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Un altro giro (Druk) di Thomas Vinterberg: recensione

Druk di Thomas Vinterberg parla di insoddisfazione e di come la maturità non sia tutto ciò che sembra, di un’inebriante perversione che conduce al completamento e all’appagamento a costo dell’alienazione. Thomas Vinterberg torna a lavorare con lo sceneggiatore Tobias Lindholm.

Lo psichiatra norvegese, Finn Skårderud, ha teorizzato una bislacca tesi, un livello costante di alcool nel nostro corpo, esattamente lo 0,05%, ci renderebbe più gioiosi e in secondo luogo più ispirati e creativi. Così quattro insegnanti, intorno a un tavolo, sedotti da una buona vodka e da qualche bicchiere di Borgogna, decidono che la questione della perpetua ebrezza dovrebbe essere tentata da un manipolo di uomini coraggiosi, loro stessi.

Martin, il personaggio interpretato meravigliosamente da Mads Mikkelsen, esita ma poi, la mattina dopo, porta nella sua borsa un po’ di vodka e nel bagno della scuola decide che qualche sorso sicuramente non può peggiorare le cose. Il suo matrimonio è alle corde, comunicare con la moglie gli sembra inaccettabile, i suoi studenti sono annoiati e i loro genitori infuriati. Vive la vita di un sonnambulo. Il suo corpo teso sembra sciogliersi, ingerire quei quattro shot di Smirnoff forse davvero colma quella carenza che il suo fisico e la sua anima avvertivano.

Va in classe e dopo qualche tentennamento scopre che i suoi scolari lo guardano meravigliati, attoniti, con un entusiasmo tutto nuovo. Basta che funzioni diceva qualcuno. Al suono della campanella sa che non potrà riprendere la macchina e così chiede a Nikolaj un passaggio, confessa e l’amico intuisce che è il momento di mettere in pratica l’esperimento. Una danza malinconica ma gloriosa sta per essere intrapresa da quei quattro che erano seduti al tavolo la sera prima, Tommy, Peter, Nikolaj e Martin abbandonano prontamente la loro mente e il loro corpo all’esplorazione di questa ipotesi, l’alcool diventa il mezzo con cui scrollarsi di dosso la banalità delle rispettive crisi di mezza età. Comprano un etilometro per tenere sott’occhio il grado alcolico e decidono di rispettare la pratica hemingwayana per cui alle otto di sera si smette di bere e si fa lo stesso nel fine settimana per mantenere l’aspetto scientifico di questa indagine.

Druk di Thomas Vinterberg parla di questo, di insoddisfazione e di come la maturità non sia tutto ciò che sembra, di un’inebriante perversione che conduce al completamento e all’appagamento a costo dell’alienazione.

Il regista, insieme al co-sceneggiatore Tobias Lindholm, il memorabile duo che diede vita a Il sospetto, scrive un film tragicomico capace di una suspense straordinaria, questo universo ordinario in cui si muovono i personaggi diventa una meditazione introspettiva sul modo in cui affrontiamo i nostri fallimenti e l’umano e desolante desiderio di provare a tornare a una versione di noi stessi che potremmo o non potremmo mai essere stati.

La camera ci restituisce la confusione, lo sbalordimento e il senso di frastornamento ma anche delle soggettive che diventano quasi proiezioni, l’aula di Martin prende finalmente colore e diventa più luminosa, nello stesso modo con gli occhi di Tommy vediamo i numerosi bambini che compongono la squadra più aggraziati e felici nel loro campo da calcio. Una dolce suggestione che immediatamente dopo sbiadisce, la versione sfuocata di ciò che i personaggi vorrebbero continuare a guardare.

Questo film è un ironico trattato sulla dissolutezza e sulla possibilità come la definisce Soren Kierkegaard che in Druk comparirà nelle parole di un giovane diplomato all’esame: «Il suo concetto di ansia evidenzia, tra le altre cose, il legame che si mantiene di fronte al fallimento». Quando il professore gli suggerisce «e ancora più importante?», «il fatto di aver già fallito».

Un Altro Giro di Thomas Vinterberg (Druk – Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, 2020)
Interpreti: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Magnus Millang, Lars Ranthe, Maria Bonnevie, Helene Reingaard Neumann, Susse Wold
Sceneggiatura: Tobias Lindholm, Thomas Vinterberg
Fotografia: Sturla Brandth Grøvlen

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Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine
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