La qualità del Blu-Ray è ottima, punta molto ad accentuare i dettagli di un’immagine già costruita a partire dai primi piani, dalla vicinanza ai volti, e da una fotografia ossessivamente grandangolare; si perde forse quella granulosità torrida che probabilmente era l’aspetto più vicino al caldo asfissiante che si respira nel film di Bava. La dotazione dei contenuti speciali riesce bene a riassumere tutte le fasi che hanno portato alla nuova e più nutrita versione proposta dalla Raro Video.
Lamberto Bava ci racconta le spiacevoli condizioni in cui il film venne realizzato, i problemi con la produzione e l’incertezza per i compensi ad attori e troupe: «Mi ricordo che si cominciava a girare e il martedì finivano i soldi, poi il venerdì si ricominciava a lavorare… una tragedia», e George Eastman alias Luigi Montefori gli fa eco ricordando «Non c’erano mai soldi, e tante volte arrivavi sul set mettendo come condizione che pagassero prima di girare, perché c’era il rischio di non vedere una lira».
Dalle note critiche riportate nel booklet traspare quanto il film risulti fortemente in contrasto con i precedenti lavori del regista Sanremese, arricchendo l’analisi con curiosi aneddoti, indubbiamente ghiotti per un pubblico di appassionati. Lamberto Bava stesso ammette quanto il film stonasse con il genere horror gotico fino ad allora prodotto dal padre: «Era un film molto atipico per mio padre». Mentre Lea Lander alias Lea Kruger ci racconta il complesso processo di recupero del materiale, tramite la società Spera Cinematografica, fino al rilevamento e revisione da parte di Alfred Leone e Lamberto Bava della versione malamente montata e alla realizzazione ad hoc di raccordi mancanti e nuove scene. In una sezione dei contenuti extra si possono visionare queste alternative, che furono ben accolte dal pubblico internazionale, quando il film uscì con l’ambiguo titolo Kidnapped.
Nella prima versione, dopo il ritrovamento del materiale poi montato da Carlo Reali per la Spera Cinematografica, il film si concludeva con la telefonata rivelatrice di Riccardo Cucciolla e le sirene della polizia come sfondo sonoro applicato su un fermo immagine, a presagire una sua futura cattura. Il crudele dettaglio del bambino nel bagagliaio venne annacquato, smorzandone i toni cruenti ed alludendo ad un possibile lieto fine. Le versioni successive contribuirono fortunatamente a restituire quella relativizzazione tra male e bene che Mario Bava voleva trasmettere. Le ultime modifiche effettuate dal figlio, seppur ammirevoli, aggiungono dei dettagli forse troppo rivelatori nella parte iniziale, che attenuano il colpo di scena finale.