La Sinister Film ripropone in Dvd una serie di thriller di William Castle, tra cui questo Gli occhi degli altri, diretto dal regista americano nel 1965. La qualità della compressione è buona, ma si possono riscontrare alcuni difetti durante la prima sequenza del film, in cui le immagini scorrono più lentamente. L’audio è ottimo, sia nella versione originale che nella versione doppiata, e i sottotitoli sono inseriti con cura. Sono presenti due diversi trailer: un classico, e l’altro con William Castle che presenta il film. Presente anche l’introduzione di Luigi Cozzi, come in tutti gli altri Dvd della serie.
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Gli occhi degli altri è un thriller con più di un punto in comune con la commedia. William Castle abbandona la serie di film ispirati dichiaratamente a Psycho, per realizzare quello che può considerarsi piuttosto un intelligente divertissement che ironizza sui tic e le manie dei giovani teenager degli anni Sessanta. Protagoniste del film sono, infatti, due ragazzine che, per passare il tempo, si divertono a fare scherzi telefonici. Il gioco andrà avanti finché non incapperanno nella persona sbagliata: a rispondere, infatti, sarà un uomo che ha appena commesso un omicidio.
William Castle, ne Gli occhi degli altri più che a Hitchcock – regista che comunque è sempre riuscito a coniugare la suspance con il tono leggero della commedia – sembra ispirarsi al cinema di Blake Edwards. Innanzitutto, la colonna sonora, composta da un abile mestierante come Van Alexander, pone un contrappunto leggero e frivolo alla tesa vicenda. Anche nei momenti di maggiore ansia, ovvero nella parte finale del film, si è consapevoli della finzionalità della vicenda e soprattutto della sua natura burlesca. Sembra lontano il Castle di Homicidal o Passi nella notte, che giocava tutte le sue carte pur di coinvolgere e terrorizzare lo spettatore: ne Gli occhi degli altri lo “spettacolo” viene dichiarato in quanto tale: è uno “scherzo” proprio come lo sono le burle telefoniche delle due simpatiche protagoniste.
Ma Castle compie anche una divertita critica alla generazione dei teenager – ovvero, il suo referente principali in termini di target. Quelli del film sono agazzini viziati e annoiati, che utilizzano il telefono per divertirsi e creare scompiglio: un gioco pericoloso, che può ritorcersi su di loro. La tensione legata alla situazione telefonica, non è nuova in un contesto thriller. Si ricorda, ad esempio, il film di Anatole Litvak, Il terrore corre sul filo. Oppure, lo stesso già citato Blake Edwards, in uno dei suoi film meno ironici, lo splendido Operazione terrore. Un mezzo, il telefono, che permette di far coincidere due mondi distanti – in questo caso specifico, l’universo delle ragazzine, nella casa isolata, e il mondo cittadino, pregno di ossessioni e omicidi -, e ad unirli casualmente, fino al teso finale, caratterizzato, per altro, da un’iconografia horror anni Quaranta, tutta giocata sulla nebbia che avvolge la villa isolata.
Castle affida il ruolo di protagoniste a Andi Garrett e Sara Lane, due esordienti rimaste tali, al di là di qualche successiva comparsata televisiva, , ma ad “arricchire” il film è presente anche la diva Joan Crawford, che aveva lavorato con il regista in Cinque corpi senza testa. Qui, però, l’attrice hollywoodiana è relegata ad un ruolo minore: Castle preferisce concentrarsi sulla situazione “comica” delle ragazze, e dare meno spazio al (melo)dramma fuori dalle mura domestiche, rappresentato proprio da un’icona cinematografica come la Crawford.