che cos’è un festival digitale? Un concorso digitale? Prima di tutto dovremmo chiedere a chi detiene i diritti, che cosa ne pensano” e ha aggiunto “I film di Wes Anderson, di Paul Verhoeven visti sullo schermo di un computer? Top Gun 2 o “Soul” della Pixar visti su qualsiasi dispositivo anziché al cinema? Questi titoli sono stati rinviati per consentire la proiezione su un grande schermo: per quale motivo dovremmo mostrarli in anteprima su un dispositivo digitale?”
Quello che è chiaro per Fremaux è che non possa esserci un’alternativa valida oltre il rinvio, se non sarà possibile organizzare una manifestazione come Cannes, garantendo gli eventi dal vivo.
Resistenza necessaria quella del delegato generale del Festival di Cannes, ma deve essere compresa anche politicamente, in una progressiva riscrittura delle misure di lockdown secondo modelli che mettano in parallelo alle regole di distanza sociale anche quelle della ricerca scientifica in termini di monitoraggio e prevenzione.
Se il modello da seguire dovesse essere ancora e irresponsabilmente quello cinese, con tutte le problematicità che si porta dietro in termini di stato di diritto, libertà personali e accesso alle informazioni, sarà difficile andare nella direzione auspicata da Fremaux in tempi brevi, ecco perché secondo noi occorre uscire dalla narrazione necrofila e paternalistica che ci vorrebbe controllati da una tecno-polizia militare.
Fa eco alle dichiarazioni di Fremaux la posizione di Alberto Barbera, direttore della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: “Da parte nostra continuiamo a lavorare esattamente come gli anni scorsi. Mancano ancora due mesi e davanti ci sono tre scenari possibili: quello più pessimistico con la pandemia ancora attiva che ci costringe a prendere un bell’anno sabbatico e mettere questa edizione 2020 tra parentesi. C’è poi lo scenario più ottimista, la pandemia si arresta e tutto torna come prima e, infine, quello intermedio che prevede dei vincoli che ora non possiamo prevedere e con i quali ci dovremo confrontare”
Resistenze necessarie e importanti, ripetiamo, con la speranza che non significhi ignorare del tutto la relazione dinamica tra innovazione e tradizione. L’affascinante macchina dei festival, in Italia grande incubatore di precariato e quando va male di volontariato ad oltranza, mai come adesso dovrebbe rivedere i propri parametri di sviluppo, secondo criteri concreti di sostenibilità. Per tutti, non solo per la riuscita dell’evento.