Vinilici è il docufilm diretto da Fulvio Iannucci e dedicato alla musica in vinile. L’amore per i dischi, dall’ascolto al collezionismo, attraverso le testimonianze di artisti, tecnici del suono, musicisti, studiosi, appassionati e negozianti di dischi. Carlo Verdone, Claudio Coccoluto, Mogol, Claudio Trotta di Barley Arts, Elio e le Storie Stese, Renzo Arbore e il mitico Fernando Esposito, sono solo alcuni dei protagonisti di questa ricognizione fatta con amore, intorno al supporto più adatto per l’ascolto della musica. Il Docufilm distribuito da 102 distribution sarà disponibile su Amazon Prime Video a partire dal prossimo 3 Dicembre.
Vinilici, il vinile che ama la musica. La recensione del docufilm diretto da Fulvio Iannucci
Quindici giorni fa su indie-eye Videoclip abbiamo inaugurato un nuovo format video intitolato “Artworks“. L’attenzione che la testata rivolge ai formati fisici è lunga ormai quindici anni e “Artworks” nasce dalla voglia di raccontare i dischi in vinile a partire dalla storia delle copertine e del layout grafico. Una storia che la smaterializzazione dei supporti ha travolto insieme ad una serie di figure creative impegnate, insieme ai musicisti, nella costruzione di narrazioni che arricchivano il rituale dell’ascolto. Grafici, fotografi, designer, artisti visuali.
Basta pensare che “Lodger”, l’album di David Bowie pubblicato nel 1979, oggetto del primo numero di “Artworks”, metteva insieme uno dei principali esponenti della pop art britannica come Derek Boshier, insieme al fotografo Brian Duffy, per un concept visivo ricco di aneddoti, trovate e soluzioni impensabili senza lo spazio “gatefold” offerto dal supporto.
Ripercorrere quella dimensione ci consente di raccontare storie che arricchiscono l’ascolto e gli restituiscono una collocazione specifica, a metà tra rituale e conoscenza.
Vinilici, il docufilm diretto da Fulvio Iannucci, autore televisivo e documentarista, affronta anche questi aspetti e più in generale cerca di indagare il ritrovato interesse per il formato, circoscrivendo l’analisi all’Italia, con particolare attenzione alla storia napoletana della produzione e fabbricazione di vinili.
Nella selezione di interviste e testimonianze che costituiscono l’ossatura del film, emerge un dato umano importante, al di là della dimensione “scientifica” legata alla qualità del suono, affrontata con alcuni esperti, tecnici del suono, docenti universitari e giornalisti. Il vinile è un oggetto ricco di possibilità, legato ad una percezione della musica che dischiude numerosi aspetti, alcuni dei quali anche contrastanti, ma che riescono a sollecitare veri e propri percorsi narrativi. Dalla sequenzialità della tracklist al concept che anima layout e artworks, si apre un mondo di significati che allargava non solo la prospettiva culturale, ma anche il tempo dell’ascolto concepito di volta in volta come raccoglimento, attenzione, approfondimento e in molti casi, condivisione.
Tutti questi aspetti emergono in modo vivo dagli interventi che si susseguono nel docufilm di Iannucci, ma trovano i momenti più vivi nelle testimonianze di Carlo Verdone, Claudio Coccoluto e nello straordinario incontro tra Fernando Esposito, fondatore dell’antica casa discografica napoletana Phonotype Record, e Bruno Venturini, tra i più importanti interpreti della canzone napoletana.
Per Venturini, l’incisione è un testamento che si lascia ai posteri, una relazione materiale e spirituale con l’ascoltatore, ma anche con il mondo della produzione, fatto di rapporti ormai scomparsi.
Carlo Verdone invece racconta il suo rapporto con la musica in vinile all’interno di Elastic Rock, il negozio romano in Viale dei Quattro Venti, gestito da Simona Burini e attivo dal 2002.
In questo spazio magico, Verdone spiega benissimo la relazione che si stabilisce tra negoziante e appassionato e quella cura nella ricerca dell’oggetto e dell’edizione giusta che con i marketplace virtuali assume connotazioni molto più fredde.
I suoi aneddoti, diretti e affabulatori, sono straordinari perché oltre al gusto per il frammento di vita, raccontano meglio di qualsiasi analisi la relazione affettiva, creativa e culturale con un supporto che ha assorbito più di un secolo di Storia.
Il regista e attore romano con semplicità e acute caratterizzazioni narrative, racconta il lato emozionale del collezionismo, recuperando dalla memoria un suo incontro mitico con Jimi Hendrix, e inanellando una serie di testimonianze che da sole costituiscono un piccolo grande racconto di formazione.
E se per Claudio Coccoluto il vinile è strumento, oggetto indispensabile per il lavoro creativo del Dj, Iannucci attiva un contrappunto stimolante con altre percezioni, come quella collezionistica che si ferma all’amore assoluto per l’oggetto, relegando l’ascolto quasi in secondo piano, oppure sondando la vita che si respira in alcune fiere del disco, ancora molto attive lungo tutta la penisola.
Vinilici, al di là di alcune considerazioni sulla recente impennata di vendite che ha fatto rinascere spiragli di interesse a livello industriale, non propone statistiche specifiche e analisi di mercato dettagliate. Preferisce al contrario rimanere sui protagonisti di una storia stratificata, facendo emergere la qualità di un rituale condiviso che può essere recuperato solo se non cediamo alla smaterializzazione, umana e tattile, che il digitale vorrebbe imporre.
Per chi crede ai mondi e alle storie parallele, Vinilici è un buon punto di partenza.
Vinilici di Fulvio Iannucci – Italia 2020 – 64 min
Interpreti: Renzo Arbore, Carlo Verdone, Elio e le Storie Tese, Mogol, Claudio Coccoluto, Giulio Cesare Ricci, Red Ronnie, Gianni Sibilla, Claudio Trotta, Lino Vairetti, Bruno Venturini
Sceneggiatura: Nicola Iuppariello e Vincenzo Russo
Prodotto da: Luigia Merenda e Vincenzo Russo, con Iuppiter.eu, Carot One Audio Revolution, Antonio de Spirito, Alessandro Cereda, Lino Santoro.