E’ uscita il 24 maggio la versione DVD dell’ultimo film di Philip Ridley, Heartless, pubblicata da Lionsgate per il mercato inglese in versione normale e Blue Ray; sold-out quasi immediato presso Amazon Uk, a dimostrazione dell’aura di culto che circonda un autore a 360 gradi come Ridley (letteratura, teatro, pittura, fotografia e cinema) da noi conosciuto molto poco e martoriato da una distribuzione al solito, inerte. A quattordici anni di distanza dal bellissimo The Passion of Darkly noon, Heartless, dopo una presentazione al Frightfest di Londra (di cui avevamo ampiamente parlato da questa parte), grazie a Lionsgate, viene diffuso con una politica multipiattaforma che evidentemente non ha scalfito affatto la sua popolarità in Inghilterra. Il film lo abbiamo visto e merita molto più di una visione distratta; rispetto ai due precedenti lavori del regista Londinese Heartless lavora sulla materia cognitiva in modo più evidente e non tende una mano allo spettatore, un po’ come se la furia incendiaria (letteralmente) e surrealista degli ultimi minuti di Darkly Noon si espandesse per tutta la durata del film in un’esplosione incontrollata di elementi visivi irrazionali; chi conosce bene l’universo (soprattutto letterario e teatrale) Ridleyano si troverà a suo agio dentro una proliferazione di intuizioni simboliche che ripercorrono le ossessioni dei suoi racconti brevi, di un romanzo come Crocodilia e soprattutto di una delle piece più belle scritte da Ridley nella sua carriera; Ghost from a perfect place. La forma traumatica dei racconti di formazione rovesciati cari allo scrittore inglese assume una consistenza fotografica in Heartless, per Ridley la fotografia oltre che una pratica è un metodo di riorganizzazione del reale, penetra molto spesso i suoi racconti elaborando il processo della scrittura nel suo farsi e il concetto di memoria a partire dalla sua non allocabilità; i suoi film molto spesso riducono questo elemento all’interno di un contenitore “gotico” più delineato. Heartless, nonostante l’ambito marcatamente Horror-fantasy, sembra avvicinarsi per la prima volta e in modo radicale allo scheletro letterario di Ridley riavvitandosi continuamente su se stesso e aprendo le porte ad un viaggio delirante nell’inconscio; se da una parte sembra venir meno quella capacità di aprire e rendere possibile la scrittura a favore di un’esplosione di creatività “visiva” fuori controllo, dall’altra il lavoro sulla decomposizione del colore (il film comincia dentro una camera oscura, con una dissertazione tra fotografia e immagine digitale e si apre progressivamente alla separazione degli elementi cromatici) l’invenzione di una geografia urbana apocalittica, lontana e vicina d/al contemporaneo e un buon numero di sequenze estreme e dolorose, come quella bellissima del primo, efferato delitto compiuto da Jim Sturgess, tra gioco erotico, orrore palpitante e performance pittorica, fanno ancora di Ridley un autore complesso capace di trovare un punto di convergenza tra diverse espressioni artistiche.
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