Hafsia Herzi apre altre possibilità dalla centralità della prassi registica, da sempre riscrivendone le forze e gli equilibri in gioco. Sin dal noto esordio nella parte di Rym con La graine et le mulet di Abdellatif Kechiche, era chiarissima la forza intelligente e selvaggia di un’attrice capace di donarsi con grande intensità, fino a spezzare palpebra e cornice per disegnare la propria traiettoria e una personale idea di cinema, eccedenza quasi minatoria rispetto alle intenzioni dell’autore putativo. Un’attitudine che non si è affatto mitigata lungo quattordici anni di carriera, come dimostra il recentissimo This Teacher di Mark Jackson, lavoro teorico sulle sue potenzialità performative, dove lo spazio visivo veniva a un certo punto distrutto e ricreato con la forza del gesto e del corpo agita dall’attrice di origini Algerino-Tunisine.
Il debutto nel lungometraggio per la Herzi, più che far tesoro di lezioni e codici altrui, si riappropria di questa dimensione autoriale, per disseminarla in un film collettivo nella migliore accezione del termine, perché la qualità di una città apolide viene descritta attraverso un continuo sfiorarsi e lasciarsi dei corpi.
Da questa urgenza vitale, Hafsia non si ritrae, ritagliandosi certamente il ruolo centrale, continuamente sottoposto a ridefinizioni, in una possibile e sfuggente mappatura del desiderio.
C’è una circolarità per certi versi vicina all’urgenza di un altro esordio, il “Desordre” di Assayas, ma senza la stessa pulsione di morte, accentuata in quel caso da un rigore di causalità bressoniana.
Nella gioia vitale che sprigiona, Tu mérites un amour non è certamente meno doloroso, perché assegna al personaggio di Lila un valore quasi testimoniale rispetto ad un’intera generazione. La ricerca di una purezza perduta e impossibile da praticare, si sdipana tra l’impossibilità di conciliare pulsioni e aspettative, nella stessa misura in cui la razionalità va irrimediabilmente ad infrangersi contro il fiume in piena della passione.
Sono desideri incerti, incostanti e ondivaghi quelli che la Herzi descrive, collocando il suo personaggio entro un percorso à la Justine, ma assolutamente libera di uscire dal quadro dell’autorità sadiana con uno sberleffo, alla ricerca di un territorio dove poter definire autonomamente la propria narrazione.
L’identità di genere viene allora interrogata in modo sottile e intelligente, proprio nell’impossibilità di darle un ruolo certo.
Tutto il film è in parte trainato dal movimento di Lila, sempre in fuga da una situazione all’altra e da tutte le rappresentazioni del desiderio, incluse quelle apparentemente più trasgressive.
Questo movimento assume qualità Rohmeriane nella modalità con cui la parola scivola via e allo stesso tempo contribuisce a cementare la qualità formativa degli intrecci relazionali, ma concorre alla creazione di una “giostra” Rivettiana, dove il vagabondare diventa motore stesso del film e del fare cinema della Herzi.
Mentre Tu mérites un amour si accorda ai ritmi della canzone popolare, recuperando quello spirito musicale che in qualche modo attraversa il percorso della Herzi attrice, lo sguardo si dirige progressivamente verso la scrittura elegiaca, individuando nei costanti movimenti centrifughi un orizzonte crepuscolare e incerto.
Spirito che innerva tutto il film in fondo, diventando esplicito con la poesia di Frida Kahlo che si salda con quel desiderio d’amore inteso come libertà e legittimità di esistere.
Tra l’illusione e i demoni della città, due mani che si stringono e affrontano l’alba del giorno dopo.
Tu Mérites un amour fa parte del programma di My French Film Festival, la cui edizione 2021 è adesso in linea. Fino al 15 febbraio sarà possibile vedere tutti i film del pacchetto per sole 7.99 euro. Ogni film può essere visionato per sole 1,99 EURO. I film sono proposti in lingua originale con sottotitoli opzionabili, ed è presente anche la lingua italiana. Per vedere Tu Mérites un amour, questa è la pagina dedicata al film.
Tu Mérites un amour di Hafsia Herzi – Francia 2019
Interpreti: Hafsia Herzi, Djanis Bouzyani, Jérémie Laheurte, Anthony Bajon, Sylvie Verheyde
Sceneggiatura: Hafsia Herzi
Fotografia: Jérémie Attard