Gli anni sono quelli di Debbie Does Dallas e mentre Bambi Woods comincerà a bruciare come una meteora destinata a scomparire dall’orbita dopo il successo ottenuto con il film prodotto da Jim Clark, la giovane Maxine crede ancora nel suo potenziale ed è pronta a conquistare il centro dello schermo attraverso il sentiero collaterale del Cinema Porno.
Il set raggiunto insieme ad una troupe essenziale è quello di numerosi adult farm movies degli anni settanta e sovrappone sullo sfondo bucolico i corpi in cerca di orgasmi multipli con quelli destinati al massacro.
Horror e Hardcore, nella fase aurorale che illumina anche la New Hollywood, condividono lo stesso margine. Eccedenti rispetto al sogno, si confrontano con il sangue e lo sperma, definendo altre traiettorie del desiderio.
Il senso dei luoghi viene allora individuato nell’identità texana, spazio di confine dove qualsiasi nozione di modernità si frantuma e il limite stesso designa la qualità intermedia dell’abitare l’alterità.
Ti West si serve di un immaginario codificato da entrambi i generi e lo popola con la propria enciclopedia, da Tobe Hooper a Hitchcock, da Jack Starrett a Kubrick, da Lewis Teague a Spielberg, ma nella densità dei riferimenti, scompone i punti di vista e attraversa la memoria cinematografica con la stessa precarietà con cui si vivono le esperienze sul bordo.
Su questa grinza di terra che ha accolto molteplici forme e mutazioni della cultura americana, in evidenza come ferite aperte, West sfrutta elementi già parte di una grammatica conosciuta e digerita dall’intrattenimento di massa, nel tentativo di farli sanguinare ancora.
Lento, ipnotico e improvvisamente brutale come i movimenti di un alligatore, X rovescia molte delle aspettative visuali, ricombinando l’attesa e il rilascio, la tensione e l’esplosione, entro quello scambio tra ruoli semantici assegnati di volta in volta al porno o all’horror.
Split screen e altre declinazioni del montaggio parallelo gli servono per creare e disattendere le possibili simmetrie in gioco, lasciando emergere le tracce di una riflessione sul tempo rispetto alla superficie più evidente del confronto generazionale e a quella Storica del desiderio.
La doppia Mia Goth, nelle pulsioni creative e distruttive diventa alternativamente il palindromo di sesso e morte, mantenendo al centro il regime performativo del corpo ed evidenziando le connessioni tattili, fisiche ed emozionali tra i due generi veicolati da Maxine e Pearl.
Per la prima, la rappresentazione del potere sottesa dal porno, passa dall’ultimo sogno infranto delle controculture alla ridefinizione del proprio spazio nel successivo teatro di sangue.
L’economia libidinale del cinema che desidera, come produzione di energie capaci di emancipare il suo futuro d’attrice, si scontra dall’altra parte del tempo con la resistenza di Pearl all’avanzare della putrefazione.
Entrambe riscrivono le traiettorie del set nello scivolamento della materia nell’entropia, innescando una qualità intima e politica, prima ancora che generazionale.
Dai lati opposti di uno specchio, le due donne combattono per conquistare il proprio ruolo rivendicando la centralità del corpo e del desiderio che ne plasma l’immagine, fino a prendere le redini di un film altrimenti indirizzato verso i percorsi della nostalgia.
Quell’aurora brevissima destinata a passare dalla ritualità collettiva e a margine delle sale x-rated, alla normatività del consumo privato, rimane impressa sul supporto 16mm ritrovato dopo la mattanza, con un’intensità che supera l’appartenenza generica ad un lato o all’altro dell’esperienza cinematografica industriale.
Lo spazio è quello possibile del mai visto.
All’interno, la compresenza tra il futuro di Maxine e il passato di Pearl.
X – A sexy Horror Story di Ti West (Usa 2022, 105 min)
Interpreti: Mia Goth, Jenna Ortega, Brittany Snow, Kid Cudi, Martin Henderson, Owen Campbell, Stephen Ure
Fotografia: Eliot Rockett
Montaggio: Ti West
Sceneggiatura: Ti West
Musica: Tyler Bates, Chelsea Wolfe